Criucc’ Un viaggio, un incontro, una storia. La nostra
So che non c’è n’è alcun bisogno, ma vorrei sottolineare l’importanza di uno spettacolo del genere in una fase come questa raccolto e proposto con intelligenza e sensibilità dai Teatri della Viscosa..
La costruzione di muri alle frontiere, ma anche muri culturali, ideologici e di rifiuto che stiamo vivendo in questo periodo, ci porta a fare una riflessione più ampia anche solo sul semplice concetto di solidarietà. Solidarietà semplice, dal basso, slegata da partiti, ong e quant’altro. La linea del sud…per così dire….si è spostata un po’ più a sud dell’Italia e non solo.
La valenza di proporre lo spettacolo a Marco è piuttosto evidente. Il vicino campo di richiedenti asilo ha di fatto un po’ cambiato le convivenze. I sentimenti sono dei più svariati….dalla paura….al fastidio…all’intolleranza, ma anche dall’accoglimento, la curiosità e la solidarietà.
Risposte contraddittorie a volte, ma comunque in fase di cambiamento. Contrastare la parte peggiore di noi e proporre una possibile apertura e lettura dell’esistente è in ogni caso utile.
È stato difficoltoso avete il teatro parrocchiale per vari motivi: dal pregiudizio verso i notav, al non volersi sbilanciare su una questione così scottante. Ma alla fine ha prevalso il buon senso.
Anna
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Autore : Giovanni Rinaldi
Prefazione : Miriam Mafai
Descrizione: Giovanni Rinaldi, tessendo sottili fili di memorie sparse, anni fa – insieme al regista Alessandro Piva – si è messo in cerca dei bambini che erano saliti su quelli che vennero chiamati «I treni della felicità».
Si trattava di una straordinaria rete di solidarietà sostenuta dalla neonata UDI e dal PCI che, a partire dal secondo dopoguerra, affidò per mesi (talvolta anni) oltre 70.000 figli del Sud vittime delle conseguenze belliche, di rivolte operaie e contadine sedate col sangue, di calamità naturali, a famiglie del Centro Italia.
Scritto in presa diretta, il libro ricostruisce le storie di alcuni di quei bambini che su malandati vagoni ferroviari arrivarono in un’altra Italia. Soprattutto di quelli rimasti a vivere nelle famiglie che li avevano adottati, scovati dall’autore nel corso dei suoi viaggi ad Ancona, Follonica, Ravenna, Lugo di Romagna.
Sono Severino, Dante, Zazà, che oggi parlano ricordando i fanciulli che furono in un Paese più povero e semplice, dove mangiare un gelato o un piatto di pasta erano cose che potevano emozionare. Ma è anche la storia delle «due Italie» e di un Sud ancora socialmente arretratissimo.
Fu proprio questo che spinse alcuni di quei bambini a fare una scelta drammatica: lasciare la propria terra e la propria famiglia, restare dove il destino e quei treni li avevano portati, sognando una vita migliore.
Comitato No Tav le mamme di Marco