Contestare la Fornero non è reato
Mercoledì 18 dicembre 2013 il Tribunale di Trento ha assolto “perchè il fatto non costituisce reato” quanti nel giugno del 2012, in occasione del Festival dell’economia, erano stati denunciati per aver contestato la ministra Fornero denunciandone le sue politiche in materia di lavoro e previdenza.
Un presidio pacifico che voleva parlare alle persone che entravano ad ascoltare la ministra per dire che le riforme della Fornero, dalle pensioni all’articolo 18, non avrebbero creato un posto di lavoro in più, che la motivazione per elevare la pensione a 67 anni erano, non solo menzognere, ma non avrebbe favorito l’inserimento dei giovani nel modo del lavoro e che la cancellazione dei diritti del lavoro non avrebbe creato sviluppo ne fermato le delocalizzazioni, anzi avrebbe creato solo nuovi poveri, recessione e chiusure di aziende.
L’ unico risultato della riforma Fornero è stato quello di creare oltre 300.000 esodati cioè lavoratori e lavoratrici che da un giorno all’altro si sono trovati senza lavoro e senza pensione con tutto il loro carico di ansia e di disperazione.
Una violenza gratuita che ha coinvolto non solo chi contestava ma anche gente che sostava sulle panchine o chi passava di li in quel momento. Botte da orbi contro tutto e tutti tanto da colpire anche il comandante della mobile, Giacomelli.
Davanti a questa violenza cieca abbiamo reagito portando la nostra protesta, e la nostra rabbia per l’aggressione subita, dentro la città, in piazza Duomo per dire a quanti stavano ascoltando la ministra che quella signora non solo ha creato esodati e nuovi poveri, ma che mentre dentro i palazzi stava vantando le sue prodezze governative fuori faceva manganellare chi osava contestare le sue politiche contenute nel famoso “salva Italia”.
Sono trascorsi quasi due anni da quella giornata di giugno e mentre milioni di giovani, di anziani, di esodati e nuovi licenziati stanno pagando pesantemente le conseguenze delle scelte del governo Monti-Fornero, nessuno di quanti (politici e stampa) la osannavano oggi ha il coraggio di ammettere che chi la contestava aveva ragioni da vendere.
Ezio Casagranda, Stefano Bleggi, Jacopo Zannini,