Elezioni provinciali: Grazie SEL
1. Grazie SEL!
Ai dirigenti di SEL in Trentino va ascritta la responsabilità politica della assenza in Consiglio Provinciale e Regionale della sinistra. Il risultato del loro settarismo è sotto gli occhi di tutti. C’era lo spazio per una sola coalizione a sinistra . Lo abbiamo continuamente ripetuto, scritto, abbiamo fatto di tutto perché non succedesse. Il risultato elettorale lo conferma, come lo confermano le decine e decine di persone che di questo ci hanno chiesto conto in campagna elettorale. La decisione di SEL di presentarsi da sola è l’origine dell’insuccesso sia di SEL che di Rifondazione . Ha generato nei settori a noi vicini sia sconcerto ed astensione che rassegnazione. Ed il risultato è stato pesante: SEL perde in sei mesi quasi la metà del suo elettorato (da 7400 voti alle politiche di febbraio ai 4000 di adesso) e Rifondazione non riesce a decollare e conferma, anche nella percentuale, il deludente risultato delle elezioni del 2008 (1,2%).
Abbiamo fatto tutta la campagna elettorale senza attaccare SEL per il suo settarismo suicida e politicamente incomprensibile (gran parte dei programmi erano sovrapponibili!), ora però su questo è necessario un confronto serrato, ed una autocritica reale.
La situazione in Trentino della sinistra alternativa, la esiguità della sua massa critica, lo scarso radicamento territoriale (sia SEL che Rifondazione hanno un consenso nei paesi e nelle valli che rarissimamente supera il 2%) impongono a tutti un processo unitario, pena la totale marginalizzazione.
2. Si aggrava la rottura con l’Alto Adige: aumentano i pericoli per l’autonomia trentina.
Il risultato delle elezioni in Trentino va letto alle luce di risultati del Sud Tirolo. Siamo infatti in presenza di due comportamenti elettorali dissimili, pur essendo Trento e Bolzano distanti meno di 60 km. In Trentino assistiamo ad un enorme astensionismo (più 17% rispetto alla politiche di appena 6 mesi fa), ad una percentuale di votanti che si attesta al 62,8 %. Se sommiamo astensionismo (38%) con i voti bianchi e nulli emerge che ha votato il 55% degli elettori aventi diritto. La percentuale più bassa di sempre ( il Trentino era noto fino a pochissimi anni fa per le alte percentuali di voto ) ed in alcune zone, in particolare il Basso Sarca, assistiamo a fenomeni di assenteismo che portano al non voto più della meta degli aventi diritto. Il fatto che questo accada in elezioni provinciali dove c’è stato il record di liste e di candidature (un candidato ogni 700 abitanti, ovvero ogni 500 potenziali elettori) è rivelatore di quanto una parte assai larga della popolazione non trovi risposte dalla politica, e sia convinta di non poter contare. Sarebbe poi necessario indagare quanto questo fenomeno abbia caratteristiche locali e quali sono i motivi dell’astensionismo; risulta necessario capire insomma cosa fa astenere dal voto in una provincia dove le competenze, le risorse, le decisioni sono prodotto diretto della politica locale. Solo così infatti potremo intercettare quell’astensionismo e riportarlo alla politica.
Ad una prima ed approssimativa analisi possiamo dire che siamo in presenza di un astensionismo che ha colpito in particolare alcune formazioni politiche, in primis Forza Italia e la Lega, ma anche la sinistra alternativa (a questo non è sicuramente estranea la decisione di SEL di presentarsi da sola), che risultavano marginali nel panorama politico locale.
All’opposto in Alto Adige la percentuale dei votanti è stata del 15 % superiore che in Trentino e la tematica autonomista è stata la padrona della campagna elettorale. I risultati parlano della ecatombe dei partiti Italiani. I partiti italiani mettono in consiglio provinciale 5 consiglieri su 35 (due di Forza Italia, uno del Movimento 5 stelle, due del PD) poco meno del 15 % dell’elettorato a fronte di un gruppo etnico di quasi il 40% della popolazione . Il gruppo etnico italiano ha votato compattamente per i partiti tedeschi (SVP, Freiheitlichen ed il partito di Eva Cloz assommano insieme più del 70 % dei votanti) ed in parte per i Verdi -Grune, che fanno un ottimo risultato (9,7 %). I partiti tedeschi insomma sono stati individuati, ed in parte non a torto, come l’argine ai pesantissimi attacchi alla autonomia operati dai Governi Berlusconi prima e Monti e Letta poi. Luis Durnwalder, obman della SVP, che in questa elezioni non ha ricandidato, aveva infatti definito il Governo Monti come il “governo più antiautonomista della storia d’Italia”. Il grosso successo delle liste che chiedono l’autodeterminazione per i sudtirolesi completa il quadro (I freiheitlichen ed il partito di Eva CloZ superano assieme il 25% una quantità di consenso che impensierisce la SVP).
Emerge un quadro regionale spaccato dove l’autonomia trentina è fortemente in pericolo. E dove ricostruire un terreno unitario fra le due province non è facile.
I risultati della sinistra alternativa in Sud Tirolo sono pessimi: 0,4% Rifondazione e 0,3 i Comunisti Italiani. Francamente però c’era da aspettarselo quando l’elemento programmatico centrale del programma elettorale di Rifondazione, di fronte ai pesantissimi attacchi del governo alla autonomia, è stato ( udite, udite! ) “il superamento della proporzionale”.
Il rilancio della autonomia, la sua difesa dagli attacchi statali, la centralità della montagna, la proposta di una regione europea delle Alpi e delle Dolomiti da contrapporre all’ Euregio del Tirolo, è oggi il percorso politico in grado di ricostruire un terreno unitario fra le due province e di rilanciare il ruolo della Regione. E’ necessario farlo in fretta, fornendo alla richiesta di autonomia integrale, ma anche di autodeterminazione dei sud tirolesi uno sbocco politico a sinistra, non nostalgico o pangermanista.
3. In trentino riesce a Rossi l’operazione di divenire il punto di riferimento dei poteri forti
La scommessa politica di queste elezioni era capire cosa succedeva dopo Dellai, ovvero se la coalizione di centrosinistra autonomista reggeva ancora dopo il trasferimento del suo leader in quel di Roma a fare il capogruppo di Scelta Civica in parlamento.
Il risultato di Rossi (quasi il 60% dei consensi superiore al risultato di Dellai nei 2008)) dice che il cambio è almeno per adesso pienamente riuscito nonostante la presenza di Grisenti e di Mosna che hanno tentato di presentarsi ai poteri forti come i soggetti più affidabili per il governo del Trentino. La vicenda del NOT, dell’appalto che ha fatto vincere Impregilo, ma anche ISA (la finanziaria della Curia) ed i soliti noti dell’oligopolio collusivo (che è stato il vero governo durante le Giunta Dellai), è servita a presentare Rossi come il soggetto in grado di fare sintesi e di rappresentare le diverse anime, e gli interessi dei soggetti economici della coalizione. Per lui ha giocato anche l’essere espressione del PATT, e quindi formalmente al riparo da critiche di anti autonomismo e di subalternità ai poteri statali, in una situazione dove l’attacco all’autonomia è pesantissimo ed ha mangiato più del 30% del bilancio provinciale. Lo stesso risultato lusinghiero del PATT è spiegabile proprio con l’essere stato il principale interprete in Trentino della risposta autonomista ai tagli statali, a partire dalla manifestazione per l’autonomia dell’ autunno 2012.
Rossi ha vinto ed ha spostato fortemente a destra l’asse della coalizione. Nessuno dei partiti alleati al di fuori di PD, UPT e PATT porta consiglieri in Provincia: I verdi, con un modesto 1,5% non entrano in consiglio provinciale cosi anche la lista di Italia dei Valori e quella dei socialisti. Ogni elemento di novità è stato cancellato. Nel PD esce marginalizzata la componente legata al lavoro, e praticamente nessuno degli eletti (nove) fa parte di componenti interne vicine o in dialogo con la sinistra, eccezion fatta per Borgonovo Re, che però recentemente si è schierata nazionalmente con Renzi ed in Trentino ha fatto sodalizio con Zeni (ex pupillo di Dellai, finito nel PD e sostenitore della parità di bilancio anche in Provincia).
UPT e PAT assieme assommano poco meno dei due terzi del consenso elettorale della coalizione di Centro Sinistra autonomista, una forza in grado di condizionarne pesantemente le scelte e le politiche, ed ora diviene fortemente all’ordine del giorno quella fusione fra i due soggetti di cui da tempo di parla, per dare vita ad un partito territoriale sul modello della SVP, o dei popolari bavaresi.
Con tutta probabilità sarà questa la futura operazione politica di Dellai e Rossi, la costituzione in Trentino di un partito territoriale moderato, legato ai poteri forti ed alla curia, una sorta di Democrazia Cristiana in miniatura, in grado di fornire quella massa critica necessaria alla gestione del potere e di dialogare sul piano nazionale con i soggetti che si origineranno sia dalla crisi del PDL che da quella di Scelta civica ed UDC.
Saranno gli incarichi assessorili a far capire i reali equilibri interni alla coalizione, ma la vittoria al suo interno degli elementi più moderati già indica il costituirsi di una giunta provinciale, se sarà possibile, ancora peggiore di quella della scorsa legislatura.
A questo si aggiunga poi che siamo in presenza di un Consiglio Provinciale dove gli uomini degli affari sono molti e trasversali
4. I risultati di Rifondazione e di SEL
Pur nella ristrettezza di risultati è necessaria una disamina territoriale del voti della sinistra alternativa.
I due risultati, se si toglie Trento, sono sostanzialmente equivalenti. In Valsugana, alta e bassa, in Valle di Ledro, nella Busa, in Piana Rotaliana, in valle di Fiemme, predomina, anche se di poco, Rifondazione, mentre i Vallagarina, in valle dei Laghi, in Valle di Non e di Sole è Sel, sempre di poco, a sopravanzare. A Trento Sel prende il 3,08 % e Rifondazione sfiora il 2. E’ a Trento che si determina il grosso della differenza fra SEL e Rifondazione (più 500 voti per SEL). Se guardiamo poi il dato più nel dettaglio comprendendo le preferenze, risulta evidente che SEL vince su Rifondazione a Trento grazie all’apporto della candidatura di Giovanna Giugni (indipendente nella lista di SEL e consigliera comunale a Trento eletta nella lista di Italia dei Valori) che prende 403 voti, la grande maggioranza dei quali a Trento.
Al risultato di SEL concorre più che per Rifondazione, la lista. Il numero complessivo delle preferenze di SEL è più di tre volte superiore a quello di Rifondazione, (SEL ha 11 candidati sopra le 100 preferenze personali, mentre Rifondazione uno solo) ed è probabilmente alla debolezza della lista, dovuta alla fretta di presentarsi dopo che era saltata l’ipotesi di lista unitaria, che è ascrivibile una parte dell’insuccesso di Rifondazione, situazione sopperita solo parzialmente ed in periferia dal candidato presidente.
L’esiguità delle masse critiche dei due soggetti è alla origine della loro incapacità di essere catalizzatori di una proposta forte di alternativa. Per costituire davvero una visione altra non bastano le idee o i programmi, che questa volta erano di qualità, serve continuità nella azione politica e uomini e donne che sui territori costruiscono e tessono relazioni. Assieme un minimo di massa critica potrebbe esserci, divisi, anche se portatori di buone idee, non si va da nessuna parte.
Questo Rifondazione lo aveva capito e la proposta di coalizione unitaria si muoveva proprio su questo piano, come sempre su questo piano si muoveva il tentativo di far nascere accanto alle forze politiche una lista espressione di realtà sociali e di esperienze di lotta che permettesse di far convergere sulla coalizione un ventaglio ampio di soggetti e di consensi. Con una coalizione unitaria la presenza in Consiglio Provinciale sarebbe stata a portata di mano!
Questo problema, quello della unità fra soggetti diversi ma che sullo stesso territorio hanno idee e programmi uguali e convergenti, è un tema non più rinviabile.
Penso alla necessità/possibilità di dare vita ad un soggetto comune, formato sul principio una testa un voto che metta insieme la forza di tutte quelle realtà che nel progetto di identificano. Penso ad un soggetto federato a livello nazionale sia con Rifondazione che con SEL, che, in caso di disaccordo interno, lascia ai propri militanti libertà di scelta per quanto riguarda le elezioni nazionali, ma che invece è coeso e unico nella iniziativa e nella proposta, in Trentino.
Nella speranza che “non tutto il male venga per nuocere” perché non proviamo a discuterne?
Elio Bonfanti
Condivido in pieno l’analisi post voto di Elio, purtroppo siamo costretti ancora una volta a guardare e commentare dalla “finestra”, rimanendo emarginati questa volta però assieme a SEL e anche se nel nostro ambito non molti saranno d’accordo,pure i Verdi. Fantasticando direi che con SEL assieme e verdi compresi, avremmo forse potuto ottenere il risultato dei 5 Stelle, magari erodendo loro un pò di consenso.In ogni caso sono commenti post elettorali che detti ora hanno poco senso, una cosa però un pò mi preoccupa, cosa ne sarà della nostra autonomia con quasi la meta degli elettori fra chi diserta il voto e/o annulla la scheda? Sbaglio se penso che l’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni può essere un pericolo che potrebbe portare alla lenta erosione della legittimità di un autonomia?
Franco.
Vorrei riflettere sul voto, su quei pochi voti che pure per me sono molto importanti. Vi prego di prendere le mie considerazioni per quello che sono: pensieri di uno che conosce ancora poco la realtà trentina, quindi più che pensieri diciamo sensazioni che spero possano essere utili per il futuro.
1. per dirla con un paragone calcistico a giocare con troppe punte poi si finisce per prendere un sacco di gol, preferisco giocare con una sola punta e con la difesa e il centrocampo migliori del campionato. Spiego. E’ vero che noi abbiamo superato le 100 preferenze con una sola persona. Eppure io guardando i dati dei 36 comuni dove ho volantinato e incontrato le persone vedo che superiamo Sel a Borgo, Bosentino, Caldonazzo, Canal San Bovo, Carzano, Castello, Cinte, Civezzano, Grigno, Ospedaletto, Pieve, Roncegno, Ronchi, Samone, Scurelle, Spera, Telve, Telve di sopra, Torcegno e Vattaro. Pareggiamo a Bieno, Castelnuovo, Imer e Novaledo. Complessivamente in Valsugana e Tesino siamo davanti a Sel di 30 voti. Eppure io sono tra quelli che hanno preso meno preferenze di tutti. Con questo voglio dire che se volevo scegliere un partito personalistico andavo con Forza Trentino. Scegli la persona era lo slogan di De Eccher. Io non ho avuto molto tempo, girare 36 comuni per 3 volte ciascuno, nelle mie 3 settimane di ferie voleva dire avere tempi stretti. Se ho la possibilità di dire due parole a una persona dico due parole sul programma. Ogni parola che spendo per me è una parola tolta al lavoro che ha portato alla costruzione del programma. Quindi meno parole spendo per me e meglio rendo onore a chi ha lavorato al programma. Il risultato è che i 100 metristi di Sel qui perdono mentre noi da soli sfioriamo, se non addirittura superiamo, la somma dei voti de La Sinistra e di Valduga del 2008.
2. una delle prime cose che ho chiesto a Ezio è se ci fosse stato il simbolo “falce e martello” o se per caso fosse stato eclissato da qualche futurismo improbabile tipo ulivi, asinelli, margherite.. ecco i futurismi mi fa piacere che li lasciamo ai democristiani ma altrettanto ho trovato eccessivo dedicare un intera stampa di manifesti solo al simbolo. Spiego. Nel programma di Ezio ho contato tra le righe fino a 37 punti. Quindi 37 possibili slogan. Il risultato è che sul manifesto col faccione il programma era ridotto a 4-5 parole tipo lavoro, diritti, solidarietà, autonomia e neanche mi ricordo bene le parole pur avendole attaccate ovunque. Erano manifesti statici. Certo, dite voi, meglio statici attaccati agli spazi elettorali piuttosto che strappati o svolazzanti per le strade. Scherzo. Intendo dire che se su 37 punti avessimo scelto 4-5 slogan di quelli che Ezio è andato ripetendo per radio e giornali e piazze avremmo potuto preparare 4-5 stampe diversificate con faccione, slogan e sullo sfondo magari una foto relativa allo slogan. Penso a una foto davanti all’acciaieria, una davanti alla cassa rurale, una davanti alla comunità di valle, a un consiglio di amministrazione fittizio, ai vigneti di Sorni, a Martinelli, a Whirpool, eccetera.
3. una piccola considerazione da elettore, non da candidato. L’alleanza con Sel non è scontata. Un Sel personalistico, con manie di protagonismo, come quello di Arisi, che ha iniziato a preparare la campagna elettorale 6 mesi fa, ha di poco superato una lista creata in poche settimane. Se l’alleanza vuol dire accettare i diktat di Sel l’alleanza non funziona. Se sono 20 candidati di Sel e 15 di Rifondazione non funziona. Se i candidati sono 35 condivisi allora funziona, se il candidato presidente è condiviso e non un boccone amaro da mandare giù allora funziona. Quindi in caso di alleanza non è un successo scontato. Si fa presto a passare dalla somma alla sottrazione per quel poco che so di politica.
Francesco Calzolari
da Roberto Alberton di SEL
ma cari compagni e compagne di Rifondazione e loro simpatizzanti non si può fare una campagna elettorale prima e valutazioni poi facendo un’eccessiva enfasi su SEL ed il suo mancato accordo con Rifondazione ! Sono altri i motivi per cui non ci hanno dato abbastanza voti ; e bene li riassume Elio Bonfanti nel suo commento : …. L’esiguità delle masse critiche dei due soggetti è alla origine della loro incapacità di essere catalizzatori di una proposta forte di alternativa. Per costituire davvero una visione altra non bastano le idee o i programmi, che questa volta erano di qualità, serve continuità nella azione politica e uomini e donne che sui territori costruiscono e tessono relazioni…..
Questo è il vero problema sia di SEL che di Rifondazione !
Ma scusate quando c’era Agostino Catalano in provincia che cosa poteva fare : testimonianza ! non dico che non serva avere anche solo un consigliere : porta informazioni,può fare interrogazioni,contribuisce alle finanze scarse dei partiti ; ma da un punto di vista politico la sua rilevanza è inconsistente. E neppure è il fronte che pongo al primo posto quello elettorale, a meno che ci siano ambizioni personali.
Come proposi a Sel durante il dibattito, a dire il vero molto sofferto, per decidere se andare con Rifondazione , ci voleva un incontro tra le basi dei due partiti e parlare prima di politica,del ruolo della sinistra,della mancanza di una risposta alla crisi globale che uscisse dai limiti delle frontiere, anche dei simboli e dei metodi di lotta e del contesto storico e culturale che è cambiato.
Proposta che non è passata ma che avrebbe cambiato i termini dei rapporti.
Non mi metto a fare i confronti da bar sport su chi tra di noi ha prevalso nei singoli paesi e paesini.
Come ebbi occasione di dire più volte a compagni di Rifondazione l’unità si costruisce sulle iniziative comuni più di movimento che elettorali ; a questo punto ritengo che un incontro vada fatto , ma più che sulle elezioni, sulle prospettive della sinistra prima di tutto nazionale ed europea.
grazie
roberto
Ciao a tutt*
Mi è piaciuta molto la riflessione di Francesco ed anche quella di Franco.
Personalmente, e lo dico con tutta l’umiltà di neofita, mi piacerebbe aggiungere qualcosa e vi ringrazio se mi darete la vostra attenzione.
Mi pare che ci sia poco “gruppo” e forse questo si riallaccia al discorso del personalismo che ha ben descritto Francesco.
Ho avuto la netta sensazione che nel partito ci siamo delle isole (gruppetti o singole persone) che navigano a vista l’una dall’altra.
Questa frammentazione interna, secondo me, crea del gelo, freddezza, che è l’opposto della coesione, del calore umano, della passione che accomuna le menti e gli animi; con questo non voglio dire che singolarmente le persone siano sprovviste di passione politica (del resto, ognun* di noi è qui non certo per i soldi..) ma che forse non siamo tanto brav* a contattarci a livello umano, da persone.
Per me la politica è imprescindibile dalla persona in quanto risultato di pensieri ma anche sentimenti, emozioni.
E proprio noi, Rifondazione Comunista, che si batte senza se e senza ma contro il capitalismo…come possiamo prescindere dalla persona? ma dall’essere noi stess* in primis persone! Perchè se noi per prim* curiamo e coltiviamo il nostro relazionarci in primis da persone, allora saremmo anche in grado di contattare fuori le altre persone e di farci percepire vicin* a loro.
Insomma, penso che se noi all’interno del partito siamo vicin* come persone, innanzitutto va a cadere il discorso del personalismo perchè si diventa un unico organismo che si muove tutto in un’unica direzione (pur mantenendo ognun* la propria peculiare modalità) e che ha come obbiettivo la vocazione del partito e non quella personale e poi-cosa non da poco-trasmettiamo all’esterno questa egemonia e diventiamo anche più affidabili, più credibili.
Ecco: credo sarebbe importante lavorare tanto, ma tanto, sul fare gruppo perchè se non siamo gruppo, non siamo nemmeno partito e su scala locale questo fa davvero la differenza.
Mi piacerebbe molto che ad esempio una volta in settimana avessimo un contatto tra tutt* (o quasi tutt*), contatto che può concretizzarsi o con un appuntamento in sede a Trento (che mi pare anche il punto centrale più o meno per tutti) oppure anche con una videoconferenza come mi ha suggerito Grazia stamani, e perchè no? Lungi da me il voler emulare il Beppe nazionale, ma non possiamo prescindere dalla comunicazione virtuale e secondo me anche da questo punto di vista potremmo e dovremmo fare di più..dovremmo mettere tutto il materiale possibile nel web (quindi filmare i nostri interventi pubblici, le interviste, i passaggio sui media etc etc, postare ogni comunicato, ogni volantino, ogni riflessione..) perchè-che ci piaccia oppure no-il virtuale è il maggior veicolo comunicativo. Anche perchè sappiamo benissimo tutt* che sulla stampa cartacea non abbia alcuna visibilità!
Ad esempio in questo Ezio fa un grandissimo lavoro: il suo blog è eccezionale, così come le sue pagine sui social network.
Un’ultima cosa e poi promesso non vi tedio più: la sede di Trento.
Vi prego, facciamo uno sforzo ma manteniamo la sala in affitto perchè davvero in quella possiamo fare tante cose: possiamo usare le vetrine come bacheche, possiamo organizzare conferenze, cineforum (lo scorso inverno ne abbiamo organizzati 2), incontri e via dicendo! Secondo me costituisce anche questa un’importante visibilità!
Bom, credo di aver sbrodolato tutto.
In ogni caso, per me è stato bellissimo fare questa campagna elettorale: ho conosciuto belle persone, mi sono legata ancora di più ad altre che già conoscevo, mi ha fatto vivere ancora di più il mio territorio e sicuramente mi ha messa ancora più in contatto con me stessa.
Quindi, grazie a tutt* 🙂
Un abbraccio collettivo
D.
Scuatemi se rientro nel dibattito, ma nel mio commento pur considerando l’occasione persa “dell’unità elettorale” ho volutamente eluso qualsiasi tono polemico e/o l’individuazione di responsabilità dell’una o dell’altro. Ritengo ed insisto che comunque gli elettori di sinistra avrebbero premiato l’iniziativa ed a chi non è d’accordo e richiama le precedenti esperienze negative, dico che forse i tempi erano maturi per ritentare. Però colgo e condivido, leggendo l’ultimo commento di Roberto, l’errore piuttosto grave di non aver coinvolto le basi dei due partiti ma di aver tentato pur con tutte le forze, di trovare una sintesi politica ed elettorale solo fra “rappresentanti delegati e dirigenti”. In ogni caso vedrete che se non siamo proprio “de coccio” questa unità di intenti la troveremo cercando di concentrarci sulle prospettive della sinistra nazionale ed europea, come dice Roberto, ma anche su temi ed argomenti più diretti che riguardano le problematiche delle persone. Come ?… per esempio cercare di entrare nelle azioni dei movimenti, nei piccoli comuni come nelle circoscrizioni comunali, occupandoci appunto anche della vasta quotidianità del semplice vivere.
Franco