Di Maio, Marcinelle e i morti sul lavoro
Il ministro Di Maio vicepremier del governo del cambiamento, spinto forse dalla necessità di apparire in occasione della grande manifestazione organizzata da USB dei braccianti del foggiano ha parlato anche della ricorrenza della strage degli italiani in Belgio dicendo: “La riflessione che suscita in me Marcinelle è che non bisogna partire. Non bisogna emigrare e dobbiamo lavorare a non far più emigrare i nostri giovani. Il mio pensiero va a loro, quando penso a tragedie come quelle”.
Ecco la semplificazione di un dramma sociale che in troppi vogliono o tenere nascosto o imputare al fato. Per questo ritengo grave che un ministro si presti, parlando a vanvera, alla narrazione di un’Italia sicura nel e sul lavoro.
Niente di più falso (a proposito di fake news) in quanto in Italia da gennaio a giungo 2018 sono morti sul lavoro oltre 400 lavoratori, una media di quasi 3 al giorno. Quattrocento, un numero gigantesco. Non una strage ma una guerra non dichiarata che sta subendo il lavoro da part3e del capitale. Una guerra che questo ministro fa finta, o non vuole vedere, ed allora anche lui scivola pesantemente su un problema che la stampa ed i mass media hanno sempre tenuto sotto traccia e quindi “estraneo” ad un governo dei twitter.
Voglio ricordare al Ministro che i dati registrati nei primi sei mesi del 2018 parlano di un aumento dei morti sul lavoro rispetto agli ani precedenti e quindi si muore di lavoro anche in Italia, anzi si muore di più che negli altri paesi europei .
Secondo il rapporto Inail presentato lo scorso 27 giugno, da gennaio a maggio, sono state presentate 389 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale, 14 in più rispetto alle 375 dello stesso periodo del 2017 (+3,7%). un numero agghiacciante che aggiunti i morti in itinere dal a 650 moti per cause di lavoro nei primi 6 mesi del 2018.
Magari sarebbe opportuno che il ministro Di Maio si occupasse di questo, dei morti sul lavoro che sono la vera e grande emergenza del paese che questo governo, le forze politiche e gli stessi sindacati confederali sembrano dimenticare nelle loro scelte di fondo.
Non sono sufficienti le condoglianze o le lacrime di coccodrillo davanti ai morti sul lavoro, serve cambiare questo sistema fondato sulla massimizzazione del profitto a scapito del sistema sociale e della sicurezza sul lavoro, che a mio avviso oggi è la vera grande emergenza di questo Paese.
Quindi caro Di Maio per evitare di morire non basta non emigrare.
P USB Lavoro Privato
Ezio Casagranda