Risposta alla figlia del carabiniere…
Pubblichiamo, per una riflessione, questo scritto in risposta alla figlia del carabiniere che ha scritto la lettera ai giornali riguardo alla manifestazione antifascista del 22 febbraio.
La redazione
Cara sedicente figlia di carabiniere
non importa chi ti sta scrivendo, sono una delle tante o uno dei tanti che alla vista delle divise ricorda perfettamente le mattanze della scuola Diaz, la morte di Stefano Cucchi, di Federico Aldrovandi, di Giuseppe Uva, gli stupri di Firenze. Le reticenze, l’omertà le coperture se non le approvazioni dei corpi dello Stato di fronte a questi fatti.
Sai, ogni volta che tuo papà si allaccia il cinturone io so benissimo che rischia poco o nulla. Se tu fossi figlia di un operaio, di una lavoratrice della terra, di un muratore, allora sì che dovresti preoccuparti. Queste sono le categorie di lavoratori che rischiano maggiormente la vita in questo paese.
Basterebbe solo che tu fossi un po’ più informata e sapresti che sono i loro figli che rischiano di non vedere il proprio padre tornare dal lavoro.
Il numero di morti sul lavoro nel 2017 e solo quelli denunciati è di 1029 persone, fonte sanita24ore e quello delle forze dell’ordine è di 5 morti in incidenti stradali mentre erano in servizio (da un articolo di repubblica di fine dicembre).
Puoi quindi stare serena che i 1200/1300 euro mensili più i compensi accessori che il tuo papà porta a casa tutti i mesi (se carabiniere effettivo) li vedrai spesso. Se poi ha gradi superiori ti farà sicuramente più regali.
Carissima, so perfettamente cosa significa vivere di turni, vivere di imprevisti, di compleanni in cui nelle foto mancano persone care. Del pranzo di Natale che si raffredda aspettando un figlio o una compagna che magari non arriverà. Probabilmente sei tu che ignori cosa significa avere contratti precari, sempre con la paura di rimenare a casa alla loro fine, di turni malpagati in cooperative di servizi, di festa senza i propri amori perché chiamati all’ultimo per coprire un turno (ed è meglio rispondere perché altrimenti si rischia il posto). Di stipendi che, quando va bene, sono di 900/1000 euro e magari hai pure la laurea ma sai benissimo che devi accontentarti di quello che trovi perché c’è da pagare l’affitto, mandare un figlio o una figlia a scuola. Forse tu non sai, perché il tuo papà un posto di lavoro sicuro lo ha, come può essere umiliante chiedere i soldi ai propri genitori pensionati perché quel mese non ne hai per pagare il dentista.
Sai, io so benissimo che il tuo papà sarebbe dispostissimo a manganellare lavoratori o studenti, se gli venisse richiesto. Magari operai che hanno solo la colpa di rivendicare il proprio lavoro o uomini e donne che cercano di difendere la loro terra dall’ennesima speculazione. Certo, lui obbedisce agli ordini ed è per questo che molti non amano le divise, perché ti privano della libertà di pensare liberamente. D’altronde, i miglioramenti nella nostra società non sono mai venuti dalle forze dell’ordine ma da altri settori, operai e studenteschi in primis. Chi difende lo satus quo, come il tuo papà non sarà mai in grado di cercare di migliorare la condizione di vita di uomini e donne.
Basterebbe studiare un po’ di storia, leggere qualche libro per saperlo. Sai alcuni valori, come per esempio l’antifascismo di cui si parla tanto, vanno difesi continuamente, anche nelle piazze ma è troppo facile parlare di altro, limitarsi a un episodio, che affrontare seriamente questi discorsi.
Ma probabilmente sei troppo occupata ad accarezzare la divisa del tuo papino per prendere in mano un libro. Quando e se vorrai uscire dal tuo crogiolo retorico e melenso ti consiglio di leggere il libro “Il nemico interno” di uno storico serio come Cesare Bermani: magari leggere quanti morti hanno fatto carabinieri e polizia nel dopoguerra nei confronti dei lavoratori ti aprirà un pochino gli occhi. Così sarai un po’ più serena nel dormire, sapendo che il tuo papà, nella storia, è stato sempre dalla parte dei vincitori e dei potenti, che fossero i Savoia, il fascismo o lo stato repubblicano che sparava contro gli operai.
Insomma, cara figlia di carabiniere, siamo in Italia e sappiamo che la famiglia in questo paese è importante. Perciò ti auguro di vedere sempre il tuo papà ma sono sicura che i pericoli che corre sono ben calcolati e forse avrà una pensione migliore di tanti comuni mortali, sii fiduciosa.
Tra l’altro lo sai che delle volte se chiami il tuo papà o i suoi colleghi non si presentano? No? Eppure ho visto di persona cittadini e cittadine intervenire in situazioni critiche perché, dopo più di 1 ora le volanti chiamate non si erano presentate. Forse erano occupati a sgomberare una casa occupata da povera gente, chissà.
Così come non ti preoccupare del freddo che prende là fuori, magari ti stupirai ma è pagato anche per questo.
Soldi che invece non prende chi sta in piazza, accetta freddo e pioggia, rischia per candelotti lacrimogeni sparati ad altezza uomo e lotta per i propri ideali e perché, anche tu, possa vivere in un mondo migliore.
Ma questo credo tu non lo capisca proprio. E mi spiace.
Uno dei tanti, una delle tante in piazza il 22 febbraio
Grazie per la preghiera