E’ una questione di etica e di giustizia sociale
E’ scattata il 1 ottobre l’iscrizione automatica al fondo sanitario integrativo Metasalute prevista dall’ultimo contratto nazionale e se a prima vita può sembrare una buona cosa (come cercano di spiegarci azienda e sindacati) nella realtà non lo è affatto in quanto è comunque un trasferimento al privato di un’assistenza che dovrebbe essere pubblica.
E mentre anche nella più forte categoria dell’industria per grave responsabilità della Fiom e della Cgil i lavoratori metalmeccanici si sono visti decurtare quote di salario dalla busta paga al fondo metasalute che assieme al fondo cometa rappresenta il welfare aziendale nel pubblico continua la propaganda, per certi versi snervante come l’insistenza dei vari gestori che ti vogliono vendere un nuovo abbonamento.
Una campagna che utilizza i mezzi pubblici attraverso un uso improprio delle strutture dell’Ente pubblico per una campagna di parte e con scopi privatistici.
La salute trattata come merce al pari di un abbonamento telefonico e televisivo che dimostra come ormai pensione e sanità siano spinti – con il sostegno dei confederali e di qualche sindacato autonomo – verso la loro totale privatizzazione con tutte le conseguenze in termine si tutela sociale dei più deboli e delle classi lavoratrici che non potranno mai permettersi i costi delle cliniche di lusso. Per loro, con il sostegno dei fondi, si configurano i nuovi lazzaretti di manzoniana memoria.
La logica sottesa a questi fondi è ritornare a prima del sistema sanitario nazionale (1978) ripristinando le vecchie mutue poco funzionanti ed ora anche privatizzate (a gestione sindacale/padronale).
Non solo ma nessuno può escludere che agli iscritti al fondo vengano proposte altre integrazioni della polizza base ed inoltre, a nostro modesto avviso, tutta la partita del welfare aziendale o territoriale puzza di piccola elusione fiscale con la conseguente riduzione delle risorse per lo stato sociale (scuola, sanità, trasporti,e cc). Insomma un cane che si morde la coda.
Infine invitiamo i lavoratori a rifletter sul fatto che il meccanismo individuato nei contratti è un vero ricatto in quanto al lavoratore che non si iscrive ai vari fondi (come Metasalute, Laborfonds, Sanifonds, ecc) non riceve nulla in cambio e quindi si crea una situazione di vera discriminazione salariale per questi lavoratori che si vedono privati di una quota salariale dovutagli.
Contro questa logica NOI di USB invitiamo i lavoratori a NON ADERIRE ai vari fondi (sanitari o pensionistici che siano) ma chiedere all’azienda il pagamento della quota dovuta ai fondi in busta paga.
Lo abbiamo inserito nella piattaforma DANA e va rivendicata in ogni luogo di lavoro in quanto per noi si deve combattere ogni forma di discriminazione anche salariale, di ricatti più o meno subdoli e/o di messa sotto tutela dei lavoratori in quanto i firmatari dei CCNL o dei vari fondi integrativi territoriali decidono per loro senza un’adeguata informazione e senza chiedere il loro consenso informato e consapevole.
L’accordo fra USB e San Polo Lamiere ci dice che cambiare questo stato di cose è possibile e quindi noi ci battiamo per garantire ai lavoratori libertà di scelta a parità di costi per l’azienda.
Non è solo una questione economica (finanziare la sanità pubblica anziché quella privata) ma anche, e principalmente, una questione di equità e giustizia sociale.
Anche contro questa logica della privatizzazione strisciante dello stato sociale e dei beni comuni è importante che allo sciopero del prossimo 10 gennaio i lavoratori, pubblici e privati, facciano sentire la loro voce per dire basta alle politiche di austerità e di cancellazione di diritti fondamentali nel lavoro e nel sociale.
Uno sciopero generale, quello del 10 novembre 2017, che assieme alla manifestazione nazionale dell’11 Novembre a Roma, indetta dalla Piattaforma Eurostop cui USB aderisce, hanno al centro i temi del lavoro, dello sfruttamento estremo, della repressione /autoritarismo con cui si cerca di mettere a tacere ogni voce critica.
Il Jobs act, i decreti Minniti/Orlando, la prossima riforma elettorale, stanno demolendo ulteriormente spazi di democrazia nella società e sul lavoro.
Ezio Casagranda
USB Lavoro Privato
Chiedo scusa ai potenziali lettori se, anche con questo mio ultimo commento, vado fuori dal seminato.
Sono troppo anarchico.
Perdonatemi.
Se no’, mandatemi pure al diavolo.
TRENTINISMO: una forma di piccolo e ridicolo FASCISMO.
Come il Fascismo per un ventennio ha esaltato e mitizzato la civiltà e la razza italiana, così il TRENTINISMO lo ha fatto per tutto ciò che riguarda questa Provincia: dalla cultura alle fragole e mirtilli.
TRENTINO di qua, TRENTINO di là, Leali al TRENTINO, Agire per il TRENTINO.
TRENTINA perfino l’aria che si respira.
Che palle!
Operazione becera e pericolosa, perché corrode in un popolo il senso della misura e la virtù più preziosa che ci sia per crescere: quella dell’umiltà.
Per trent’anni un conformismo asfissiante.
Guai a criticare il nevrotico perfezionismo del SISTEMA TRENTINO di dellaiana memoria.
Chi lo faceva, veniva emarginato, come il sottoscritto, che a quei tempi era haime’ un medio funzionario della PAT, perseguitato dall’alto, dal basso e dai fianchi.
Nei fatti il TRENTINO non è, e non e mai stato l’Isola felice. Ha solo avuto la fortuna e la rendita immeritata di essere percorso da una ferrovia e una autostrada di importanza continentale.
Non è ne’ meglio né peggio delle altre regioni confinanti.
Ora, dopo trent’anni di orge trentinistiche, è opportuno tornare con i piedi per terra.
Naturalmente…TRENTINA.
Fra non molto il SISTEMA implodera’. L’inizio è stato il 12 marzo 2014, data storica, quando è stato occupato il Consiglio Regionale, operazione che ha avuto tutto il mio plauso e sostegno.
Mi trovavo da un mese, quasi tutti i giorni, col mio tavolino e i miei miei tazebao davanti al Palazzo di Piazza Dante a protestare contro lo scandalo dei 90 milioni dei vitalizi rubati legalmente dai Consiglieri Regionali.
Cosa ho imparato da una esperienza di lotta individuale di durata quarantennale?
Mai criticare il Sistema standone dentro. Non solo non lo si indebolisce, ma lo si rafforza.
Minarlo standone rigorosamente fuori. Metterne in luce le contraddizioni e allargare le crepe, come nel caso della lotta dura e tenace contro i vitalizi.
Quando è il suo momento, il Sistema marcio implode da solo e crolla.
Attenzione a non rimanerci sotto. Ma ciò non mi rammarica più di tanto, perché dentro il Sistema non ci sono innocenti, ma tutti sono complici, dall’alto dirigente all’ultimo usciere.
È imploso il Fascismo, è imploso il Comunismo Sovietico, che erano delle potenze.
Vuoi che non imploda il TRENTINISMO, che è una farsa?
Siate tolleranti e perdonate per l’ennesima volta il filosofo anarchico, cu piace andare fuori dal seminato.
SONO RAZZISTA.
Non nella comune accezione ideologica, stupida e fuorviante.
Sono RAZZISTA nell’accezione biologica e scientifica.
Sono favorevole alla più ampia biodiversita’, che si esprime attraverso le razze all’interno di una specie.
Un secolo fa in Trentino i contadini conoscevano più di 30 varietà diverse di mele, ora solo 5, quelle richieste dal mercato.
La’ c’era biodiversita’ e vita, qui omologazione e morte.
Razza è bello e sano. La perversione inizia con la pretesa ideologica di appartenere ad una razza superiore.
Non esistono razze inferiori.
Tutte le razze hanno pari dignita’ nella piu’ ampia differenziazione genetica.
Nella specie del cane, che e’ la specie, dopo l’uomo, piu’ flessibile e quindi piu’ vitale, ci sono migliaia di specie, di cui 400 riconosciute ufficialmente.
Continua…
…CONTINUA.
I concetto di razza è bellissimo se riferito al lavoro paziente e intelligente che la selezione naturale ha svolto su una specie vivente, per favorirne l’adattamento nel corso dei millenni ai diversissimi ambienti che ci sono sulla Terra.
Ogni razza è perfetta in funzione del suo ambiente.
È ora di lasciar cadere, da destra a sinistra, lo stupido modo di ragionare ideologico, sostituendolo con quello scientifico aderente ai fatti.
Altrimenti ci sbraniamo sulle parole, cui diamo significati diversi in funzione dei relativi pregiudizi.
Consapevole di tutto questo, vent’anni fa ho scelto di vivere a Canova di Gardolo, dove convivo in pace e libertà con una ventina di RAZZE umane diverse, provenienti da tutto il pianeta.
P.S. Negro è un termine offensivo solo per le stupide teste ideologiche.
Per il sottoscritto è un aggettivo poetico, che sta ad indicare una RAZZA umana, fra le più belle e vitali, che si è selezionata nell’ambiente naturale più affascinante del Pianeta: il continente africano.