Whirlpool: Una chiusura annunciata
Whirlpool, chiusura Shock, titolava il giornale L’Adige questa mattina nel dare la notizia che la multinazionale americana intendeva procedere alla dismissione dello stabilimento di Spini di Gardolo.
Purtroppo, come 6 anni fa, nel rispetto “di corrette relazioni sindacali” ha anticipato le sue scelte tramite stampa. Anche questo è un modo per dire che questa Direzione ritiene il sindacato un semplice impegno di routine che nulla può sulle decisioni aziendali.
Incontro urgenti fra Provincia Industriali e sindacati hanno preceduto il previsto incontro sindacale in azienda di questa mattina dove i responsabili nazionali del gruppo illustreranno a Fim Fiom Uilm e RSU le decisioni aziendali. L’apertura della procedura di mobilità.
Nel 2007 con troppa superficialità si è pensato che l’intervento della PAT con l’acquisto del terreno e dello stabile di Spini, avesse garantito la permanenza della multinazionale in Trentino. Ricordo che le tante voci critiche riguardanti la vacuità degli impegni allora assunti in tema di occupazionali e di investimenti erano tacciate, tanto per usare un eufemismo, di essere solo dei disfattisti.
Gli investimenti previsti negli accordi del 2007 più che rispondere ad un piano industriale di rilancio aziendale erano semplici investimenti di manutenzione e di retailing.
Infatti mission e piano industriale sono rimasti al margine della trattativa pensando che la sola politica immobiliare potesse sostituire investimenti, nuovi prodotti e politiche organizzative.
Questo fu l’errore del governatore Dellai e delle organizzazioni sindacali che anziché incalzare la direzione americana si sono accontentati delle promesse della Whirlpool.
In questi anni molti delegati, purtroppo inascoltati, denunciavano l’assenza di investimenti sostanziali, la manutenzione era ridotta al minimo che sono i veri indicatori che misurano le reali intenzioni di un’azienda.
Nemmeno la dichiarazione, sempre a sorpresa, di 100 esuberi dichiarati d nel 2011 (subito dopo i festeggiamenti dei 40 anni) ha fatto scattare i segnali di allarme nel sindacato e nella giunta provinciale. Per loro aver ridotto gli esuberi da 100 a 70 è stata vissuta come una conquista positiva senza accorgersi che i progetti della Direzione andavano in altre direzioni.
Purtroppo, oggi queste scelte sono giunte al capolinea. Chiudere lo stabilimento di Trento senza perdita di produzioni e senza pagare pedaggio.
Per questo ritengo che più che una “chiusura shock” si tratta di una chiusura annunciata ma che molti, troppi, in provincia hanno fatto finta di non vedere e hanno per troppo tempo guardato dall’altra parte.
Come Alternativa per i Beni Comuni nell’esprimere piena ed incondizionata solidarietà a tutti i lavoratori della Whirlpool che in nome del profitto vedono messo in discussione il loro futuro e quello delle loro famiglie, siamo impegnati contro queste logiche perverse delle multinazionali e delle politiche liberiste dando voce e sostegno a quanti non intendono rassegnarsi alla perdita del posto di lavoro e lottano per avere lavoro, dignità e futuro.
Oggi la provincia non può limitarsi alle promesse, deve mettere in campo tutte le iniziative, compresa la confisca dei macchinari, per costringere la multinazionale americana a farsi carico del problema occupazionale individuando quelle soluzioni occupazionali alternative compreso quella di portare a Spini nuovi produzioni anche diverse dal frigorifero.
Questa giunta dopo aver regalato 45 milioni a questa multinazionale americana non può e non deve cavarsela con impegni generici e magari dilazionati nel tempo. L’alternativa occupazionale, anche se con tempi diluiti, deve essere immediata nella sua individuazione e per questo invitiamo i lavoratori a non fidarsi della promesse. Di promesse ne hanno ricevute a sufficienza e quindi oggi devono avere risposte concrete e immediate.
Ezio Casagranda