E la chiamano cooperativa
Appare incomprensibile il silenzio che a livello locale accomuna provincia, sindacati confederali e stampa sull’inchiesta riguardante l’expo di Milano dove, fra gli altri, risulta indagato anche Claudio Levorato, presidente di Manutencoop, con l’accusa di turbativa d’asta in concorso e utilizzazione di segreti d’ufficio, il manager avrebbe agito illecitamente, insieme ad altri indagati, per ottenere l’appalto da 323 milioni di euro della Città della Salute di Sesto San Giovanni.
Difronte a questa notizia l’aggiudicazione dell’appalto con uno scarto millesimale sulla seconda arrivata si può leggere sotto altri aspetti allora impensabili. Ci chiediamo se il presidente della giunta Ugo Rossi, allora assessore alla sanità, non abbia nulla da dire su questa vicenda.
Il presidente di Manutencoop è non solo indagato per la costruzione della città della salute m anche per lo scandalo appalti dell’ASL di Brindisi e mentre le principali imprese del sistema cooperativo sono al centro di inchieste per corruzione ed appalti si moltiplicano vertenze e denunce dei lavoratori verso le cooperative che pensano al profitto prima che al rispetto dei lavoratori.
Insomma ormai è consolidato il dato che le cooperative hanno scelto il mercato e abbandonato i valori della solidarietà. Rivendicano di essere aziende normali e si comportano di conseguenza calpestando i diritti dei lavoratori come nel caso dell’appalto delle pulizie negli ospedali trentini.
L’appalto delle pulizie negli ospedali trentini sono la conferma di questo nuovo modo di fare cooperazione da parte di questi colossi imprenditoriali che hanno messo al margine lo spirito cooperativo per abbracciare la logica del mercato e del profitto. Infatti la prima cosa che la cooperativa Manutencoop ha chiesto alle lavoratrici degli ospedali trentini è stata la riduzione del onte ore, la cancellazione del premio annuo di 500 (cinquecento) euro annui e di altri diritti come le tre settimane di ferie conquistati con la lotta con la precedente azienda Dussmann Service.
Quello che la lotta delle lavoratrici ha strappato al privato è stato azzerato dall’impresa cooperativa in sintonia con l’assessore Rossi e la Direzione dell’ASL trentina.
Forse è giunto il momento di cambiare rotta, di superare quel clima di rassegnazione e di impotenza che ha pervaso le lavoratrici dopo che Manutencoop ha imposto il taglio del salario (già misero) e dei diritti, subito dalle lavoratrici, con la complicità di Cgil, Cisl e Uil di categoria.
Come USB Lavoro Privato nel denunciare l’abbandono in cui si trovano le lavoratrici del pulimento intendiamo riprendere l’iniziativa per ridare alle lavoratrici delle pulizie salario, diritti e la loro dignità rubata nel cambio appalto.
Non si può accettare una politica che fa orecchie da mercante sulle vicende giudiziarie di Manutencoop, tagli i salari dei lavoratori e premia i dirigenti.
Ezio Casagranda
E’ veramente una VERGOGNA e pensare che i “confederali” che hanno firmato gli ultimi accordi si sono sentiti PERSINO IN DOVERE di ringraziare pubblicamente l’allora assessore UGO ROSSI per aver “facilitato” la conclusione della trattativa???Chissa di che trattativa si parlava,gli ultimi eventi lasciano il campo a qualsiasi interpretazione,chi poi conosce di persona le varie vicende saprà trovare una risposta adeguata!!!
Quello che rimane un EVIDENZA è la situazione di assoluta “ambiguità” di chi ci raccontava della bontà di tali accordi,in realtà probabilmente non sapevano neanche loro cosa stavano dichiarando e di quali sarebbero state le conseguenze di quello che dichiaravano essere “un buon contratto”,il che è ancor più grave!!!E poco consola l’idea che tanto o prima o poi tutto viene a galla perchè nel frattempo c’è chi quegli accordi li deve subire!!!
Secondo me queste persone se avessero un minimo di “coscienza”,viste le nuove evidenze,si dovrebbero DIMETTERE!!!ma sappiamo tutti che non succederà!!!