Jobs Act: Dalla rabbia alla lotta
Il Jobs Act è approvato e non serve consolarsi con “noi l’avevamo detto” perché a farne le spese sono i lavoratori. Per questo provo una grande rabbia che supera qualsiasi altro sentimento.
Rabbia perché ci ricordiamo lucidamente quanto affermato da molti esponenti del PD e della Cgil sui possibili miglioramenti che potevano essere apportati in fase di attuazione della legge e gli “starnuti” della “sinistra” del PD, le “reprimende” (a parole) di esponenti della Cgil con la Camusso in testa che non hanno evitato questa macelleria sociale.
Rabbia perché assistiamo al solito gioco delle parti ma nella realtà Cgil Cisl e Uil, solo a decreto approvato e quando i diritti dei lavoratori sono stati ridotti a merce di scambio, hanno avanzato qualche critica.
Rabbia perché non siamo riusciti a far comprendere che lo sciopero del 12 dicembre a Roma, non ha rappresentato l’inizio di un percorso di lotta ma, al contrario, la fine di qualsiasi opposizione reale all’attacco delle nuove normative sul lavoro da parte della Cgil.
Rabbia perché un Alfano qualunque può dire apertamente e pubblicamente che questo governo è riuscito a cancellare lo Statuto dei lavoratori e l’Articolo 18.
Rabbia perché si lascia alla Lega la falsa bandiera della difesa delle pensioni quando dovrebbe essere patrimonio delle forze sindacali e politiche più sensibili alle questioni sociali.
Rabbia perché ormai si parla di guerra e razzismo con estrema superficialità e mentre il mediterraneo è diventato un cimitero dove muoiono migliaia di bambini, donne e uomini in cerca di un futuro la peggiore destra italiana marcia su Roma e fanno del razzismo e la xenofobia la loro principale bandiera.
Rabbia perché la cementificazione delle città aumenta diminuiscono e al contempo diminuiscono le tutele sociali mentre l’EXPO sarà il “cavallo di troia” per inaugurare l’era del “lavoro gratuito” che sarà la nuova forma di auto-finanziamento delle industrie, santificata dal Governo e da Cgil, Cisl e Uil che ne hanno accettato e sottoscritto le modalità.
Rabbia perché la povertà aumenta, insieme a coloro che non hanno più un tetto sulla testa ed a chi non ha i soldi per curarsi, ma i problemi della “politica” e del “palazzo” rimangono la riforma elettorale, quella delle istituzioni e della televisione.
Rabbia perché si continua a morire di lavoro e di inquinamento e ai colpevoli di disastri come quello dell’Eternit vengono cancellate anche le miti pene alle quali erano stati condannati.
Rabbia perché nei posti di lavoro la democrazia non riesce ad entrare e l’accordo del 10 gennaio dello scorso anno, giorno dopo giorno, sta divorando quel poco di trasparenza e di democrazia che erano rimaste.
Ma rabbia e sconcerto non sono stati d’animo adeguati alla necessità di cambiamento. Ci vuole intelligenza e determinazione, coraggio e partecipazione! Dobbiamo costruire un’alternativa sociale e sindacale vera e per fare ciò è necessario mettere in campo mattone su mattone, parola dopo parola, lotta dopo lotta, iniziativa dopo iniziativa.
Un pezzo di questo percorso è iniziato il 24 ottobre 2014 e continuato sabato 28 a Milano. Una mobilitazione che non a caso è stata oscurata dalla grande stampa e dai mass media. Tocca ad ognuno di noi uscire dal proprio individualismo rassegnato per riprendere in mano la bandiera della lotta e del riscatto sociale.
USB Trentino