Pacher e l’autonomia in pericolo
Martedì scorso i giornali, dando il dovuto risalto, riportavano la notizia dell’impugnativa avanti la Corte Costituzionale della Legge 24 dicembre 2012, n. 243, – legge di stabilità – recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’articolo 81, sesto comma, della Costituzione” da parte della giunta provinciale guidata da Alberto Pacher.
Un scelta dovuta da parte di quanti vogliono difendere la nostra autonomia messa in discussione da un governo accentratore come quello di Monti il quale con la legge di stabilità 2013 ha messo fortemente a rischio le risorse della nostra provincia che potrebbero essere utilizzate per ripianare il debito pubblico italiano.
La scelta di Pacher, che condivido, è però in netta contraddizione sia con il pensiero di Dellai (l’autonomia si difende andando a Roma) che con il documento sottoscritto da PD, della SVP e del PATT firmato da Bersani, Theiner e Panizza in occasione delle candidature per le elezioni nazionali appena fatte, in vista delle provinciali di ottobre 2013 e delle europee del 2014.
Infatti nel testo dell’accordo al punto uno degli impegni è letteralmente scritto che le parti firmatarie si impegnano a “….modificare lo Statuto di autonomia, per adeguarlo alle modifiche costituzionali avvenute…..”.
Le uniche modifiche costituzionali avvenute durante il governo Monti in questa materia sono quelle relative alla pareggio di bilancio (il mantra del liberismo ) ed il fiscal compact che sono, accanto alla controriforma delle pensioni e le norme Fornero sul Lavoro, le scelte conseguenti ai diktat della Banca Europea.
Ora, se la lingua italiana ha un senso e gli accordi si rispettano stando a quanto si legge nell’accordo (PD,PATT e SVP) queste norme dovrebbero essere estese allo Statuto di Autonomia. Di conseguenza è difficile contestare a livello nazionale quello che si approva a livello locale.
Ma non solo in quell’accordo è anche previsto l’impegno dei contraenti per emanare una norma di attuazione finalizzata “al pagamento degli interessi del debito nazionale da corrispondere fino al raggiungimento del rapporto debito/PIL, stabilito dagli accordi in sede comunitaria”.
Detto in altre parole si concorda con l’adesione al fiscal compact che significa tagli alle politiche sociali e agli investimenti con conseguenze pesantissime sulle condizioni di vita dei ceti popolari e con effetti depressivi sull’economia trentina.
Pacher ha fatto bene a impugnare la legge di stabilità in quanto il pareggio di bilancio riguarda non solo l’essenza della nostra autonomia ma anche l’autonomia delle scelte politiche rispetto agli interessi della speculazione e della finanza bancaria.
Pacher se vuole veramente difendere l’autonomia trentina deve, in primo luogo guardarsi le spalle perché i colpi più pesanti contro l’autonomia del Trentino vengono dal suo predecessore e dall’interno del suo partito, in secondo luogo cambiare radicalmente la politica provinciale.
Infatti per difenderla l’autonomia deve porre al centro il lavoro, i beni comuni e la loro ripubblicizzazione, lo sviluppo del welfare, l’autogoverno, la democrazia partecipata, una idea di sviluppo fondata sui diritti, sulle risorse locali, sulla economia verde, sulla vocazione locali e sullo sviluppo della montagna, in sostanza una politica alternativa a quella praticata da Dellai.
Ezio Casagranda