Fiom: consenso e fallimento programmato
La manifestazione della Fiom di oggi, con la partecipazione di due persone che io amo Fiorella Mannoia e Stefano Rodotà che hanno infuso la piazza con il sentimento e la scienza della Costituzione, non è espressiva della vera condizione sociale e psicologica in cui si trovano oggi i lavoratori italiani e coloro che vorrebbero diventarlo. Nella piattaforma rivendicativa della FIOM questa condizione è ignorata.
Si chiedono soltanto alcune cose compatibili con la feroce linea liberista del governo e del padronato italiano. Il cuore gonfio di protesta e la speranza dei convenuti a Roma non troveranno alcun riscontro.
E’ come se non ci fossero.
La Fiom è una potenza organizzativa da oltre cento anni a parte la interruzione del fascismo. E’ in grado di fare partire centinaia di pulmann dalle maggiori città italiane e farle convergere a Roma. Mettersi su un pulmann ed arrivare a Roma per manifestare non vuole necessariamente significare consenso con le politiche della Fiom e meno che mai della CGIL.
La Fiom è quanto passa il convento oggi a cinque anni dall’inizio della grande crisi caratterizzata dalla latitanza e dalla complicità con il governo di Cgil CISL UIL. La saggezza operaia prescrive di non revocare la fiducia fino a quando non si è messi proprio con le spalle al muro e comunque di usare tutte le opportunità che vengono offerte. I lavoratori d’altro canto non hanno scelta: o bere o affogare! O Landini o Landini.
I sindacati di base stentano a crescere sono emarginati e tenuti fuori dal gioco. Nelle fabbriche i sindacalisti dei cobas spesso sono nei reparti confino. Vedi Melfi….Inoltre l’involuzione corporativistica della contrattazione li ha tagliati fuori..
Ma la manifestazione di oggi, dopo che i giornali e le tv ne avranno parlato, non produrrà alcun risultato perchè non esiste un forte partito socialdemocratico o comunista capace di interpretarne la volontà in Parlamento e di tradurre in leggi le rivendicazioni dei lavoratori.
Il PD non si è fatto vedere al comizio. Epifani che fino a ieri era segretario della CGIL ed ora è segretario del PD non si è visto. Questo significa non una terzietà del PD rispetto la manifestazione ma una contrapposizione, uno stare dall’altra parte della barricata. Non è forse Colannino che illustra la politica del PD nei più importanti salotti televisivi?
Il PD avrà anche un buon motivo per non farsi vedere. Il Governo si accinge a peggiorare la già bruttissima legge sulle pensioni. Peggiorerà anche la legge Fornero sulla flessibilità dei precari perchè le aziende si sono lamentate che introduce una qualche “rigidità”.
Insomma l’operaio deve essere completamente spogliato di tutti i suoi diritti. Non ci ridurremo alla condizione dei tessili di Dakka che crepano per 1 euro al giorno ma siamo tagliatio fuori per sempre dalla condizione che avevamo conquistato.
Solo un cambio radicale di regime garantirà la restituzione dei diritti dei lavoratori e la loro sicurezza. Ma questo cambio radicale di regime non si vede allo orizzonte.
Insomma dopo Piazza San Giovanni non ci sarà un raggio di sole, una schiarita. Il clima si appesantirà perchè il governo risponderà con una torsione ulteriore dei diritti dei lavoratori. E nessuno alzerà un dito per fermarlo. Neppure Landini. Se tenterà di farlo la Camusso si poserà sulle sue spalle come la famosa scimmia della Mille e una Notte.
Pietro Ancona
Sono sostanzialmente daccordo con Piero Ancona che giustamente mette in rilievo i limiti dell’organizzazione nella preparazione della manifestazione. Come se la FIOM – in questo preciso momento – non volesse più di tanto disturbare l’asse governativo che tiene in piedi questo sciagurato governo, ma nello stesso tempo tenersi fuori dall’ignobile comportamento degli altri sindacati (e della stessa CGIL della Camusso), ponendosi come unico interlocutore nella lotta per il cambiamento sociale e politico.
La manifestazione è stata un bluf (la premessa di quella che ho visto a Roma c’era già a Trento nel ridicolo di un pulman). Un corteo ordinato e “militante”, aveva la recita dei tempi “gloriosi” del “sol dell’avvenir”, delle sconfitte operaie degli anni 20. Vecchia recita e vecchi slogans e vecchi e pure i cattivi maestri.
La Mannoia è il meglio della piazza, Landini è il meglio che c’è nel sindacato, ma questo non basta a fare cambiamento…Non si guarda alle sconfitte avvenute strada facendo (la più infame è quella sulle pensioni), alla totale mancanza di fiducia e alla inesistente solidarietà sociale, mentre la solidità del sindacato frana tra i giovani, sostenuta solo dai vecchi pensionati che per quanto difficile sia la loro vita è sempre più garantita dei giovani non garantiti.
“solo un reale cambiamento….”-vedi Piero Ancona).
antonio marchi