Cso Bruno:Una scommessa collettiva vinta
Sono passati quasi 7 anni da quando abbiamo occupato lo stabile ex Zuffo dando vita all’esperienza del Centro sociale Bruno. A testa alta, passo dopo passo, abbiamo fatto tanta strada.
Siamo stati sgomberati e presi in giro dalle false promesse della politica locale che sperava che ce ne andassimo soli in letargo a lamentarci, ma siamo sempre andati avanti con nuove occupazioni. Siamo stati attaccati e abbiamo reagito: ogni volta lo abbiamo fatto in tanti e diversi arrivando fino al cuore della città, fino all’edificio di via Dogana.
In sette anni, quattro occupazioni: due volte l’edificio nel piazzale Zuffo, poi l’ostello studentesco ex Mayer ed infine l’ex Dogana.
Spazi vuoti e inutilizzati che abbiamo voluto sottrarre all’incuria e alla speculazione, riempiendoli di relazioni e di vita dando così un senso alla parola sociale.
Lo abbiamo fatto collettivamente, con sudore e tanta gioia. In ogni luogo abbiamo sognato e desiderato, abbiamo fatto l’amore e ci siamo incazzati per le ingiustizie quotidiane che viviamo.
Abbiamo sempre autofinanziato i nostri spazi, senza mai trarne un lucro privato e senza mai ricevere soldi pubblici.
Ci siamo conquistati ogni centimetro del tessuto sociale della città facendone parte fin dentro le sue pieghe. Un percorso costituente di partecipazione reale che si è radicato di assemblea in assemblea, di manifestazione in manifestazione, di evento culturale in evento culturale.
Uno spazio nella città e nelle sue contraddizioni, un luogo aperto di discussione politica e di attivazione sociale non delegata a nessuno.
Uno spazio indipendente e autorganizzato presente nelle principali lotte che si sono date in questi anni in Trentino, in Italia e in Europa.
Tutto questo lo abbiamo fatto per noi e per la città, dandole un tocco di colore grazie a un murales che ha raccolto l’ammirazione della sua cittadinanza. Solo l’amministrazione comunale l’ha considerato abusivo come se l’arte sovversiva avesse bisogno di chiedere il permesso.
Lo abbiamo fatto perché crediamo in un mondo che contenga molti mondi: noi stessi siamo quelli che nella notte costruiscono gli scudi che saranno utilizzati di giorno per difenderci dall’arroganza del potere, e siamo sempre quelli che discutono tutta la notte i progetti che si attiveranno il giorno dopo.
Ci siamo voluti riprendere un’altra parola del lessico locale per non lasciarla nelle mani di coloro che l’adoperano per i loro profitti e la sete di potere: abbiamo scritto sulla facciata del Bruno la parola “Autonomia” per renderla nuovamente una prassi del comune, di quell’autogoverno dei nostri territori che solo attraverso la partecipazione attiva si può attuare.
Dopo 12 anni di un percorso fatto di occupazioni e autogestione stiamo vincendo questa scommessa collettiva. Con testardaggine siamo rimasti all’interno dell’edificio di via Dogana reagendo alle voci primaverili, e puntuali come ogni anno, di sgombero imminente.
La lotta, come si usa dire, paga sempre: oggi, 12 agosto, possiamo annunciare di aver ottenuto l’assegnazione di uno stabile in via Brescia a Piedicastello dove riprodurre le modalità di autogestione che ci hanno sempre caratterizzato.
Un comodato d’uso che non snatura il nostro percorso di autogestione, ma che potenzia i progetti che porteremo in questo nuovo edificio, dentro un nuovo quartiere che già sentiamo nostro. Premesso che per noi occupare e liberare spazi è legittimo, e che questa rimane una pratica di riappropriazione della ricchezza negata da incoraggiare e sostenere, fin dall’inizio del nostro cammino abbiamo scritto che l’occupazione per noi rappresentava uno strumento del nostro agire politico e non il fine. In mezzo abbiamo posto la nostra vita, i nostri ideali, il costruire dal basso l’alternativa mescolando creatività e cooperazione, mutualismo e solidarietà. Anche in questo passaggio, come nelle azioni più radicali, ci siamo assunti la responsabilità politica e ci mettiamo la faccia. Sia chiaro, non abbiamo mai detto agli altri quello che devono fare e non accetteremo morali dai gruppettari di vocazione.
Da questo momento ripartiamo dal Bruno “di seconda generazione” per dare vita a quella che per noi sarà un’ istituzione del comune: un laboratorio nuovo dello stare insieme e di un agire politico che cercherà di cogliere la complessità del presente e trasformarla in una reale pratica del comune. Un altro stabile vuoto e inutilizzato, che sarà nostra premura autorecuperare, diverrà uno spazio di incontro, aperto a tutte le generazioni nel quale si promuoverà la cultura, l’arte e la musica, con particolare attenzione al territorio nella sua molteplicità di espressioni e forme. Al suo interno si promuoverà la solidarietà e la cooperazione tra i soggetti e le generazioni, valori etici fondamentali quali l’antirazzismo e l’antifascismo, la salvaguardia dei beni comuni, le differenze di genere. Un “presidio sociale” permanente, un laboratorio di democrazia insorgente del quartiere e della città.
Le progettualità
All’interno del Centro sociale Bruno in un primo momento saranno attive le seguenti progettualità del comune. I progetti avranno una funzione sia di servizio che di socialità: questo duplice aspetto determina possibilità di continua connessione di idee e suggestioni per potenziare gli stessi, ma anche per collegarli al quartiere affinché non rimangano solo pratiche interne del luogo.
Cibo e territorio
Il principio cardine è il concetto di sovranità alimentare, ossia il diritto di ogni persona a cibo salutare, etico ed ecologicamente sostenibile, prodotto attraverso sistemi agricoli slegati delle industrie chimiche e dall’impiego di energie non rinnovabili come il petrolio.
Il primo progetto nato in quest’ottica è il Gruppo d’Acquisto Popolare e solidale, che permette a chiunque di conoscere e acquistare prodotti che rispettino l’ambiente e la dignità del lavoro, privilegiando la filiera corta e il coraggio dei piccoli produttori. Un secondo è quello del gruppo Richiedenti Terra, nato un anno fa per favorire la conoscenza reciproca tra migranti, richiedenti asilo e popolazione locale, creando luoghi di socialità e solidarietà sviluppati intorno all’idea di coltivare insieme un orto e quindi condividerne i prodotti.
Gli attivisti dei due progetti in sinergia tra loro gestiscono le colazioni rebeldi da Zapata, tramite le quali la mattina il Centro sociale apre le sue porte a chiunque voglia passare e gustare una colazione genuina fatta di centrifughe di frutta fresca, pane e dolci fatti in casa, caffè e cappuccini, tè e tisane per tutti i gusti. Il tutto con il solito occhio di riguardo per la provenienza delle materie prime (km0, biologico, equo-solidale).
Altre attività, attualmente saltuarie ma che vorremmo diventassero un appuntamento fisso, sono:
– merende genuine a chilometro zero con laboratori per i bambini, angolo morbido, trucca bimbi, spettacoli per bambini, racconti e fiabe;
– mercato contadino serale con produttori locali, degustazioni e presentazioni dei prodotti;
– laboratori di autoproduzione per bambini e adulti (panificazione, cosmesi, creazione di un semenzaio, laboratorio di lavorazione del feltro e altro);
– mercatino del baratto (vestiti, libri e cibi autoprodotti);
– organizzazione di incontri di autoformazione o incontri pubblici sulle tematiche ambientali/alimentari;
– organizzazione di gite per conoscere le realtà delle piccole aziende agricole presenti sul territorio;
– cene sociali.
Cultura, arte e musica
Lo spazio denominato ”Enolibreria da Jurka” è l’atelier dello scambio culturale, nel quale le discussioni sui prodotti della terra con chi la coltiva e le culture artistiche, costruite e vissute assieme agli artisti stessi, trovano un luogo in comune nel quale intrecciarsi.
Come se ogni opera dell’uomo fosse di per sé arte, siamo artigiani del futuro, essendone noi stessi i principali costruttori e vogliamo come gli artisti essere capaci di trovare risposte creative, ma anche sane e rispettose della terra come solo chi coltiva quello che ci dà energia tutti i giorni sa fare.
Nel concreto il progetto dell’ ”EdJ” propone:
– una libreria dove far conoscere le case editrici indipendenti sia nazionali che territoriali di piccola e media dimensione, portando come base del rapporto con le case editrici stesse, l’idea che l’arte e la cultura devono essere di facile fruizione e più libere possibile;
– una piccola enoteca dove degustare prodotti della terra, in special modo quelli del nostro territorio, coltivati in modo sano e indipendente lontano dall’idea di agroindustria;
– incontri, dibattiti, presentazioni di libri, performance artistiche, mostre fotografiche ed eventi sia di ambito musicale, audiovisivo e teatrale che strettamente legate all’editoria.
Lo sguardo al futuro che vorremmo riuscire a praticare è quello di essere un circuito attivo della cultura costruito sempre più dagli stessi “artisti” che vivono il territorio connesso con le esperienze culturali presenti nel quartiere (teatro Portland, Le Gallerie di Piedicastello ecc.) e interconnesso all’intera città.
Laboratori di lettura per e con i bambini, un doposcuola autogestito da studenti maggiorenni per compagni delle classi inferiori, un gruppo di acquisto culturale con il quale gli aderenti acquistano collettivamente libri per diminuire il costo della spesa e nel contempo sostenere l’editoria indipendente, sono alcune delle attività che sono in fase di definizione.
Ciclofficina popolare.
La ciclofficina è uno spazio aperto a tutti, ciclisti e non; ideale per riparare la propria bici, ma anche per scambiarsi esperienza e idee, chiedere e dare consigli. Sono disponibili attrezzi e competenze, chiacchiere e spazi aggregativi.
I pezzi di ricambio forniti sono tendenzialmente recuperati da altre bici inutilizzate o che alcuni negozi butterebbero. Lo spirito della ciclofficina, in antitesi all’odierna industria dei trasporti che crea traffico e inquinamento, vuole stimolare la mobilità alternativa, il riuso ed evitare gli sprechi.
La ciclofficina è inoltre ideale per sviluppare rapporti sociali assolutamente trasversali: chiunque può aiutare, chiunque può ricevere aiuto. Basta la passione e la voglia di riprendersi il proprio tempo.
In cantiere anche dei giri in bici per conoscere in compagnia il territorio montano e divertirsi insieme.
Sport, palestra popolare e benessere psicofisico.
Lo sport e la cura del corpo sono considerati a ragione momenti di crescita della persona e della sua capacità di stare con gli altri. Attivare una palestra attrezzata per ospitare corsi all’interno di un centro sociale può divenire un momento di promozione del benessere fisico delle persone, ma anche un’occasione per entrare in contatto con progetti ed esperienze di impegno sociale e civile.
Un’altra attenzione che va nelle direzione della promozione dello sport riguarda la ricerca dell’interazione con le società sportive, soprattutto non agonistiche e giovanili, che rappresentano una risorsa di ogni quartiere e città per la crescita dei giovani e per trasmettere importanti valori come la capacità di stare con gli altri nel rispetto delle differenze.
Infine la Zen SalooN una sala, accogliente e morbida. Uno spazio di ritrovo per connettersi con il proprio corpo, con il proprio cuore, con la propria saggezza interiore attraverso il movimento, il contatto con gli altri, l’ascolto di sè. Un luogo dove fare yoga, massaggi, per parlare di stile di vita, imparare e condividere tecniche e rimedi narurali. Con corsi ed incontri fatti su diversa misura, in tempo, gradualità e richiesta di impegno trasferendo conoscenze ed esperienze.
Laboratorio di multimedialità.
Comunicare attraverso le nuove tecnologie è senza dubbio un ambito di ricerca che attraversa un’esperienza come la nostra. Negli anni ci siamo attrezzati per dare concretezza a pratiche di “common network” con progettualità che puntano a dare la possibilità di acquisire le competenze necessarie per saper fare comunicazione. Con questo spirito siamo collaboratori del portale multimediale di informazione GlobalProject che permette di pubblicare articoli, immagini, video e file audio, e, con il programma radiofonico The Union Radio, della radio indipendente Onda d’Urto che è possibile ascoltare sulle frequenze FM a Trento.
All’interno del centro sociale saranno quindi disponibili le attrezzature tecniche per registrare una trasmissione radiofonica, fare videomaking e attraverso momenti di formazione aperti al quartiere imparare a farlo.
Cinema di qualità.
Classici, indipendenti, sconosciuti, dimenticati: tutti i film che avresti sempre voluto vedere li puoi trovare in rassegne tematiche curate dal collettivo Cinemafutura.
Uno spazio della cultura per inguaribili cinefili, per giovani appassionati, per tutti coloro che come noi credono nell’insostituibile magia del “Grande Schermo” e del buio in sala.
Inoltre verranno svolte rassegne per valorizzare i giovani registi e le produzioni indipendenti locali, ospitare dibattiti e presentazioni.
Collettivo studentesco
L’Assemblea Studenti Trento organizza momenti di riflessione e dibattito su temi d’attualità che coinvolgono gli studenti delle scuole superiori. Si riunisce in assemblea ogni settimana, alle quali possono partecipare ed essere partecipi tutti gli studenti interessati, per confrontare le diverse opinioni ed andare a creare in questo modo un proprio bagaglio culturale.
L’Assemblea propone anche momenti di socialità e di formazione attraverso serate musicali, cineforum e momenti di studio collettivo: infatti è in cantiere l’idea di allestire un’aula dove dare l’opportunità agli studenti di aiutarsi a vicenda, un mercatino dello scambio dei libri scolastici usati e una biblioteca. Inoltre promuove all’interno delle varie assemblee d’istituto attività di dibattito e autoformazione.
Fonte: Globalproject.info
Credo sia molto importante che questa esperienza continui ed è bello vedere che sta crescendo con iniziative sempre più di qualità e molto coinvolgenti. Mi auguro che i cittadini che ancora guardano con sospetto e diffidenza il CSB riescano ad aprire la mente e gli occhi. Buon lavoro a tutti !
TEX
LUNGA VITA AL BRUNO.
antonio