30 insegnati: No alla riforma pensioni
Il comunicato stampa che segue è stato formulato da 30 insegnanti ed è riferito ai provvedimenti che il governo Berlusconi aveva promulgato sulle pensioni e sul TFR con il decreto 138 dello scorso agosto.
Il governo Monti ha ulteriormente peggiorato la situazione: non solo non ha abolito i provvedimenti di Berlusconi, ma li ha notevolmente peggiorati:
ha prolungato la pensione di un anno per le donne e di due anni per gli uomini, ben oltre la famosa quota 100 (60 anni + 40 anni di contributi) e se ne è ben guardato dall’abolire la frase che si riferisce al TFR, che verrà pagato dopo 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro. E tutti hanno potuto sentire di che equità si parla:abolire la rivalutazione delle pensioni, chiaramente per salvaguardare i risparmi degli italiani. (quali italiani?).
_____________________________________________________________________
LA PENSIONE DOPO UN ANNO, IL TFR DOPO DUE ANNI.
Il ritardo di un anno nell’erogazione della pensione, il ritardo di due anni nel pagamento del TFR per i dipendenti pubblici e della scuola, sono un vero e proprio furto.
“Con effetto dal 1. gennaio 2012 e con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento a decorrere dalla predetta data all’art. 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, dopo le parole “anno scolastico e accademico” inserire la seguente: “dell’anno successivo”. ..”Con effetto dalla data di entrata in vigore del presente decreto e con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento a decorrere dalla predetta data all’articolo 3 del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79,… a) al comma 2 le parole “decorsi sei mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro.” Sono sostituite dalle seguenti: “decorsi ventiquattro mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro…” e questo, sottinteso tra le righe, vale per il TFR, (Titolo I, art. 1, commi 21 e 22 lett. a) del DL 138 del 13/08/2011).
Non lo sa nessuno, è una realtà che si scopre a poco a poco, quando si salgono le scale dell’ufficio pensioni. I partiti, i sindacati, le associazioni di categoria, se ne guardano bene dal parlarne. Forse è ritenuto un fatto trascurabile, come se fosse una di quelle proposte sparate da un balordo, al chiaro di luna e che non stanno né in cielo né in terra, una di quelle proposte da bar come tante ne abbiamo sentite quest’estate e poi caduta nel nulla. Invece è scritto, poche parole scivolate negli articoli delle manovre finanziarie estive che si abbattono sugli individui e vengono scoperte alla spicciolata. Non sono solo numeri, ma tagli che incidono nella vita di molte famiglie che non hanno i soldi da parte, che faticano ad arrivare a fine mese, che non vanno al ristorante, che non riescono a pagare le spese mediche (oculista, dentista, ecc.), che hanno problemi ad aiutare i figli all’università, che non riusciranno a completare gli impegni economici presi confidando in questa riserva accantonata col lavoro.
Il provvedimento è iniquo e discriminatorio per chi matura i requisiti (diritto?), che di fatto vengono sospesi per uno e due anni. E’ una batosta che ti stordisce tanto, dal restare intontito. Diritti negati e calpestati, senza nessuna considerazione per il lavoro, nella logica della distruzione del lavoro stesso.
Una di quelle schiarite che ti trovi al risveglio, come tante che, nella storia, hanno imposto i governanti sulle spalle del popolo.Il provvedimento è tipico di un regime che considera il lavoratore uno schiavo del quale si può fare ciò che si vuole.
Per pagare gli errori commessi da una classe politica e dirigente inadeguata.
Non era l’economia di mercato a responsabilizzare chi prende le decisioni impegnandolo a pagarne le conseguenze?
Il furto delle pensioni e del TFR è tanto più assurdo di fronte ad un alto livello di disoccupazione, altissimo tra i giovani, di fronte alla crisi del sistema produttivo italiano, causata dall’inadeguatezza dei politici e dei dirigenti. Il precariato, la disoccupazione, la povertà, la svalutazione del reddito sono un fallimento di sistema. Non che non ci siano stati guadagni, anzi: con i patti sul lavoro, i patti di stabilità, l’inflazione programmata, per un gruppo è stato possibile centuplicare il proprio reddito mentre il reddito dei lavoratori restava fermo. Il fallimento, che viene fatto pagare alla gente, va ancora nel senso di arricchire i ricchi ed impoverire i poveri, nella logica della privatizzazione dei profitti e della socializzazione delle perdite. No, non accettiamo di pagare il fallimento causato da altri!
Vogliamo informare, protestare, sollecitare le forze sindacali e politiche a battersi per l’abolizione di un simile provvedimento.
Seguono 30 firme