Acqua: Rispettare il voto dei cittadini
IL VOTO REFERENDARIO VA RISPETTATO SENZA SE E SENZA MA
Mi interessa intervenire in merito all’articolo pubblicato da “L’Adige”, nel quale il consigliere Michele Nardelli considera le iniziative attuate dalla provincia di Trento in merito alla riorganizzazione del servizio idrico integrato come attuazione compiuta del voto referendario.
Non è così. E’ vero che l’abrogazione dell’art. 23 bis (decreto Ronchi) ha comportato la fine dell’obbligo alla privatizzazione del servizio idrico e la possibilità di scelta da parte degli enti locali sulle modalità di affidamento; ma tra queste possibilità è stata reintrodotta, grazie al riferimento alla dottrina comunitaria richiamato dalla stessa Corte Costituzionale (sentenza n. 24/2011), la possibilità degli enti di diritto pubblico, quali le aziende speciali e i consorzi.
Di più.Se anche l’esito del primo quesito consente una pluralità di scelte, l’esito del secondo quesito è inequivocabile : abrogando l’adeguata remunerazione del capitale investito (i profitti), i cittadini italiano hanno chiaramente voluto l’uscita del servizio idrico da qualsiasi gestione di mercato (sentenza Corte Costituzionale n. 26/2011), di cui è logica conseguenza il superamento della SpA come forma di gestione.
Se dunque la provincia di Trento intende essere conseguente al risultato referendario, deve certo scorporare da Dolomiti Energia SpA i servizi idrici delle realtà territoriali coinvolte, ma anche metterle in sicurezza da qualsivoglia possibilità di re immissione nelle logiche del mercato, dando loro la forma più adeguata di gestione : quella attraverso enti di diritto pubblico.
Unica forma che consente una reale partecipazione dei cittadini, dei lavoratori e delle comunità territoriali alla gestione dell’intero ciclo dell’acqua e alla sua conservazione per le generazioni future.
Un referendum vinto con il voto della maggioranza assoluta del popolo italiano, dopo dieci anni di lotte per l’acqua che hanno cambiato culturalmente il Paese, facendo irrompere il linguaggio dei beni comuni dentro l’agenda politica, non può essere certo interpretato come una semplice richiesta di aggiustamento dell’esistente.
I cittadini ne sono più che consapevoli : quanto dovremo aspettare perché se ne accorgano anche gli amministratori?
Marco Bersani
Forum Italiano Movimenti per l’Acqua