Disoccupazione e spending review
L’Istat conferma il peggioramento del trend occupazionale che nel mese di marzo registra un forte peggioramento dei dati sull’occupazione: la disoccupazione sfiora la soglia del 10% con un aumento – su base annua – di 476 mila unità (+23,4%) e su base mensile di 66 mila al netto dei lavoratori in cassa integrazione.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a marzo è salito al 35,9%, un aumento di 2 punti dal febbraio 2012 e di ben 6 punti nei primi sei mesi del governo Monti.
Dati che smentiscono categoricamente le menzogne di quanti, della Fornero e dei suoi accoliti, sostenevano che la riforma delle pensioni era fatta per dare occupazione ai giovani. L’Istat ci dice che questo aumento della disoccupazione giovanile è dovuto anche al mancato tour-over causato dall’innalzamento dell’età pensionabile.
Padri castigati e figli disoccupati questo è quanto ha prodotto la riforma delle pensioni fatta per compiacere alla BCE e con il tacito assenso delle confederazioni sindacali.
Rigore, crescita equità sono state i criteri ispiratori del programma Monti, dopo 6 mesi ci troviamo davanti ad una situazione che vede:
Un rigore a senso unico attraverso l’aumento delle tasse ed in particolare della tariffe sui beni di prima necessità che sono la tassa più odiosa in quanto colpisce nell’egual misura ricchi e poveri.
L’assenza di qualsiasi politica equitativa. Nessuna tassa sui grandi patrimoni o sul lusso, nessun taglio ai privilegi dei politici, (stipendi d’oro e vitalizi) mentre esonera dal pagamento dell’imu le fondazioni bancarie ma non gli anziani ricoverati nelle RSA;
Della crescita si vede solo l’aumento dei prezzi del carrello della spesa (+4,7%) ma non dei salari. Cresce la disoccupazione, aumentano i licenziamenti e le famiglie che vivono sotto la soglia della povertà hanno raggiunto cifre esorbitanti. Naturalmente anche il debito pubblico continua ad aumentare superando la soglia del 120% del PIL.
Oggi, il governo, anziché ammettere il fallimento delle sue ricette rigoriste, a partire dalla norma sul pareggio di bilancio in Costituzione, cerca di supportare la ripresa con i risparmi sulla spesa cosiddetta inutile. Il famoso spending review. Della serie: come fare le nozze coi fichi secchi.
Per questa scelta ha ingaggiato, in pompa magna, dei supertecnici i quali chiedono a noi italiani suggerimenti su dove tagliare la spesa. A parte la demagogia spicciola insita in questa proposta, mi chiedo perché questo governo non ha chiesto agli italiani suggerimenti in materia di tasse, liberalizzazioni, pensioni o articolo 18?
Comunque un suggerimento possiamo darlo e riguarda semplicemente quello di tagliare la spesa più inutile che questo governo, con il supporto biparetisan del PD, PDL e terzo polo, ha messo in finanziaria. Le spese Infatti, non servono scelte, a carattere demagogico per individuare i tagli alla spesa. Basta tagliare le spese militari, la spesa più inutile di tutte, pari a 10 miliardi di euro per l’acquisto di ben 90 F-35, i cacciabombardieri di nuova generazione che possono armare testate nucleari.
Una scelta facile, semplice e rispettosa della Costituzione – chi lo dice a Napolitano – che ancora (fino a quando?) recita che la guerra deve essere ripudiata come strumento per la risoluzione delle controversie internazionali.
Quindi si risparmierebbero non 4, ma 10 miliardi che potrebbero servire a pagare a ridurre la pressione fiscale sul lavoro, pagare le piccole imprese, e sostenere la ricerca e l’innovazione.
Potremmo suggerire di risparmiare sulle grandi opere inutili a partire dal TAV, sia in Valsusa (22 miliardi) che in Trentino Alto Adige (62 miliardi), dalla base militare di Vicenza e da altre opere che servono solo a mantenere alti i profitti di pochi a scapito di tutti.
Ma sono convinto che le cose semplici non piacciono ai nostri tecnici, sarebbe come svilire la loro professionalità bocconiana e quindi servono, tecnici, super tecnici, commissari, e un presidente della repubblica ormai “fan” della BCE per fare quello che è stato fatto in Grecia. Una politica di rigore e austerità che strozza l’economia e prepara una macelleria sociale senza precedenti.
Iniziamo ad opporci a questa politica con la partecipazione alla manifestazione di sabato 5 maggio a Trento, ore 14,30 in piazza Dante, contro il Tav del Brennero e io aggiungo anche contro la scelta di Metroland voluta dalla giunta Dellai.
Ezio Casagranda
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