Aumento dell’Iva e spese militari

Da oggi è scattato l’aumento dell’Iva dal 20 al 21%, previsto nel testo del decreto sulla finanziaria lacrime e sangue approvata dal parlamento nei tempi imposti dalla BCE di cui si è fatto garante il presidente Napolitano.
Una scelta che farà aumentare tutti i prezzi, dagli alimentari ai frigoriferi fino ai costi dei servizi a partire dai trasporti. Solo per benzina e del diesel l’aumento sarà di circa 1,32 e 1,22 centesimi al litro che per effetto della catena distributiva genererà rincari generalizzati.
L’aumento dell’Iva è una tassa iniqua in quanto colpisce i cittadini con una proporzionalità inversa al reddito (l’aumento della benzina è uguale sia per il padrone che per il dipendente) ed i lavoratori a reddito fisso in modo doppio rispetto ad altre categorie sociali che possono rifarsi con il ritocco dei listini.
Non solo ma per i lavoratori dipendenti, anche a causa degli accordi sindacali – firmati da Cisl e Uil – non sarà più possibile recuperare, anche parzialmente questi aumenti in quanto i loro salari sono, o bloccati come nel pubblico impiego o sterilizzati come nel privato.
I lavoratori dipendenti si trovano a subire un doppio danno economico oltre alla beffa di avere un sindacato la Cisl – il cui segretario che pensa più ai mercati che ai lavoratori che pretende di rappresentare.
Su questa situazione , purtroppo, una parte di responsabilità spetta anche all’opposizione la quale, spinta dal presidente Napolitano, si è ben guardata da dare battaglia sulle proposte alternative meno inique dell’aumento dell’Iva. Non era meglio che invece che far pagare la crisi al popolo tassando tutti si introducesse una tassa sugli altri patrimoni?
Non solo, mi chiedo perché nessuno delle forze politiche presenti in parlamento si è incaricata di chiedere la RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI a partire dalla rinuncia all’acquisto dei 131 caccia militari F-35 con un costo di 15 miliardi (quindicimiliardi/00) di euro che il governo italiano ha deciso di comprare (sì, proprio questo nostro Paese, lo stesso Paese che taglia la spesa sociale, i soldi per scuole, ospedali, pensioni… ) Ma quale credibilità può avere un opposizione che rinuncia a dare battaglia sulla patrimoniale (per far pagare i ricchi) e sul taglio alle spese militari.
Siamo l’unico paese europeo, che per far fronte alla voracità dei mercati, taglia tutto ma non la spesa militare.
A nostri parlamentari chiedo: se si vuole il bene dei cittadini quale scelta è la migliore: aumentare l’Iva o tagliare le spese militari? Investire in bombe o nella sanità? Comprare caccia bombardieri o finanziare la scuola pubblica?
Io non ho dubbi su cosa è meglio fare ma, purtroppo l’approvazione della manovra fa emergere la grande ipocrisia all’interno della casta che parla di pace ma finanzia la guerra, parla di giustizia ma bastona i lavoratori e premia gli evasori.
Penso che solo una presa di coscienza e una forte mobilitazione dei cittadini può cambiare questo stato di cose e quindi alla manifestazione europea dell’indignazione del prossimo 15 ottobre dobbiamo portare in piazza una nuova idea di società libera dal capitalismo e dalla guerra.

Ezio Casagranda

17 settembre 2011

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Un commento

  • Giuseppe

    Anche Dellai, nel silenzio della sinistra e dei sindacati, costruisce una “Base militare” a Mattarello che costa oltre 500 milioni. Per risparmiare la provincia propone di ridurre i costi del progettone e di aumentare la precarietà.
    Una vergogna da cancellare.

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