EXPO fa male, in Trentino, a Milano e ovunque

expo1Appello per la costituzione di un percorso trentino di opposizione al modello EXPO2015

Yomaira, colombiana afrodiscendente, campesina, desplazada, minacciata di morte dai paramilitari colombiani, un fratello ed il marito uccisi per essersi opposti all’accaparramento delle terre delle loro comunità, in queste settimane è in Europa con Enrique per spiegarci cosa sta succedendo laggiù, lontano dai nostri occhi e dalla nostra quotidianità. Racconta con semplicità e il volto segnato dal dolore, ma al tempo stesso dalla determinazione, quello che accade nel suo paese quando una comunità prova a ribellarsi contro le logiche del potere economico mondiale. “Siamo contadini, e siamo orgogliosi di esserlo. Quale tipo di sviluppo vogliamo? Vorremmo poter coltivare prodotti biodiversi e locali, sementi che i nostri padri hanno selezionato e tramandato a noi, senza l’utilizzo di prodotti chimici, per nutrire noi e le nostre famiglie e per vendere le eccedenze nel mercato locale. Ma questo non porta nessun beneficio al potere politico corrotto, che invece svende le nostre terre ad imprenditori per coltivarci, ad esempio, monocolture di palma da olio per il mercato europeo o statunitense. Se provi a resistere? Ti minacciano, ti uccidono, o ti fanno sparire. E quasi sempre rimangono impuniti.”
Da questa storia ad EXPO 2015 purtroppo il passo è breve, nonostante i 9.000 km di distanza fisica fra le due realtà. Se infatti EXPO sta cercando in tutti i modi di costruire intorno a sé un immaginario dell’evento “green”, che parla di sviluppo sostenibile, temi solidali ed equi come il cibo accessibile all’intera umanità, attirando e seducendo la città che lo ospita, è sufficiente andare poco più in là degli slogan per capire che la situazione è assai diversa: già solo i nomi delle corporation protagoniste (Nestlè, Monsanto, Dupont, ecc.) e il tipo di agricoltura (industriale) che propongono, fanno chiaramente capire che EXPO pubblicizza e supporta quel tipo di sistema e potere globale che rende la vita difficile ai Yomaira e Enrique di tutto il mondo.
EXPO ha stretto una collaborazione anche con la Provincia Autonoma di Trento che durante i 6 mesi dell’evento avrà la sua parte di padiglione al costo di 1,5 milioni di euro. Per rinforzare l’ immaginario “green” di Expo, il 30 gennaio Trento si trasforma (citando il comunicato stampa) “per un giorno nella capitale della green economy”, con un convegno, patrocinato da EXPO 2015, dal titolo “Coltivare la sostenibilità – Le opportunità della green economy per la filiera agroalimentare trentina”. A detta di Cooperazione Trentina, organizzatrice del convegno, “EXPO porterà al territorio nazionale qualità, sostenibilità e innovazione”, aggiungendo che “da anni l’agricoltura trentina ha iniziato un discorso di sostenibilità sinonimo di lavorare per l’ambiente, di rispetto del territorio”. Ci chiediamo, quale sarebbe l’agricoltura sostenibile trentina alla quale si riferiscono, quella delle tre monocolture che stanno divorando il territorio, impoverendolo attraverso i fitofarmaci e pesticidi di sintesi e sono sempre più destinate all’export piuttosto che a soddisfare i bisogni alimentari delle comunità locali?
EXPO sta sperimentando un modello con forti implicazioni e ricadute sulla vita di ognuno di noi, che pregiudicherà la possibilità di autodeterminazione alimentare e territoriale. Questo modello minaccia il diritto alla terra, alla casa e al lavoro, il diritto ad (auto)determinare il territorio in cui viviamo, sottoponendoci a logiche speculative e finanziarie.
Expo per molte aziende è greenwashing (piuttosto che “green”): la possibilità di ripulirsi la reputazione abusando dell’immaginario di sostenibilità creato dal potente marketing dell’evento
Expo è cemento: oltre 1700 ettari di terreni agricoli cementificati fra Expo e opere connesse
Expo è precarietà: con la scusa dell’evento è stata ampliata la possibilità di usare contratti precari in Lombardia fino ad aprile del 2016, in accordo con Cgil-Cisl-Uil (protocollo sindacale d’intesa per Expo2015). Aveva promesso 70 mila posti di lavoro ma ad ora si parla di non più di 5.000 persone assunte temporaneamente. In compenso sono stati reclutati oltre 18.000 volontari che lavoreranno gratis (per una SPA, non per un’associazione di volontariato!) con la sola ricompensa di vedersi aggiunta una riga sul loro curriculum.
Expo è debito per le generazioni future: un evento che costerà 1,3 miliardi di euro che arriveranno a 10 miliardi con le nuove autostrade e opere collegate. Soldi pubblici sottratti a tutti noi per un’operazione in cui a guadagnarci saranno i privati, senza contare tutti i soldi bruciati in tangenti. Finora sono state arrestate una ventina di persone per corruzione e appalti truccati.
Expo è sospensione della democrazia: è evidente la necessità organizzativa del grande evento di operare in un contesto straordinario, in cui l’amministrazione ordinaria è limitata e gli strumenti democratici sospesi. Lo stato d’eccezione imposto dal commissariamento è diventato così un modus operandi che ha reso Expo2015 il dispositivo più insidioso lasciato in eredità all’intero Paese e codificato con l’introduzione del decreto SbloccaItalia.
La nostra scelta, invece, presa in continuità con il lavoro e le idee che siamo portando avanti da anni, è quella di aderire alla Giornata Nazionale di Mobilitazione Contro EXPO indetta da Genuino Clandestino* con la rete Attitudine No Expo, invitando tutta la cittadinanza a partecipare ad un momento di assemblea pubblica martedì 27 gennaio, ad ore 20.00, presso il Centro Sociale Bruno (via Lung’Adige San Nicolò 4, Trento), con l’obiettivo di aprire una spazio di dibattito sulle tematiche legate all’Expo, per capire, approfondire e ragionare su una risposta e un percorso territoriale, basato sulle nostre specificità, di opposizione radicale al modello che propone EXPO.

*Genuino Clandestino è una rete di singoli e comunità, che propone alternative concrete al sistema neoliberalista dell’agricoltura industriale attraverso la promozione dell’agricoltura contadina, rispettosa dell’uomo e dell’ambiente, di prossimità e relazionale.

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