Elezioni provinciali: prima il Lavoro
Il mondo del lavoro è sotto attacco. La crisi economica ormai si protrae da sei anni e i suoi effetti si riversano sugli strati deboli della popolazione: lavoratori, giovani, disoccupati, pensionati e le prospettive sono di un continuo peggioramento. Il Prodotto interno lordo nazionale nel 2013 calerà del 2%; la disoccupazione ufficiale è superiore al 12% (quella giovanile supera il 40%); il potere d’acquisto della famiglie è in costante calo.
Le ricette della trojka, che vengono chiamate riforme, servono a mantenere intatto il profitto delle grandi imprese e delle banche e per trovare i soldi i loro mandatari, rappresentati dal governo di unità nazionale Pd-Pdl-Scelta civica, non esitano un solo istante nel perseguire quanto richiesto da Fmi-Bce-Ue e Confindustria.
La distruzione del Contratto collettivo nazionale di lavoro, i tagli allo stato sociale, la privatizzazione dei servizi pubblici, la socializzazione delle perdite di grandi aziende e banche, le delocalizzazioni ed i licenziamenti sono tutti stratagemmi necessari a piegare la classe.
Anche in provincia di Trento si perseguono le stesse politiche dannose: tagli alla spesa pubblica; speculazione edilizia; costruzione di opere inutili come il Tav; mantenimento con denaro pubblico del profitto di grandi aziende private; privatizzazione della ricerca e dello stato sociale. Il tutto viene celato dietro belle parole come autonomia, cooperazione e razionalizzazione.
I vertici della Cgil non hanno messo in campo alcuna risposta adeguata contro la crisi e questo perché volevano e vogliono sostenere il Pd. La responsabilità della segreteria nazionale della Cgil è grande perché il sindacato doveva organizzare la mobilitazione dei lavoratori e dei giovani contro il governo e invece continua ancora a chiedere solo tavoli di consultazione “in attesa di tempi migliori”, senza voler incidere veramente nelle dinamiche del conflitto di classe.
L’apparato del sindacato giustifica la propria inerzia sostenendo che i lavoratori ed i giovani in Italia non si muovono quando è proprio il sindacato che ha fatto di tutto per favorire il riflusso della loro combattività. Esemplificativi di ciò sono la vergognosa impasse dimostrata nel 2012 contro la riforma delle pensioni, il disinteresse nei confronti delle proteste degli studenti e lo sciopero generale prima annunciato e poi revocato dopo le elezioni politiche di quest’anno.
Crediamo quindi sia necessario proporre un’alternativa complessiva che ribalti i rapporti di forza e che quindi organizzi la forza della classe. Espropriare del potere chi ha sostenuto questo sistema è l’obiettivo, che si raggiunge attraverso alcune azioni di carattere transitorio per permettere la stabilizzazione di un nuovo modo di produrre, cosciente e razionale per permettere la tutela dell’interesse collettivo. Le grandi leve economiche come il settore bancario, l’industria pesante, il commercio e i servizi pubblici vanno tutte nazionalizzate senza indennizzo se non ai piccoli risparmiatori e messe sotto la gestione diretta dei lavoratori organizzati in consigli così come le imprese in crisi. Si devono respingere i licenziamenti. Il debito pubblico lo paghino i padroni, cioè quelli che l’hanno creato, il patto di stabilità deve saltare. Tutti i rappresentanti dei lavoratori e quelli del partito vanno eletti democraticamente e devono essere immediatamente revocabili da parte di questi.
Di tutto questo discuteremo a Rovereto lunedì 14 ottobre alle ore 20.30 presso la sala ex Chesani all’Urban Center in Corso Rosmini (vicino all’Upim).
Saranno presenti
Giorgio Cremaschi, coordinatore nazionale della Rete 28 aprile nella Cgil
Ezio Casagranda, candidato presidente della Provincia alle elezioni del 27 ottobre