Un nuovo 25 aprile contro la dittatura della finanza
IL 25 APRILE CON UN CHIODO PIANTATO SU UN TESTAMENTO DI 100.000 MORTI
Calamandrei scriveva che la Costituzione è un testamento di 100.000 morti. Molti di noi, quella frase che apriva uno dei passaggi più significativi di uno scritto bellissimo sulla Resistenza, se la sono portata addosso come un tatuaggio. Non so perché, ma se penso oggi a quel testamento, lo vedo come un libro dove è stato piantato un chiodo che mi impedisce di sfogliarlo.
Quel chiodo si chiama vincolo di bilancio, ed è stato “piantato” qualche giorno fa in parlamento. Lo hanno fatto in sordina, come ladri nella notte, impedendo al popolo italiano di poter opporsi con un referendum. Certo, la Costituzione esiste ancora e va difesa, ma è manomessa. Non è per caso che la nostra carta fondamentale affidava la sovranità al popolo intrecciando libertà e diritti sociali. I nostri padri costituenti sapevano benissimo che quando l’ingiustizia sociale è libera di girare nelle strade si determinano le condizioni materiali per riaprire le porte al male assoluto, la bestia che il popolo italiano ha sempre dentro e che i poteri forti non hanno mai smesso di accarezzare.
Il fascismo appunto. Con il vincolo di bilancio in Costituzione, quei principi per i quali siamo scesi in piazza tante volte non si possono più rivendicare, e la bestia rischia di riprendere forza. Questa infatti si nutre della guerra tra poveri, dell’ignoranza, della paura e della miseria.
Il vincolo di bilancio è infatti un pilastro dell’ideologia liberale che neutralizza la funzione sociale e progressiva dello Stato, a cui la nostra Costituzione affidava il mandato di rendere vivi i suoi principi.
Da quando è nata la Costituzione il sovversivismo delle classi dominanti ha sempre operato per modificare i suoi principi fondamentali, ed oggi ha utilizzato la crisi per vendere il nostro Paese e la sua sovranità economica alle logiche del capitalismo prussiano.
Questo filo spinato che avvolge l’Italia, dal vincolo di bilancio in Costituzione al Fiscal Compact (che a breve verrà approvato in parlamento), inciderà profondamente nel corpo sociale del nostro popolo mentre la crisi aumenta. Accettare delle sanzioni economiche imposte dall’esterno come prevede il Fiscal Compact non è degno di un popolo il cui testamento è scritto con il sangue dei partigiani. Le sanzioni economiche rientrano infatti più in una logica che vede Nazioni vincitrici e vinte, più che una relazione democratica tra di loro.
In Italia la Resistenza ha avuto uno straordinario merito, è riuscita ad essere un movimento di liberazione, ha permesso alle donne di votare e di diventare Ministri (la prima fu una comunista, Ministro dell’assistenza nella libera Repubblica di Domodossola), ha permesso ai lavoratori di intrecciare la lotta di classe all’antifascismo, ha costruito un nuovo risorgimento.
Oggi non abbiamo i fascisti al potere, ma siamo sotto l’occupazione finanziaria dell’Europa guidata dalla Merkel. Non è la stessa cosa, ma ciò farebbe comunque arrabbiare Calamandrei e gli altri 100.000.
Buon 25 aprile per chi odia gli indifferenti.
PIOBBICHI FRANCESCO
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