Ai NO TAV non servono i fiammiferi.
Il 29 settembre 2011 sul quotidiano TRENTINO è stato pubblicato un articolo intitolato “Bottiglia incendiaria contro le FS”, in cui si legge – in apertura, in grassetto – di un “nuovo attentato, questa volta fallito, nei confronti delle Ferrovie” con “bottiglia incendiaria … collocata sotto un furgone utilizzato dagli operai” e con la polizia che “segue la pista anarchico-insurrezionalista e dell’area No TAV”.
Nel seguito della cronaca è impossibile trovare un solo elemento che avvalori questa tesi; al contrario, la ricostruzione dei fatti è dubbia, presenta non poche contraddizioni, non considera altre spiegazioni. Ma il risultato è raggiunto: il pezzo, che sembra riportare solo ipotesi indagatorie, nella sostanza accoglie acriticamente e rilancia l’idea di criminalizzare l’opposizione crescente verso un progetto sbagliato e inutile come quello della nuova ferrovia veloce del Brennero.
Non è la prima volta che ciò accade in Alto Adige o in Trentino, a partire dalle manifestazioni del 2007, non ne siamo sorpresi e non vogliamo lamentarci ancora dell’evidente mancanza di una informazione equilibrata sulle opere grandi (non grandi opere) che riguardano le due province.
Ci interessa invece provare a capire perché l’attacco diretto all’area No TAV del Trentino (e indiretto a quella altoatesina) si manifesti all’improvviso così esteso.
Da quando, a fine 2009, il progetto preliminare della circonvallazione di Trento è stato trasmesso al CIPE, tutta l’attività che prepara gli altri lavori (dopo lo scavo di parte del cunicolo esplorativo) è proseguita in relazione all’intero percorso ipotizzato in Italia: è stato approvato il progetto definitivo della galleria di base del Brennero e ne è stata autorizzata la realizzazione per fasi (18.11.2010); è stato approvato il progetto preliminare del lotto 1 Fortezza – Ponte Gardena (18.11.2010); si sta completando la definizione di due varianti alla circonvallazione di Trento; altre progettazioni e altri studi di fattibilità stanno per essere chiusi; il piano di affidamento delle opere, per quanto si può dedurre, è stato modificato con l’opzione verso gli appalti integrati al posto del ricorso al contraente generale; il piano economico-finanziario è stato faticosamente implementato anche grazie all’incredibile trovata dei lotti costruttivi. Ma contrariamente a quanto accadeva prima, quando si pensava che le opere potessero non trovare ostilità tra le popolazioni delle valli dell’Adige e dell’Isarco, da due anni tutto avviene in gran silenzio. Un silenzio che non potrà durare ancora molto perché il tentativo di aprire nuovi cantieri non pare molto lontano.
Meglio quindi preparare il terreno avviando una campagna mediatica contro l’opposizione No TAV e la sua giusta resistenza.
Ma questa delegittimazione preventiva potrebbe avere una motivazione in più. A nostro parere il movimento No TAV in Trentino e in Alto Adige – contrariamente alle apparenze – è diventato più forte. Si è esteso e si è differenziato, mantenendo una sostanziale unità di convinzioni e di iniziativa; ha ampliato e diffuso le sue conoscenze su un progetto complessivo che – impossibile non ripeterlo – è incoerente con gli obiettivi dichiarati, non risolverebbe il problema del traffico merci sulla A22, non tiene conto delle sue soluzioni immediatamente possibili, costa in maniera improponibile, promette devastazioni ambientali senza precedenti e abbassamento grave di condizioni di vita per decenni nelle vastissime aree di cantiere. E non sia mai che all’area No TAV del Trentino venga in mente di interessarsi in profondità del brillante progetto provinciale denominato Metroland.
Meglio quindi provare a mettere le mani avanti. Come è noto, gli incendiari non pensano e non hanno argomenti da proporre.
Invece di leggere articoli su collegamenti di fantasia ci piacerebbe discutere con la redazione del TRENTINO su quanta violenza esercita chi, non solo qui, pretenderebbe di imporre ad ogni costo opere che le popolazioni respingono perché ne hanno ben compresa la natura.
Cinque giorni fa abbiamo inviato al TRENTINO una lettera con una sintesi di queste righe, ma non ci pare che sia stata pubblicata.
5.10.2011
Claudio Campedelli, Bolzano
Gianfranco Poliandri, Trento