In piazza con gli studenti

Oggi anche a Trento, come in altre 90 città italiane gli studenti sono scesi in piazza per denunciare i tagli alla scuola pubblica che dalla riforma Gelmini passando dalla Dalmaso per arrivare al ministro Profumo continuano a penalizzare un settore fondamentale per il paese come l’istruzione e la formazione pubblica.
A Trento assieme agli studenti erano in piazza il Centro sociale Bruno, i lavoratori della scuola adenti alla Fenalt, rappresentanti di rifondazione, semplici cittadini e pensionati che si sono riconosciuti negli obiettivi e nella lotta di questi giovani. A Trento a differenza che nel resto del paese in piazza non c’era la Flc Cgil che per oggi ha dichiarato lo sciopero contro le scelte del governo. I più maligni sostengono che questa assenza sia dovuta al fatto che la protesta degli studenti non era solo contro le riforme targate Profumo e i tagli di Monti ma anche contro la riforma Dalmaso.
Questi giovani che nei loro interventi denunciavano non solo i tagli alla scuola pubblica ma anche l’aumento della mensa, dei trasporti pubblici costosi e carenti, il taglio generalizzato dei sevizi scolastici assieme ai processi di privatizzazione degli istituti scolastici hanno dimostrato che non solo è possibile ma diventa sempre più necessario opporsi alle politiche di austerity, al governo della banche che oltre a non risolvere i problemi continua a far aumentare povertà, precarietà e disoccupazione.
La manifestazione di oggi è stato come un raggio di sole nel buio della rassegnazione collettiva, una ventata di freschezza in questo letamaio che è diventata la politica sempre più autoreferenziale e lontana dai problemi che questi giovani, scendendo in piazza, hanno voluto gridare a tutta la città.
Hanno lanciato un messaggio di speranza e di lotta a tutti quei cittadini che oggi sono vinti dalla rassegnazione e dalla paura, hanno detto chiaramente che non sono disponibili a farsi ipotecare il loro futuro e vogliono essere partecipi delle scelte politiche e sociali che gli coinvolgono, dalla scuola al lavoro senza dimenticare il welfare.
Da questa gioventù, che non vuole arrendersi, arriva una proposta chiara. Per uscire dalla crisi servono scelte chiare, serve che la politica esca dal chiuso delle stanze dei vari poteri per diventare patrimonio e strumento di tutti.
Una scelta indispensabile per evitare che l’accondiscendenza del centro sinistra alle politiche del Capitale trasformi oltre che il lavoro e lo studio in semplice merce venga modificato anche in senso della parole come è avvenuto con la parola “riforme” che in pochi anni da sinonimo di libertà e progresso è diventata sino sinonimo di tagli e cancellazione dei diritti.
Ezio Casagranda

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