Berlusconi o Monti la musica non cambia.

La manovra varata dal Governo Monti costerà un ulteriore calo delle entrate per il Trentino di 150 milioni di euro per i prossimi cinque anni. Questo si aggiunge ai tagli già previsti dalle manovre varate da Berlusconi che ammontavano complessivamente a circa 600 milioni di euro. In totale le manovre costeranno al Trentino, oltre al salasso ai lavoratori ed ai pensionati, ben 750 milioni di euro pari a quasi il 20% del bilancio provinciale. Basterebbe questo per dire che bisogna rinegoziare il “patto di Milano fra la Provincia di Trento ed il governo nazionale”; quel patto, infatti, legando i trasferimenti alla crescita economica e accettando maggiori competenze a parità di trasferimenti statali, se non verrà almeno indicizzato, produrrà in pochi anni un forte peggioramento delle condizioni di vita degli abitanti del Trentino. Se a questo si aggiunge che lo Stato, in maniera unilaterale e attraverso una interpretazione forzata del testo, tiene per se anche le quote che spetterebbero alla Provincia degli aumenti di tasse o di imposte (i nove decimi di tali tasse sarebbero di diritto del Trentino) mette in evidenza la assoluta continuità fra le politiche di Monti e quelle di Berlusconi in materia di autonomie speciali. La provincia deve subito ricorrere alla Corte costituzionale contro questo aspetto della manovra Monti chiedendo la effettività della quota dei trasferimenti e cioè che al Trentino ritornino i nove decimi delle entrate che lo stato ha sui territori provinciali.
Berlusconi, Monti, Dellai sul tema del lavoro non c’è alcuna differenza. Fra Provincia di Trento e Confindustria è stato firmato un protocollo di intesa per la sperimentazione in Trentino del Contratto unico. In altre parole della proposta Ichino (PD) che di fatto precarizza totalmente il mercato del lavoro ponendolo interamente nella mani della impresa e del profitto. Diciamo no a questa sperimentazione rivendicando che Autonomia significhi maggiore tutela del lavoro e dei lavoratori, fine della precarizzazione del lavoro, obbligo all’uso dei contratti a tempo indeterminato, obbligo alla restituzione dei contributi provinciali avuti negli ultimi dieci anni alle aziende che delocalizzano. Prima sulla scuola, con l’introduzione in via sperimentale della controriforma Gelmini, ora sul lavoro, la Giunta Provinciale attacca i lavoratori e gli studenti copiando le politiche liberiste del Governo. Scarica la crisi sulle categorie sociali più deboli attraverso, ad esempio, l’annunciato aumento degli affitti degli alloggi pubblici (ITEA). Mentre proseguono le politiche speculative sul territorio, la stradomania e si continua a volere opere pubbliche inutili e dannose (la TAV, Metroland, l’inceneritore, la base militare a Mattarello per citare solo le più conosciute).
C’è bisogno di un diverso modello di sviluppo che valorizzi i territori e la montagna, che utilizzi e preservi le risorse locali, che pensi ai beni comuni come l’elemento su cui costruire una diversa economia. Un modello di sviluppo in relazione con l’ambiente, partecipato e controllato dai cittadini. Per questo la lotta contro il Governo Monti deve essere anche la lotta contro le politiche liberiste della Giunta Dellai: un trentino diverso è possibile.

Partito della Rifondazione Comunista

Federazione di Trento

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