Comunità di valle: un fallimento
Comunità di Valle, un fallimento – meglio l’Unione dei Comuni.
Nell’ ottica di ridurre i costi della politica il governo Monti ha previsto la soppressione delle Province e delle Comunità Montane (che sono paragonabili alle nostre Comunità di Valle); personalmente penso che a nessuno venga in mente, se non ai diretti interessati, di accusare il Governo di svolgere un’azione di “antipolitica” come spesso accade quando si denunciano gli eccessi dei costi della politica. Vedremo se questo Governo di tecnici sarà in grado di perseguire tali obbiettivi, già si sono alzate le barricate e non solo della Lega Nord.
Esaminiamo per un attimo i livelli elettivi a cui sono chiamati i cittadini del Trentino, partendo da quelli più importanti dal punto di vista delle competenze:
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Elezioni Europee
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Elezioni Nazionali per il rinnovo del Parlamento
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Elezioni Regionali/Provinciali
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Elezioni Comunali
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Elezioni delle Consulte di Quartiere o Frazionali la dove esistono
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Elezioni delle Comunità di Valle, con modalità di voto “ibride”, cioè una parte per elezione diretta da parte dei cittadini e una parte di nomina dei Consigli Comunali.
Se questa è la situazione non ci si può lamentare della continua emorragia di elettori, è questa la democrazia che vogliamo? Non che non si condivida il concorso diretto dei cittadini nella gestione della cosa pubblica intesa come “bene comune”, tutt’altro, vediamone le ragioni.
Le elezioni delle Comunità di Valle hanno dimostrato il disinteresse dei cittadini verso questa nuova istituzione intermedia tra Comuni e Provincia; se è vero come è vero che in Vallagarina la percentuale di cittadini che si è recata a votare è rimasta ben al di sotto del 40% degli elettori. Altro che occasione significativa di decentramento e partecipazione popolare come afferma Mario Cossali, sotto questo profilo le elezioni hanno invece dimostrato, il fallimento della democrazia stessa.
Nonostante le importanti competenze assegnate alle Comunità di Valle come: urbanistica, scuola e assistenza per citare le più significative, benché dotate di Presidente, Giunta con relative indennità è realistico affermare che fino ad ora non hanno operato; ad oltre un anno dalle elezioni svoltesi il 10 ottobre 2010 non si è visto nulla di significativo.
Le Comunità di Valle non saranno purtroppo a costo zero, il fatto stesso che risulta essere un organismo “in più” rispetto a quelli già presenti sta a dimostrare l’aumento dei costi della politica in Trentino, ed anche il previsto passaggio del personale dalla Provincia e dai comuni alle Comunità non sarà a parità di costi; su questo argomento, quello dei costi della politica, osservo con un certo disagio la difesa e la reazione di molti politici e amministratori, di tutti gli orientamenti che quando qualcuno mette in discussione il proprio ruolo e le indennità percepite , questi si difendono e si accusano reciprocamente sulla necessità di ridurre le indennità degli altri; per la cronaca basta osservare la polemica tra i Presidenti di Quartiere e i rispettivi Sindaci sia di Trento che di Rovereto.
Sarebbe opportuno che l’indennità di carica, anche quella dei sindaci andrebbe ridotta di parecchio, mentre altre cariche elettive di minor “peso” potrebbero essere svolte su base volontaria, visto e considerato che il Trentino vanta un ricco patrimonio in questo settore.
L’incapacità dei comuni di promuovere politiche omogenee sul territorio è un dato di fatto, ognuno vede i problemi in un ottica troppo ristretta, ha ragione Mario Cossali ad evidenziare questo dato, ma le Comunità di Valle non sono la risposta valida e prima di paventare la soppressione dei comuni come arma di ricatto; sarebbe meglio perseguire e insistere sulla via dell’unificazione, che personalmente ritengo una strada sempre aperta.
La Lega Nord sta promuovendo un referendum per la soppressione delle Comunità di Valle, come sempre questo partito cerca visibilità e strumentalizza ogni problema senza peraltro dare risposte credibili alle questioni che sono sul tappeto, è evidente però che sull’argomento la Lega trova un terreno fertile considerato che fino ad ora la Giunta Provinciale e le Comunità di Valle e quella della Vallagarina in particolare non hanno operato in nessuna direzione, se non quella di tagliare qualche nastro inaugurativo e ritirare le rispettive indennità.
I Comuni, in particolare quelli più piccoli soffrono di campanilismo ? Può anche essere, ma perché non insistere maggiormente sulla necessità di promuovere maggiori sinergie nell’erogazione dei servizi e in un secondo tempo imboccare la strada dell’unificazione dei comuni stessi; da almeno 20 anni si parla di un unico comune in destra Adige; è mai possibile che in 4 km, da Nomi a Isera operino 5 diverse Amministrazioni comunali con i rispettivi Sindaci, Giunte e Consigli Comunali, apparati amministrativi, tecnici ecc.., questa si che è una situazione anacronistica; visto che parliamo i partecipazione e quindi di democrazia perché non promuovere un referendum in tutta la destra Adige per verificare cosa ne pensano i cittadini su questo argomento?
Sandro Giordani, già amministratore comunale di Villa Lagarina