Banche, speculazione e autonomia
Rinunciano alla tredicesima per aiutare le loro aziende.
La notizia è della vigilia di Natale e riportava che in Trentino, nel nostro ricco e autonomo trentino, oltre 1000 lavoratori, di grandi e piccole aziende metalmeccaniche hanno dovuto rinunciare alla tredicesima mensilità perché le loro aziende non avevano liquidità a causa della stretta creditizia operata dalla banche.
Intervistata sull’argomento la segretaria provinciale della Fim Cisl confermava che in alcune grandi aziende i lavoratori, con accordo sindacale, hanno accettato di posticipare, oltre alla tredicesima anche il premio di risultato e gli aumenti del contratto aziendale.
Nell’articolo e nell’intervista si chiedeva l’intervento della provincia per risolvere la questione auspicando l’utilizzo del fondo anticrisi della regione. Nessuna critica da parte sindacale è venuta nei confronti delle banche e della loro politica che sta strangolando oltre alle aziende l’intera economia.
Dare per scontata e quindi “oggettiva” la scelta delle banche di negare credito alle imprese denota una preoccupante caduta, anche culturale, del sindacato ormai chiamato a svolgere – e l’accordo sulla produttività nazionale ne rappresenta il suggello – un ruolo di supporto e nel migliore dei casi di compensazione alle scelte delle aziende.
Mi sarei aspettato una denuncia pesante e la mobilitazione dei lavoratori, nei confronti delle banche e delle casse rurali, che nonostante facciano riferimento al sistema cooperativo ed abbiano ricevuto prestiti della BCE all’1% per oltre 600 milioni di euro, i tassi sui mutui arrivano al 6% e spesso negano credito alle imprese ed ai privati che vogliono comperare casa.
Ma se le casse rurali si comportano come una qualsiasi banca privata mi chiedo dove siano la specificità del sistema cooperativo trentino o della nostra autonomia, tanto sbandierati nei convegni, al festival dell’economia e sulla stampa locale come modelli da seguire per riformare il paese.
Anche questa triste vicenda vede applicata, con l’avvallo dei sindacati complici, la tesi che impresa, banche, speculazione e corruzione sono variabili indipendenti e quindi l’unica variabile su cui agire sono le condizioni di lavoro ed i salari dei lavoratori.
Infine una considerazione amara. Purtroppo in questi giorni non ho sentito la Cgil o la Fiom prendere posizione su questa triste vicenda che vede i lavoratori chiamati a rinunce pesanti mentre il segretario della Cgil si è dimostrato solerte nel “bacchettare” il consigliere Zeni reo di aver criticato alcune scelte della giunte Dellai. Non vorrei che anche la Fiom trentina si fosse accodata a questa logica di pura accettazione dei diktat delle imprese rinunciando al loro ruolo di contrattazione, di stimolo, ma anche di critica ad un sistema produttivo ormai succube degli interessi della finanza speculativa.
Il montismo sembra aver convinto non solo Dellai ma anche il sindacato trentino. Con il mese di gennaio 2013 riporta oggi la stampa locale anche in trentino ci sarà l’ennesima stangata su prezzi e tariffe e questo avviene nel totale silenzio delle organizzazioni sindacali, le quali, anziché battersi per la difesa dei redditi da lavoro, contrastando l’aumento delle tariffe, si limitano al ruolo di compensazione nella definizione del sistema icef.
Ezio Casagranda
analisi amara ma, purtroppo, reale nel “coma” totale in cui è caduta la società trentina!