Appello per una sinistra in Trentino
Scriviamo queste poche righe dopo avere molto riflettuto sulla nefasta prospettiva – che ad ora sembra inevitabile – della presentazione di due distinte liste di sinistra alle prossime elezioni provinciali.
Certo, se si è giunti – ma non per volontà unanime, va pur detto! – a un percorso diverso da quello di una coalizione che comprenda i due partiti, RIFONDAZIONE COMUNISTA e SEL e i movimenti e le associazioni che si sentono loro vicini per analisi e programma, ci sono delle motivazioni che hanno una loro logica.
Però: data la gravità della situazione economica e politica, il generale degrado culturale, il livello di disorientamento se non di delusione e risentimento che portano molti elettori tradizionalmente di sinistra alla decisione di non votare oppure a sentirsi attratti – nonostante alcune recenti performances non esaltanti – dal dogmatismo a suo modo rassicurante del M5S, a fronte di battaglie per la difesa dei beni comuni, che ci hanno visto uniti, ci sembra il caso di mettere davanti a qualunque altro tipo di considerazione, l’ assoluta NECESSITA’ di:
1. unire le forze in campo, trovando, con intelligenza, generosità, pazienza, soluzioni per comporre una coalizione frutto di un compromesso “alto” tra le varie – legittime – esigenze di identità e visibilità di ciascuna;
2. non deludere e deprimere ulteriormente l’elettorato di sinistra già abbastanza provato e sfiduciato;
3. realizzare l’obiettivo di avere una rappresentanza all’interno del consiglio provinciale per dare voce a istanze critiche ed alternative alla politica fin qui perseguita dalla PAT.
Se il nostro fine comune è quello di aggregare la sinistra di alternativa attorno ad un progetto politico, con un programma capace di dare risposte alternative al modello Dellai – che verrà proseguito dal prossimo governo provinciale – dobbiamo solo mettere nero su bianco alcuni punti che tutti riteniamo irrinunciabili e sui quali la presenza in consiglio deve garantire un impegno. E non è certo difficile elencarli in modo per ora superficiale:
Nuovo modello di sviluppo con una presenza importante della Provincia nella programmazione economica.
Intervento pubblico a difesa, conservazione e creazione di nuovi posti di lavoro.
Gestione totalmente pubblica dei servizi a partire dall’acqua.
No all’attuale progetto NOT (Nuovo Ospedale Trento). Se il nuovo ospedale deve essere fatto, va riformulata tutta la procedura di assegnazione dei lavori, partendo dalla considerazione che project financing apre solo la strada ad una enorme spesa pubblica e consegnerebbe agli interessi privati un servizio pubblico di fondamentale importanza come quello della sanità.
No al finanziamento pubblico alle scuole private e politiche di reale valorizzazione della scuola pubblica
Valorizzazione delle realtà territoriali, no al trentocentrismo
Rilancio dell’economia di montagna, con particolare riguardo alla agricoltura.
No alla cementificazione, si a politiche abitative basate sul recupero del patrimonio edilizio esistente, sì ad un turismo ecocompatibile,
No Metroland, no TAC, no grandi opere. La contrarietà alle grandi opere è fondamentale per il rilancio di un modello di sviluppo trentino completamente differente e necessario per allontanarsi da quelle politiche di austerità e di neo liberismo che hanno caratterizzato le scelte di politica economica in Italia ed Europa e alle quali il dellaismo ha offerto appoggio importante, portando la nostra provincia in una crisi che è senza precedenti.
Primi firmatari: Grazia Francescatti, Daniele Dellai, Ezio Casagranda, Lina Dellagiacoma, Giuliano Pantano, Maurizio Pea, Ivonne Peroni, Andrea Rigotti, Patrizia Rigotti, Franco Tessadri, Luisa Zanotelli, Sergio Tomio e Osvaldo Maffei.
Hanno aderito all’appello: Luca Spagnolli, Carmen Garbari, Daniela Tonolli, Carlo Venturini, Mario Voltolini, Marino Cofler, Mintwab Abebayehu, Maurizio Cari, Giordano Pontalti, Luca Spagnolli, Stefania Squassoni, Elisa Da Costa, Maria Adele di Bello, Mario Pancheri, Daniel Maltese, Elisa Poletto, Giordano Pontalti, Martina Francescatti, Stefano Brusciati, Maura Angeli, Avancini Renata, Nadia Nicolodi, Laura Bettini, Guido Gasperotti, Francesca Boldrin e Federica Fortunato
Per aderire invia email a Grazia Francescato (grazia56.fra@alice.it) o alla redazione (ezio.casagranda@gmail.com)
ho letto con interesse l’appello per una sinistra in Trentino ; io militante di SEL ho partecipato al dibattito interno a SEL sulla proposta di una lista comune con i compagni di Rifondazione. E’ stato un momento di confronto sofferto,pieno di contraddizioni difficili da risolvere : coniugare la necessità di mantenere in piedi un’ala movimentista più vicina a Rifondazione ma che fa bene a SEL perchè non diventi solo un PD di sinistra ; ma anche la presa d’atto che la realtà culturale e la coscienza politica nel paese è cambiata e gli ideali vanno presentati con altri simboli,altre forme,pena l’isolamento. Da giovane ho vissuto gli anni 70 e 80 a Milano dove militavo nelle formazioni di sinistra diciamo più estreme,sono poi andato anche a lavorare gratis per anni per i Sandinisti inseguendo la nostra rivoluzione mancata per cui ho nel cuore ,nei bei ricordi di quei giorni molto da condividere con i compagni di Rifondazione….ma i tempi sono cambiati e ad esempio la protesta raccolta da M5S con tanto successo ha altre origini culturali,gli stessi giovani sono cambiati e parlo della maggioranza cresciuta con le TV commerciali e la sottocultura di consumismo,banalità e competizione che trasmettono; è un fatto ,fossero tutti come i giovani del centro sociale Bruno o gli anarchici,no TAV. La lezione del risultato della lista Ingroia,come lo sbandamento generale a sinistra , ci dice che la strada da cercare è un’altra…nessuno ha la linea maestra,il PD allo sfascio,i militanti di sinistra (tutta con le varie sfumature ed appartenenze) disorientati….
E’ certo importante avere qualcuno in consiglio provinciale,ma guardiamo anche al di là,anche il povero Catalano poteva fare solo una pur utile testimonianza,il vero problema è come riproporre un progetto di sinistra radicato tra la popolazione.
Sono solo quattro righe buttate giù di getto
con affetto
roberto
Caro Ezio e proponenti,è chiaro che gli obbiettivi non possono che essere condivisibili quello che secondo me non è condivisibile è che queste votazioni vedono più “entusiasti” di fare una lista solo i pochissimi “dirigenti” di Rifondazione.A parer mio ne è stato l’esempio plastico quello che è successo a Pergine che pur di fare una lista ci hanno messo dentro tutti e il suo contrario o quasi(???),il tutto per cosa?BOH.All’ultimo CPF io ho avanzato l’ipotesi ,visti i recenti disastri elettorali,di “saltare un giro”e /per capire se prima di tutto avessimo qualcosa “di serio” da proporre e non un semplice presentarsi per presentarsi.Forse oggi è più credibile chi fa politica senza poi presentarsi alle prime elezioni o senza mettersi nella prima lista che gli viene proposta.Sia chiaro non sto facendo nessun riferimento a Ezio Casagranda,anche perchè io sono convinto che il seggio in senato era suo di diritto e male ha fatto chi(se c’è stato)non lo ha messo nelle migliori condizioni per raggiungere l’obbiettivo!Detto questo credo che sprecare FORZE e RISORSE per rincorrere una “poltrona” che si sarebbe importante,non sono qui a dire che un nostro consigliere non servirebbe,ma esiste la realta e quella ci dice che non è tempo per successi elettorali di Pirro,ma è tempo di “RICOSTRUIRE” di ricercare e ritrovare una “relazione” con quella che è la nostra classe di riferimento cioè,la classe degli oppressi di tutte le nature e spicie!!!Vorrei in fine ricordare che in occasione delle politiche di Febbraio ci siam seduti al fianco della signora Coppola,che dopo alcuni mesi ha fatto le primarie del PD(???),a fianco di Firmani e non voglio ricordare la sue posizioni per dignita nei confronti di cjìhi erano rivolte,poi c’era pure “l’intramontabile” Boato che proprio oggi è impegnato nel sbrogliare la matassa dell’UPT sul caso Beltrami(???)e potrei,con un po’ di pazienza continuare,No mi dispiace ma per mè l’ennesima “ammucchiata elettorale” che poi inevitabilmente andra a favorire uno a scapito dell’altro non ne sento proprio il bisogno,anche perchè non vedo come chi ha restituito una sinistra così disastrata,disunita e liderista possa costruire la sinistra di cui avremmo un immenso bisogno!!!
Col cuore Luciano
Aderisco con convinzione. Non voglio rassegnarmi.
A Roberto Alberton, che mi fa molto piacere risentire (ciao), mi sento di dire che su quanto scrive si potrebbe (e dovrebbe) discutere approfonditamente, ma resta il fatto che due formazioni di sinistra con programmi e obiettivi quasi completamente sovrapponibili che si presentano divise in una regione come il Trentino e in questo tipo di contesto politico, credo disorienti gli elettori molto più di una falcina e martellino tra i simboli della coalizione, e non può far altro che far cadere le braccia a chiunque guardasse ancora a sx con speranza. “Questi sono pazzi”, credo sia il più benevolo tra i commenti che girano (e mi pare che anche nella base di Sel non siano proprio rose e viole).
Vogliamo fare una coalizione “neutra”, senza simboli di partito (di nessun partito, però…)? Parliamone! personalmente non avrei nessun problema (a quel punto) anche a votare Arisi. Ma credo che la soluzione peggiore in assoluto sia questa con cui ci stiamo apprestando ad affrontare questa tornata. Fermatevi un attimo, “cugini”… non è ancora detto che sia troppo tardi.
caro Luca e cari compagni continuo qui un confronto che,anche al mio partito,avevo proposto fosse aperto ,tra militanti e non solo riportando dai vari responsabili il dibattito interno ai singoli partiti ; solo in questo modo per me ci sarebbe stato un vero scambio di opinioni e la ricerca di una soluzione che riguarda tutti.
Comunque direi che non si tratta solo di simboli ma anche di pratica politica : ho partecipato ad una riunione al centro sociale Bruno in preparazione dell’arrivo della Fornero a Trento ; memore di tanti confronti con la polizia a Milano,senza pretesa che l’esperienza passata sia legge, vedevo come velleitario uno scontro impari 40/50 contro 300/400 solo per il gusto dello scontro come poi è avvenuto con Ezio che mostrava le manganellate prese ; in quell’occasione pur non potendo partecipare (operazione all’anca) ho invitato e promosso la partecipazione di SEL ma con altre modalità .
L’unità poi,come dissi più di una volta a Tommaso Ulivieri quando ci sollecitava a rilanciare Sinistra Unita nell’Alto Garda non come un accordo elettorale come era nato ma come una direi nuova o sperimentale ,augurale forma di aggregazione della sinistra,gli dissi dunque che per me l’unità si costruisce sulle iniziative di movimento comuni,che proponesse a noi di SEL ( e noi a RFC) iniziative di militanza a cui di volta in volta si sarebbe eventualmente aderito e su quella partecipazione comune si sarebbe saldata e costruita un’unità . Su questo diverso punto di vista (e su altro) si è arenata la cosa.
Non si tratta quindi solo di un simbolo,ma di una pratica diversa su cui si può discutere,avvicinarsi e trovare l’accordo.
Comunque anche se forte è in me la propensione alla radicalità tanto che a volte SEL mi va stretto credo che sia più adeguato alla mutata realtà il simbolo di SEL che quello di RFC,senza limitare a ciò il dibattito ma con le motivazioni di cui sopra
Roberto
Ci credo Roberto che ti appaia più adatto Sel rispetto al Prc, altrimenti non saresti in Sel ;-).
Ad ogni modo, lasciando gli approfondimenti a quando (spero presto) potremo discuterne a voce, e segnalando che peraltro alcune differenze di “pratica” sono interne ai partiti stessi, visto che di certo una larghissima parte del PRC è antipodica al “Bruno” rispetto alla gestione delle manifestazioni, rimane come convitato di pietra un fatto innegabile: presentarci divisi alle provinciali a dispetto dei programmi fotocopia, è una boiata pazzesca sotto ogni punto di vista: dal punto di vista elettorale costituisce con tutta probabilità un gravissimo “auto-gambizzamento” della possibilità di riportare in Consiglio Prov. una rappresentanza di Sx (e sappiamo quanto ce ne sarebbe bisogno). Dal punto di vista del prossimo futuro, si tratta di un ulteriore colpo alla credibilità e all’autorevolezza delle Sx in generale, un ulteriore “cader di braccia” di tante e tanti compagne e compagni. Ne vale la pena per una questione tutta da dimostrare di “pratiche” e di identitarismo? E se facessimo tutti un passetto, mezzo, indietro e riaprissimo le trattative? Un simile passo testimonierebbe a favore di una ns sanità mentale tutto sommato ancora nei limiti…
Se impariamo a scrivere il nostro nome e cognome in questi dibattiti, sarebbe perlomeno una cosa seria anche se non di sinistra. A Luciano quindi l’invito a ” dichiararsi”. Ciao Paolo Vitti – Pergine Valsugana