Chiuso il festival degli illusionisti
Chiude il festival dell’economia numero 12 dedicato a “la salute diseguale” e stando alle notizie di stampa è stato un successo e il direttore (l’economista Tito Boeri) nell’intervista di congedo non ha perso l’occasione per schierarsi a favore del vaccino obbligatorio come fosse un medico e non un economista. Premesso che sui vaccini ognuno deve essere libero di assumere la posizione che ritiene più consona al suo pensiero, da Boeri mi sarei aspettato, oltre all’assist per la Lorenzin, una parola di condanna verso l’ordine dei medici che ha radiato il dott. Roberto Gava per le sue tesi contrarie alle vaccinazioni.
Caro Boeri, la libertà di pensiero o è per tutti o si chiama dittatura del pensiero unico.
Quel pensiero unico che ha pervaso il festival dell’economia spingendo a più non posso verso la privatizzazione del sistema sanitario e/o ad una forte integrazione fra salute e mercato. “far dialogare medici ed economisti” ha detto Boeri che a mio avviso è un ossimoro in quanto la difesa della salute non ha un costo ma deve costare quello che è necessario per tutelare la salute del cittadino.
La sanità non può essere fonte di profitto, non si lucra sulla pelle dei cittadini mentre la sanità pubblica non può farti pagare quello che è un tuo diritto. Da questo punto di vista quanto emerso dal festival n°12 sembra vada nella direzione opposta.
Poi abbiamo avuto Visco, governatore della banca d’Italia, il quale parlando del debito pubblico (per giustificare i tagli alla sanità) ha ribadito che “è necessario aggredire la zavorra del debito pubblico che ha galoppato negli anni della crisi..” e dopo averlo definito un “fattore di freno per lo sviluppo..” lancia la sua ricetta magica : La spending review dal basso.
E quindi siamo alla solita ricetta dell’austerità verso i poveri e dei tagli allo stato sociale.
Visco ancora una volta dimentica di spiegare che il debito pubblico è esploso dopo il 1981, anno in cui con Andreatta Ministro e Ciampi governatore della Banca d’Italia si consumò il divorzio fra questa ed il tesoro obbligando l’Italia a ricorrere al mercato per finanziare il debito gettando così il paese in bocca alla speculazione finanziaria.
Nel suo libro “dacci oggi il nostro debito quotidiano” Marco Bersani spiega puntigliosamente che dal divorzio 1981 al 2007 lo stato italiano “ha contratto debiti per 1335,54 miliardi sui quali ha pagato ben 1740,24 miliardi di interessi; che fino al 1980 il debito italiano era al 58,46% (ovvero, al di sotto della soglia – dal punto di vista scientifico totalmente arbitraria – fissata oggi per certificare la salute di un’economia dai tecnocrati del Fiscal Compact) per poi schizzare al 132,8% nel 2016 con incrementi medi del 5% annui.”
Queste sono le vere cause dell’impennata del debito pubblico a cui vanno aggiunti le centinaia di miliardi stanziarti per salvare le banche aggravando ulteriormente il problema del debito pubblico (e in particolare del rapporto debito/Pil), per poi poterlo trasformare nella chiave di volta per avvallare le politiche di austerità, la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione dello stato sociale, la mercificazione dei beni comuni.
La trappola del debito porta con sé un impoverimento di massa scientificamente praticato dai poteri forti e dalla finanza che governano l’Europa. Una trappola che va combattuta rimettendo in moto le lotte sociali (casa, lavoro e reddito) per una riappropriazione sociale della ricchezza collettivamente prodotta.
Al signor Visco l’esempio della Grecia, divenuta ormai colonia della Germania, sembra non aver insegnato nulla e continua a insistere sulle politiche di riduzione della spesa sociale, dei salari, dei diritti nella convinzione che così si può aggirare il vero problema che si chiama “sovranità monetaria” e “sovranità politica”.
Infatti non è causale che la legge fondamentale dello stato la legge di stabilità sia concordata prima con Bruxelles che con il Parlamento Italiano.
Due esempi di come anche in questo festival gli illusionisti dell’economia e della politica ci vogliono far credere che i colpevoli siamo noi e non la finanza internazionale.
Per questo Usb ne ha contestato l’intero impianto politico ideologico.
USB Trentino
Ezio Casagranda
Testo dei cartelli, che sabato ho mostrato per le vie del centro e davanti al Teatro Sociale, dove parlava il ministro Padoan:
“Questo Festival fa schifo al cazzo. Chiudiamolo qui.
Un milione di euro buttati.
Giornalisti, esperti, politici,
burattini del POTERE FINANZIARIO.
SAIANI Aldo.