Precarieta’ e Art.18: la demagogia di Renzi
Renzi ha gettato la maschera e sfodera su ordine della toika europea un pesante attacco ai diritti dei lavoratori. Con un video dove la demagogia la fa da padrona. Renzi da buon comunicatore usa le debolezze passate e presenti del sindacato per scardinare l’articolo 18 in nome della lotta alla precarietà.
Quella precarietà di cui il suo partito è il massimo responsabile assieme alla destra sociale e politica che hanno governato in questi ultimi 20 anni, dalla legge Treu, alla legge 30 fino al decreto Poletti dell’aprile scorso che liberalizza fino a 3 anni i contratti a termine. Ma a sentire Renzi sembra che in Italia abbiano governato i lavoratori e non PD e PDL che si facevano concorrenza su chi meglio rappresentava gli interessi delle multinazionali e della finanza globale.
Renzi furbescamente dice che “ ..Marta non ha la maternità ..” facendo capire che la colpa di questo non sia di chi ha votato le leggi sulla precarietà, ma della dipendente pubblica e per questo lui propone di togliere questo “privilegio” chiamato maternità a tutte/i, o quanto sostiene che “servono regole giuste e non complicate” ci vuole far credere che le multinazionali per investire in Italia chiedano l’eliminazione del precariato e non il suo allargamento anche a chi oggi ha un lavoro a tempo indeterminato.
Insomma usa il gioco delle contrapposizioni per cancellare i diritti di tutti, compresi i precari, ai quali la proposta di Renzi toglierà anche la speranza che un domani possano avere un lavoro stabile. Semplicemente ignobile per un presidente del consiglio che dovrebbe invece mettere in campo le iniziative per creare lavoro.
Insomma siamo davanti allo stravolgimento della realtà e la vittima (iul lavoratore) è messo sotto accusa per non essersi opposta al carnefice dimenticando volutamente che il governo Monti, ha usato l’emergenza economica (la famosa lettera della BCE) per elevare la pensione a 67 anni e manomettere l’articolo 18. Dimentica che Lui era tra quelli che hanno salutato positivamente queste riforme di montiana memoria.
Naturalmente i poteri forti, oggi come ieri, hanno motivato queste scelte ideologiche in nome dell’occupazione giovanile e nonostante in 3 anni è passata dal 20% al 43%, smentendoli clamorosamente, questi continuano nelle loro campagna menzognera sul mercato del lavoro.
E’ vero che le tre confederazioni hanno responsabilità enormi per non aver chiamato i lavoratori alla lotta ma questo non cancella il dato che la decisione è stata assunta dal governo sostenuto da PD, PDL UDC e tutti quanti oggi decantano (mentendo) gli effetti miracolosi della precarietà sui livelli occupazionali dimenticando che la disoccupazione ormai è al 13% e l’economia in recessione.
Contro i diritti dei lavoratori in questi anni abbiamo assistito ad un martellamento senza precedenti da parte dei media. Un martellamento talmente persistente che ha spezzato ogni possibile solidarietà di classe o tra le classi. Naturalmente le responsabilità delle confederazioni è e rimane enorme sia dal punto di vista culturale e sindacale in quanto praticando le politiche del meno peggio e rinunciando ad una visione alternativa alla centralità dell’impresa ne hanno accettato le scelte peggiori, precarietà e sotto salari.
Se uno conosce minimamente il mondo del lavoro da quello precario a quello cosiddetto garantito sa benissimo che la classe dominante, i padroni – oggi rappresentati da Renzi – vogliono abolire gli articoli 18, 13 e 4 dello Statuto e definire per legge il loro diritto al dominio, perché vogliono far capire chi ordina e chi deve subire sul posto di lavoro, anche quanto chi comanda dà disposizioni palesemente sbagliate al solo scopo di far vedere chi comanda e chi deve obbedire.
Questa Renzi è la vera ideologia che tu vuoi rafforzare. Il dominio delle aziende sul mondo del lavoro.
Infatti l’articolo 18 vieta soltanto il licenziamento dichiarato illegittimo dal giudice. Una scelta di civiltà e di normale diritto. Il job-act prevede che un lavoratore possa essere licenziato anche ingiustamente stabilendo un risarcimento monetario come una qualsiasi altra merce.
Per questo appaiono vergognose le aperture di Camusso, Bonanni e Angeletti sulle possibili limature dell’articolo 18.
E’ ora di scendere in piazza per dire che la dignità non ha prezzo e che i diritti non possono essere sacrificati sull’altare delle ideologie della troika.
Ezio Casagranda – USB Trentino