Federdistribuzione: Un contratto a perdere
Il rinnovo contrattuale peggiorativo viene firmato alle spalle dei lavoratori.
L’Usb denuncia il rinnovo contrattuale di Fededistribuzione, firmato dalla triade sindacale, in quanto è un rinnovo peggiorativo che legittima la flessibilità oraria e il ribasso dei salari.
La Gdo è uno dei settori che negli anni della crisi ha subito maggiormente il colpo: sono aumentati i contratti flessibili e precari, è diminuita la possibilità di far valere i propri diritti (diniego al lavoro domenicale e notturno), è aumentato il ricorso, da parte della Gdo, all’uso di cooperative esterne con un costo del lavoro al limite dello schiavismo (tre euro l’ora in alcuni casi).
Il rinnovo contrattuale avrebbe dovuto essere una boccata di ossigeno per i lavoratori, invece Cgil, Cisl e Uil hanno firmato un accordo peggiorativo da tutti i punti di vista, tenendosi ben lontani dall’informare i loro iscritti e tutti i lavoratori coinvolti. In 60 mesi di trattativa non è stato fatto nessun passaggio chiaro che spiegasse ai dipendenti le effettive ricadute di un simile rinnovo.
Il CCNL del 2011,rinnovato nel 2015 da Confcommercio e fortemente osteggiato da Usb, è stato accolto e legittimato, compresi tutti i punti che andavano a peggiorare le condizioni lavorative, alcune addirittura confermative del Jobs Act, prima che questo venisse approvato (lavoro domenicale, trattamento della carenza di malattia, regime nuovi assunti, disciplina delle mansioni e percentuale di conferma ridotta degli apprendisti).
Nell’intero contratto questi sono i punti più gravi: – a decorrere dal mese di dicembre 2018 verrà erogato un aumento salariale non assorbibile pari ad euro 24 al IV livello; a questo si uniscono due somme, date una tantum, pari a 889 euro totali, cioè 14,81 euro lordi al mese, cifra che dovrebbe risarcire i lavoratori dei cinque anni di arretrati (ovviamente dimenticando il 2014); – maggiorazione del 30% sulla quota oraria della normale retribuzione di cui all’art. 193 “Disciplina 2013” per ciascuna ora di lavoro prestata di domenica. Tale maggiorazione è omnicomprensiva e non cumulabile; – spostamento della quattordicesima mensilità al 1 luglio;
– nessun passo in avanti sull’obbligatorietà delle domeniche lavorative e la mancata retribuzione dei primi tre giorni di malattia. La triplice continua a sbandierare le sofferenze su questi temi ma poi firma per rendere obbligatorie le domeniche! -‘contratto a sostegno dell’occupazione’, introdotto anche nelle aziende di Federdistribuzione con l’articolo 69 bis e sperimentato nel rinnovo di Confcommercio. Operazione inutile che non migliora la qualità del lavoro nel settore (sotto inquadramento di due livelli fino a 36 mesi), soprattutto in aggiunta alle tutele crescenti; -il protocollo di gestione delle crisi aziendali è la bassa accettazione di deroghe peggiorative per le aziende di Federdistribuzione non coperte da accordi sul modello contrattuale.
Tali accordi potrebbero far saltare i limiti della prestazione lavorativa o portare, addirittura, al taglio dei salari, come già accaduto in molti ipermercati.
Eppure non sono stati toccati gli Enti bilaterali, il Fondo sanitario e quello pensionistico che fornisce, ma è solo una coincidenza, il 70% degli introiti annui di Cgil, Cisl e Uil. Nessun incontro con i lavoratori è stato fatto, nonostante l’impatto rilevante di questi Fondi sia sulla contrattazione sociale e territoriale sia sul sistema sanitario pubblico, di fatto, indebolito e svuotato. La triade sindacale ha favorito la Grande distribuzione nel suo obiettivo principale, portato avanti da anni: la massima flessibilità oraria.
Quella che viene spacciata per flessibilità non è altro che straordinario obbligatorio. Il nuovo art.125 prevede, infatti, che l’azienda possa costringere i dipendenti a superare il proprio orario contrattuale fino a 16 settimane all’anno, con il limite massimo di 44 ore contrattuali. L’unico risultato sarà quello di aumentare in modo estenuante le prestazioni nelle settimane di forte affluenza, senza però aumentare di neanche un euro gli stipendi, pensando poi di recuperare diminuendo l’orario nelle settimane di bassa affluenza.
L’Usb si oppone a questo contratto, un contratto creato ex novo, in aggiunta a Confcommercio, che legittima lo sfruttamento dei lavoratori e rischia di far crollare tutti i diritti conquistati negli anni.
Questo è l’ultimo tassello dello spostamento al ribasso dei salari di tutto il settore commercio, comprese le Cooperative.
Ribasso appoggiato dalle triade sindacale.
Altro che flessibilità!
L’Unione sindacale di Base conferma, con ancora più forza, la necessità di ridurre l’orario di lavoro a parità di salario.
Il sindacato, al fianco dei lavoratori, è pronto ad una nuova stagione di lotta per la conquista di tutti i diritti sottratti da continui rinnovi a perdere.
USB Lavoro Privato