Renzi: il nuovo pinocchio
Riuscendo nel suo intento di andare al voto referendario sulla riforma costituzionale il più tardi possibile Renzi ha fissato la data al 4 dicembre.
Quindi la consultazione si terrà dopo mesi di propaganda a senso unico, dopo aver normalizzato quel poco che c’era ancora da normalizzare della RAI e mentre si fanno insistenti le voci di altre regalie senza copertura economica con cui orientare più gente possibile a votare a favore della riforma.
Ma non siamo di fronte ad un qualsiasi referendum, anzi refeRenzium, visto che al suo esito è legato il futuro di Renzi e del suo Governo e in qualche misura anche il futuro dell’Unione Europea. Siamo chiamati a votare su una profonda e complessa riforma Costituzionale che modifica sostanzialmente poteri e funzioni nella Repubblica.
Ma Renzi non ha più, nel paese e in Europa, quella forza e credibilità che fino a poco tempo fa gli veniva dalla capacità che aveva avuto di spingere sull’acceleratore dell’obbedienza ai diktat europei realizzando in pochi mesi una devastante riforma del lavoro e la definitiva messa all’angolo dei corpi intermedi, che in verità non si sono fatti pregare per accomodarsi fuori dalla porta. Oggi alle richieste di flessibilità nei conti che insistentemente Renzi chiede all’Europa si oppone un sostanziale niet che dice che in qualche misura anche l’Europa, dopo pezzi consistenti di borghesia italiana, non copre più Renzi.
Uno degli strumenti che Renzi intende utilizzare in questi due mesi che ci separano dal refeRenzium, oltre a raccontare al popolo che con la riforma si ripareranno guasti devastanti per il nostro Paese contenuti nella nostra Carta Costituzionale, è la prossima Legge di stabilità che sarà presentata a metà ottobre.
Dentro questo passaggio, sempre fondamentale per la definizione delle poste economiche da allocare per il prossimo anno, Renzi proverà ad introdurre qualche pannicello caldo per cercare di rendere digeribile la riforma costituzionale. Mentre taglierà ancora miliardi alla sanità proporrà l’estensione della 14ma ai pensionati più indigenti e contemporaneamente di pagarsi l’uscita dal lavoro con l’APE. Mentre porterà alla favolosa cifra di 1 miliardo lo stanziamento per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego – dopo ben sette anni di blocco totale – con cui elargire qualche indecoroso spicciolo ai lavoratori pubblici, aumenterà gli sgravi e detasserà ulteriormente i profitti delle imprese.
La posta complessiva in gioco il 4 dicembre è fatta quindi di molte cose, la politica economica e quella sociale, l’architettura politica e la definizione degli assetti istituzionali.
A questo complesso ma assolutamente interessante intreccio di questioni l’USB, assieme ad altre organizzazioni sindacali e a molte forze politiche e sociali, intende rispondere con la messa in campo del movimento dei lavoratori e del movimento democratico in difesa della Costituzione. Il 21 e 22 ottobre, con lo sciopero generale sociale e con la manifestazione nazionale del NO RENZI DAY proseguiremo quindi la campagna di lotta per far cambiare di segno alla politica del governo e apriremo la campagna referendaria per sconfiggere le smanie autoritarie di totale rafforzamento dell’esecutivo che sta dietro alla riforma costituzionale.
Oggi scendere in campo è questione vitale per rompere con la rassegnazione e riprendere fiducia e forza politica. Tutti allo sciopero, tutti a manifestare!
USB Nazionale