Una settimana cruciale ?
Da diversi giorni i mass media ci bombardano sull’importanza della “riforma” del mercato del lavoro e sulla crucialità dell’incontro di domani da quale dipenderebbe il futuro dell’Italia e di conseguenza dell’Europa senza accorgersi che stanno rasentando il ridicolo. Che il futuro dell’Italia e dell’Europa dipenda dalla libertà di licenziare non ci crede nemmeno chi lo sta proponendo ma, come spesso accade in nel nostro paese, si punta a uno scontro ideologico in assenza di proposte concrete su come far ripartire gli investimenti, creare nuovo e più qualificata occupazione, aumentare gli stanziamenti per la ricerca e l’innovazione o sulle politiche del credito.
Su questi, che sono i problemi veri della nostra economia, i mass media hanno fatto calare un pesante silenzio per non intaccare le incrostazioni (leggi corruzione) vere di un economico e politico ormai tutto proteso a garantirsi privilegi e rielezione.
Non è casuale che della riforma del sistema elettorale si siano perse le tracce e non sia fra gli impegni di questo governo.
Il governo Monti, senza una reale opposizione politica, si appresta a completare sul versante del mercato del lavoro e dei diritti quella macelleria sociale avviata subito dopo il suo insediamento voluto dalla BCE con sponsor Napolitano.
Infatti, sia la Fornero (il ministro dalla lacrima facile) che Monti (il macellaio sobrio) non perdono occasione per dire che la modifica degli ammortizzatori sociali e dell’articolo 18 sarà fatta, con o senza il consenso del sindacato.
Con questa riforma, che riduce la durata degli ammortizzatori (da 3 / 4 anni attuali a 12 mesi) e cancella la reintegra prevista dall’articolo 18 sostituita da un’indennità risarcitoria, Monti si appresta ad abbattere il secondo pilastro del diritto del lavoro dopo quello sulle pensioni.
Il tutto reso possibile da una sorta di immobilismo della Cgil ma anche da una stampa ormai autoprivatasi del suo ruolo di critica sociale alle scelte del potere tanto da dimenticare di dire agli italiani che il deficit pubblico cresce a ritmo vertiginoso e ormai è a quota 2.000 come la Benzina.
Un esecutivo, quello di Monti, che se sull’articolo 18 il procede a prescindere, sulle frequenze TV, sulla giustizia o sul fisco (patrimoniale), tanto care al Cavaliere, subisce il diktat di Berlusconi mentre Napolitano guarda da un’altra parte.
Sulle frequenze TV, mettendole all’asta, il governo potrebbe incassare diversi miliardi da utilizzare per gli ammortizzatori o per ridurre le accise sulla benzina.
Bersani, non ha nulla da dire a questo liberista sobrio, di nome Monti, che non vuole mettere all’asta (pardon sul mercato) le frequenze perché il suo predecessore le vuole gratis per continuare a fare profitti a spese nostre?
E sul fatto che in materia di giustizia, nel mentre emerge dal nord al sud un sistema di potere fondato sulla corruzione, e sugli intrallazzi più vari, senza escludere contiguità con il sistema mafioso, Monti presenza un legge che legalizza la concussione?
La strada tracciata da questo governo è chiara e Monti intende procedere tenendoci sotto ricatto dello spread . Solo con la lotta possiamo riuscire a sottrarci a questo ricatto e porre le basi per una società più equa, più giusta, più solidale che sappia liberare risorse da invertire nel nostro futuro anziché nei profitti delle banche e della speculazione come stanno facendo Papademos e Monti.
Mi domando e domando ai grandi sostenitori della Flexsicurity dove sono finiti o cosa hanno da dire davanti a una proposta di riforma che riduce i diritti e anche la durata degli ammortizzatori sociali.
Più che davanti ad una settimana cruciale mi sembra di essere davanti all’ennesima presa per i fondelli dei lavoratori e dei cittadini onesti.
Ezio Casagranda
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