ALBA in due giorni
PARMA 30 GIUGNO E 1 LUGLIO: Pubblichiamo questo report del nuovo soggetto politico ALBA in quanto contiene alcune considerazioni che mi sembrano molto interessanti sia a livello nazionale ma anche per il nostro Trentino in materia di votazioni, contenuti, chiarezza di obbiettivi,ecc.
La redazione
Più o meno 400 persone che si trovano a discutere di Europa, lavoro e riconversione ecologica, beni comuni, organizzazione interna inclusiva e democratica. Avevamo preso l’impegno di ragionare a Parma di contenuti e appuntamenti prossimi. Di aggiungere al Manifesto di marzo un altro pezzo di riflessione, questa volta molto più collettiva e partecipata.
Non era facilissimo, perché è sempre più semplice delegare a un gruppetto di “esperti” delle grandi questioni, però possiamo dire che a Parma ci siamo riusciti, anche se forse la sintesi dei lavori che si sono svolti ai tanti tavoli non poteva realizzarsi in una sola mattinata.
Però una volta tanto tutte e tutti hanno potuto prendere la parola in uno spazio ravvicinato, per un tempo disteso, quello che può permettere davvero di ascoltare e non solo ascoltarsi, di intrecciare riflessioni. Come è giusto che sia. Siamo solo all’inizio di una storia. Un grande passo avanti è stato fatto, assemblando i materiali dei tavoli di lavoro che costituiscono ora una base importante per una elaborazione successiva e diffusa. Come importante è stato decidere insieme su alcuni punti rilevanti.
Anche la discussione sullo statuto – la nostra carta di identità, come è stata chiamata, non un banale atto burocratico – ha sciolto alcuni dei nodi principali. Su altri la discussione continua.
E la parte più delicata della riflessione sull’oggi, quella che riguarda le scadenze elettorali – delicata perché chiamata a tenere insieme diversità, radicalità ed etica del soggetto politico nuovo, con l’ambizione di non restare ai margini, ridotti a un ruolo di testimonianza o di pressione culturale sui partiti esistenti e sulle loro tristi alleanze – la discussione sul che fare davanti alle elezioni del 2013 ha definito chiaramente alcuni punti chiave.
Niente somme spente di partitini vecchi, modello ritorni di sinistra arcobaleno; niente aggregazioni residuali degli esclusi; tanto meno liste civiche con volti decenti di supporto a un centrosinistra impresentabile, in funzione complementare nello scaffale dell’offerta politica.
Soprattutto nessuna possibilità di partecipare a primarie di centrosinistra, PD o coalizione, che non hanno un’ombra di contenuto – o se ce l’hanno è quello del governo Monti e dell’Europa dei memorandum. E più in generale nessuna alleanza con questo PD.
Si è aperta una fase costituente della democrazia italiana. Per ora praticata con energia soprattutto dal capitalismo finanziario e dalla destra, con la chiara idea di liberarsi del lavoro e della democrazia. Della Costituzione repubblicana.
L’ambizione che ci anima è alta: contribuire alla costruzione di un’alternativa a questa Italia e questa Europa. Un’altra via di uscita dalla crisi, che non faccia a pezzi diritti e dignità del lavoro, relazioni ambiente e vita delle donne e degli uomini.
Esiste una parte ampia della società italiana, che ha riempito le strade di questi anni. E anche le urne, una volta tanto, nei referendum e in molte elezioni amministrative.
Questa Italia non è minoritaria e non è figlia di appartenenze ideologiche chiuse ed escludenti. Chiede forme politiche nuove per poter partecipare a uno spazio pubblico allargato, all’altezza della devastazione anche antropologica che si è manifestata in questi venti anni di berlusconismo e post berlusconismo. E in questo quadro ci sono state spinte anche diverse, ma la sintesi sta sempre in sintonia con l’alta ambizione che abbiamo dichiarato, lanciare la sfida senza mettersi in un angolo.
Comune è stato il bisogno di lavorare a un progetto radicalmente nuovo, peculiare della nostra situazione, che non riproduca schemi di altri paesi (riferirsi a Syriza è efficace per la chiarezza della proposta alternativa e la radicalità dei contenuti, ma le modalità di composizione non sono replicabili). Una proposta aperta, che si caratterizza sul tratto discriminante della democrazia, con un ruolo attivo di tante e tanti, dagli intellettuali ai precari per “una grande alleanza tra la classe operaia più battagliera, i ceti medi progressisti e i giovani precari o disoccupati”.
Centrale nella riflessione e costruzione di ALBA è stato anche il tema del LAVORO. Per questo organizzeremo una prima conferenza nazionale , sul tema del LAVORO, CRISI, EUROPA a Torino a fine settembre , viste le risposte positive ricevute alla proposta avanzata nell’incontro della Fiom del 9 giugno scorso.
E poi centrale è la necessità di un reddito di cittadinanza (diffuso in tutta Europa, salvo Italia e Grecia), di un intervento pubblico per la creazione di posti di lavoro (purché gestito a livello locale e con la partecipazione dei cittadini) , il tutto in un’ottica di riconversione ecologica del sistema produttivo e della nostra vita.
In questo senso possiamo dichiararci europei, ma per un’Europa delle Donne, degli Uomini e dei Popoli, solidale: una Europa altra da questa. Con un vero parlamento, con potere legislativo, eletto su liste transazionali. E in questa ottica confrontarsi su Euro e debito.
Molto altro ancora è emerso: il tutto per contribuire a far saltare gli schemi di questa democrazia ingessata e polverizzata, ridotta a rabbia e populismo; proporre uno spazio politico ampio e radicale, radicalmente nuovo nelle forme e nei contenuti, per quella società che si è mobilitata per difendere beni comuni, vita collettiva e dignità personale, è possibile. Su una discriminante: la democrazia come rifiuto delle politiche neoliberiste e dell’Europa dei memorandum.
Per questo progetto ha senso spendere le energie che abbiamo. Che le abbiamo, lo abbiamo scoperto con gioia anche a Parma.
ALBA – alleanza lavoro beni comuni ambiente –