Autonomia e’ partecipazione
Mi inserisco nel dibattito sul futuro della nostra Provincia e quindi dell’autonomia trentina alla luce delle recenti iniziative del governo atte a recuperare risorse finanziarie dalle casse di Trento e Bolzano, senza peraltro rispettare le prerogative delle due province autonome che fanno riferimento ad accordi nazionali e a vincoli internazionali e che regolamentano la vita politica ed economica delle due realtà istituzionali.
La stampa locale ha dato largo spazio ad interventi di singoli amministratori e politici: se da un lato tutti sostengono di salvaguardare l’autonomia “senza se e senza ma” da attacchi pregiudiziali e interessati , (su questo punto mi chiedo come non si faccia ad essere d’accordo), mentre su un altro versante, quello della gestione della nostra autonomia e in particolare dello stato della democrazia esistente nella nostra provincia, poco o niente si è detto.
Sembrano passati secoli da quando Dellai appena eletto, proclamava, in un convegno promosso dal Consorzio dei Comuni , “gli stati generali della democrazia in Trentino”. A distanza di quattro anni non ho ancora capito cosa significavano quelle parole in concreto e quali cambiamenti reali sono stati portati nella gestione della cosa pubblica, per allargare l’autonomia dei comuni ed estendere la partecipazione dei cittadini.
Niente è stato fatto in questo senso, anzi le misure legislative assunte in questa legislatura sono state del tutto contraddittorie e insufficienti, basti pensare all’istituzione delle Comunità di Valle, che invece di vedere dimagrire il potere d’intervento della provincia stanno togliendo competenze ai comuni in settori fondamentali della vita sociale.
La maggiore contraddizione di questa giunta provinciale sta nel fatto che mentre il Governo nazionale per ridurre la spesa dimezza le province, qui in Trentino è stato introdotto, con l’istituzione delle Comunità di Valle, un altro livello elettivo, oltre a quelli già esistenti ; per non parlare dei costi della politica ad iniziare dalle indennità dei Consiglieri e assessori provinciali, sul cui ridimensionamento finora si sono sentite solo parole; e pensare che questo sarebbe stato il modo migliore per ridare credibilità alla politica e portare un esempio concreto di sobrietà ai detrattori della nostra autonomia.
Gli stessi interventi pubblici apparsi recentemente sulla stampa hanno un difetto di fondo: fanno riferimento a chi sarà e quale partito dovrà esprimere il futuro presidente della Provincia, senza mai accennare con quale programma intende governare il Trentino, condizione essenziale per ottenere il consenso degli elettori e soprattutto quali misure intende assumere in fatto di recupero di credibilità politica dei partiti, mai caduta così in basso anche in Trentino.
Il pensiero assai diffuso, lo testimoniano gli interventi pubblicati, sembra quello di affidare ad un’unica persona le prospettive e le sorti della nostra autonomia anche per la prossima legislatura: niente di più sbagliato, perché la gestione della cosa pubblica e un rinnovato senso di autonomia deve vedere necessariamente una larga partecipazione e responsabilità collettiva.
Tale cammino non sarà facile, sarà un processo lungo; ma la condizione necessaria e pregiudiziale è il rinnovo della classe politica del Trentino, che dovrà avere la lungimiranza di guardare all’Europa in tutti i suoi aspetti e non solamente quando fa comodo, dovrà essere d’esempio per i cittadini senza essere considerata in una posizione di privilegio, assumendo il mandato elettivo con un autentico spirito di servizio.
Di questo, io credo, hanno bisogno i cittadini trentini per vivere con rinnovato e partecipato spirito la futura e nuova fase della nostra autonomia.
Sandro Giordani
Villa Lagarina