Il pasticcio del contratto dei Chimici
La conclusione lampo del contratto dei chimici sta diventando un altro momento della crisi della cgil, oltreché un danno pesante per i lavoratori.
Intanto vediamo i contenuti dell’accordo. In cambio di un aumento salariale che in tre anni non recupera neppure l’inflazione, il contratto nazionale viene definitivamente smontato.
A livello aziendale si potrà fare praticamente di tutto su tutte le condizioni di lavoro, anche gli aumenti contrattali potranno essere rinviati o addirittura trasformati in salario variabile. I giovani avranno il salario decurtato mentre in ogni azienda si potranno fare fondi bilaterali. Naturalmente la flessibilità dei diritti dovrà sancire la rigidità del controllo aziendale sui lavoratori. La “esigibilità” degli accordi imposta da Marchionne entra anche nel contratto nazionale della categoria. Questa la sostanza di un accordo totalmente in perdita, ai lavoratori sarebbe convenuto non ottenere alcun risibile aumento e conservare al normativa precedente.(…)
Fin qui la conclusione di una vertenza contrattuale ‘riformista’, conclusa in pochi giorni senza scioperi e con gli elogi dei sindacalisti moderni e delle controparti. E’ uno scenario che abbiamo visto riprodursi diverse volte in questi anni, sia con gli accordi separati sia con quelli sottoscritti anche dalla Cgil. Questa volta però è esplosa una novità.
IL segretario della filctem cgil, dopo aver siglato l’intesa si è dimesso e la segreteria confederale ha assunto una posizione critica. Il successivo direttivo della categoria, svoltosi alla presenza di due segretari confederali, ha espresso un giudizio negativo sull’intesa, chiedendo di cambiarla proprio nei suoi punti cruciali.
Certo il segretario era già dimissionario nei fatti, perché sfiduciato prima della trattativa dal gruppo dirigente e il 5 ottobre era già in programma l’elezione del suo successore. Ora però una vicenda interna diventa a tutti gli effetti una vicenda contrattuale, ove emergono tutte le contraddizioni e la vera e propria confusione in atto nel principale sindacato italiano
Il nodo di fondo è che una posizione contrattuale della Cgil non esiste da tempo. La confederazione annuncia ogni tanto dei principi, poi li adatta alle circostanze, poi li corregge e li interpreta. Il pasticcio dei chimici è frutto di questa situazione e non si capisce come si pensi di por davvero rimedio ad esso. Per ora la linea adottata è quella di chiedere l’applicazione del ‘accordo del 28 giugno 2011 contro il contratto appena firmato.
Siamo all’assurdo. Perché se è vero che il contratto dei chimici supera il concetto di deroga al contratto nazionale in quanto in azienda si po’ fare di tutto, non è che definendo le materie su cui si può derogare si va su un terreno molto diverso.
Il punto è che il 28 giugno non è la soluzione, ma il problema. Lo è perché se tutti i firmatari di quell’accordo , esclusa la Cgil, lo considerano ben applicato nei chimici, allora qualche problema interpretativo c’è. E’ poi utile sottolineare che il presidente attuale della Confindustria,industriale chimico considerato su una linea opposta a quella Fiat, è il primo sponsor dell’accordo nella sua categoria. Infine lo stesso governo chiede il tavolo sulla produttività come applicazione del 28 giugno.
Insomma dire no al contratto dei chimici nel nome di un accordo confederale da cui finora sono scaturiti solo disastri, è una posizione insostenibile, priva di concretezza e realtà, che porterà solo a nuovi pasticci, o a nuovi accordi separati a cui si sarà sempre meno capaci di reagire. Dopo la firma dei chimici anche la posizione assunta dalla Fiom- applichiamo il 28 giugno per evitare nuovi accordi separati- si rivela inconsistente.
Il contratto dei chimici non è un momento delle sempre più confuse vicende dei gruppi dirigenti della Cgil, ma una nuova sconfitta di una linea riformista e concertativa che non porta più da nessuna parte.
Abbiamo formalmente chiesto il direttivo della confederazione per discutere, ma soprattutto bisogna che ci facciamo sentire perché così la Cgil va proprio a sbattere. E con essa tanti lavoratori che avrebbero ancora la forza di lottare e di non subire contratti capestro senza un minuto di sciopero.
Giorgio Cremaschi