GRECIA : Una lezione di democrazia e di dignita’. E adesso?

oxiRiceviamo e pubblichiamo questa riflessione di Elio Bonfanti sulla situazione greca.
la redazione.
Sono in molti a chiedersi: e adesso cosa succede? Come evolverà la situazione greca, cosa farà la Germania e la BCE? Che speranza reale c’è che una grande lezione di dignità e di democrazia riesca a produrre il risultato di riaprire la trattativa e ad imporre un accordo che impedisca il totale tracollo della Gracia e la vittoria “finale” delle politiche liberiste?

Rispondere a queste domande non è facile e mai come in questo caso suona come importantissimo il monito “pessimismo della intelligenza ed ottimismo della volontà” con cui Gramsci ci invita a guardare la realtà.
Pessimismo della intelligenza………… La Grecia oggi è sola. Sul piano europeo le posizioni contro le politiche di austerità sono deboli o hanno caratteri fascistoidi e di egoimo populistico. Se c’è un elemento che è, e dico purtroppo !, emerso come lampante in questa fase è la totale subalternità, per non dire la totale insipienza, della socialdemocrazia europea che dentro la vicenda della crisi greca e del referendum promosso da Tsipras ha avuto posizioni eguali ed in taluni casi peggiori di quelle dei conservatori e popolari europei. Nelle recenti elezioni europee (poco più di un anno fa) i socialdemocratici presentarono Schulz come leader di una proposta politica che si concepiva come diversa da quella dei popolari: la finzione è durata solo pochi mesi. Oggi la socialdemocrazia europea non ha nulla di diverso da dire sulla austerità da quanto dice la Merkel e la Germania. Se è consentito un paragone storico, nella vicenda del referendum greco abbiamo assistito alla riedizione del drammatico voto ai crediti di guerra che caratterizzò le socialdemocrazie europee alla vigilia della prima guerra mondiale. Una scelta che evidenzia la sua fine politica.
A differenza degli estremisti confusionari e dei novelli sostenitori “del tanto peggio tanto meglio”, questa non è una situazione della quale rallegrarsi, anzi. L’egemonia di queste posizioni sulle larghe masse europee è ancora sollida, una parte del senso comune di massa pensa ancora che la Grecia abbia vissuto sopra le sue possibilità, le coglionate di Renzi, che in campagna referendaria greca ha detto che non possiamo certo essere noi ( italiani ed europei) a pagare la bassa aliquota Iva applicate nelle isole, le baby pensioni e i privilegi degli armatori greci, sono purtroppo posizioni con largo consenso. Queste posizioni rafforzano e cementano la egemonia tedesca sull’Europa, un egemonia che nella stessa Germania può contare su di un consenso, qUello dei popolari, dei liberali e dei socialdemocratici che arriva al 80%
E’ dunque molto probabile, e i primi segnali della trattativa a Bruxelles sembrano confermarlo, che l’atteggiamento della Germania e della commissione europea sarà assolutamente ostile ai risultati del referendum greco, presentandolo come “atto di irresponsabilità politica” e come tentativo di sfuggire furbescamente al pagamento del debito. A queste posizioni quello che più interessa è terrorizzare i paesi dove ci saranno a breve elezioni, mostrare che politiche alla greca hanno un solo futuro: la miseria economico sociale di chi le pratica. Il loro intento, attraverso il terrorismo informativo e la assoluta indisponibilità ad un accordo è impedire il contagio greco. E’ significativo al riguardo (anche come dimostrazione del fatto che è chiarissimo ai potenti d’Europa il cosa succederà alla Grecia in caso di non accordo) che Juncher nelle sue dichiarazioni in cui da l’ultimatum ai greci per presentare una loro proposta, dica che è gia pronto un piano di aiuti umanitari nei confronti della Grecia: l’inento è affamare e costringere alla resa un intero popolo per rieffermaree una politica che ha arricchito ed arricchisce sia la finanza che il grande capitale internazionale e di converso produce la egemonia tedesca sull’Europa.
La possibilità della cacciata della Grecia dall’Europa è quindi molto concreta ed è una evenienza di cui non dobbiamo (pensando che in questo modo si aprano contraddizioni positive) essere lieti. A rischio di un grande passo indietro sono infatti anche quelle altre realtà europee dove posizioni anti austerità con connotati sociali e di sinistra possono nei prossimi mesi diventare egemoni come in Spagna, in Portogallo ed in Irlanda.
Dobbiamo sapere che oggi a sostenere queste posizioni è gran parte dei paesi della Eurozona, e che se allarghiamo lo sguardo ai paesi dell’ Europa a 28, il dato si allarga anzicè restringersi. Capifila di questa posizione sono La Merkel e Juncher, ma anche Spagna e Portogallo che sperano in questo modo di arginare le spinte di sinistra che ci sono nei loro paesi.
Per altro verso è ben vero che seppure in dimensioni ancora ridotte il referendum greco ha aperto alcune contraddizioni nel fronte dell’austerità. La più importante delle quali, quella fra USA (che premono sul FMI e sulla Lagarde perchè trovi un modo di finanziare la Grecia ) e Commissione Europea. La vicenda greca si inserisce infatti in una situazione geopolitica che da anni vede in crisi la egemonia americana sul mondo e che oggi spinge questo paese a considerare come assolutamente importante la esistenza dell’ Europa e come sventura la sua disintegrazione. In particolare gli Usa – per meri interessi di egemonia geopolitica e non certo per particolare propensione solidale- vogliono impedire che la Grecia sia costretta a ricorrere alla Russia o alla costituenda banca mondiale dei BRIC ( Brasile, Russia, India, Cina, i paesi in forte sviluppo economico) che nasce con precisi intenti di contrapposizione al FMI. E’ probabilmente dovuto a questo il repentino cambio di atteggiamento di Cristine Lagarde già nei giorni precedenti al referendum greco, dove dopo aver appoggiato e sollecitato le posizioni oltranziste dei tedeschi, ha reso pubblico il documento della banca mondiale che parla di un “debito greco insostenibile e propone di tagliarne almeno il 30%”, oltre ad evidenziare la necessità di una lunga moratoria del debito greco pena la acceleraziione in quel paeae delle già gravissima spirale recessiva, fornendo in questo modo un importante assist a Tsipras. La pressione Usa potrebbe essere di aiuto ad un accordo, anche se allo stato attuale non si vedono interlocutori europei per questa proposta, Anzi, le recentissime vicissitudini in Cina, la bolla economica di Shangai che mette in forte discussione la crescita del PIL cinese e mette in evidenza il crearsi anche in quel paese di un processo di autonomizzazione della finanza ed il suo distacco dalla economia reale, aiutano gli oltranzisti probabilmente allungando i tempi della creazione e modificando in parte le caratteristiche della banca dei BRIC.
Da questo punto di vista la fretta è amica degli oltranzisti; per avere effetto fermando e contrastando l’egemonia a processi di costruzione di politiche anti austerità in alcuni stati europei la cacciata della Grecia deve avvenire subito e subito devono essere chiari i “risultati” della scelta di Siriza: le elezioni in Spagna sono fra circa quattro mesi e tra sei quelle in Portogallo (e poco dopo quelle in Irlanda).
L’unico vero elemento controtendenza forte alla cacciata della Grecia è che nessuno di coloro che la propongono sa davvero cosa succederà. Una simile evenienza infatti chiude definitivamente l’idea di una Europa come la volevano i padri fondatori e inverte l’immagine che di essa si è voluto dare anche recentemente, quella di un luogo inclusivo (in cui doveva entrare anche la Turchia!) anziché di un luogo e di uno spazio politico al soldo esclusivo della finanza e delle grandi imprese multinazionali. La retorica europeista che fino ad ora aveva permesso ed in maniera non secondaria di chiedere sacrifici in cambio di un continente forte che contrasta la sua decadenza e nella testa di alcuni si propone almeno parzialmente come nuovo centro geopolitico mondiale anche attraverso la sua moneta, va in frantumi e finisce per predominare una logica autoritaria e pesantemente antidemocratica. E questo senza considerare che a quel punto lo stesso nome Europa non avrebbe più alcun senso essendo Europa una dea greca che ebbe da Zeus tre figli tra cui Minosse. Insomma senza Grecia non esiste Europa almeno quella Europa che doveva essere secondo gli estensori del Manifesto di Ventottene una istituzione solidale e federale, ma non ha spazio neppure una Europa di stati che uniscono le loro forze in un processo per concorrere nel mondo e diventa invece lo spazio politico ed economico di una nuova grande Germania.
Questo pericolo è forse l’unico elemento che si intravvede nelle posizioni anche dei singoli stati o meglio al loro interno, un pericolo che trova voce perfino nella Germania della Merkel dove da parte di un settore sia conservatore che socialdemocratico si levano critiche al suo “primitivismo”, alla eccessiva grettezza della sua posizione. Certo non è granche ma è un elemento da non scordare e che comunque serve per insinuare proposte di una Europa diversa, in primis solidale e federalista (su questo poi sarebbe necessario davvero un grosso approfondimento per capire il significato di questa proposta, unica in grado di mantenere assieme sia la doverosa ed irrinunciabile sovranità degli stati – disarticolando in questo modo anche le pulsioni nazionaliste- con le domamde di indipendenza e di autonomia che da importanti aree europee arrivano e che rischiano derive di destra senza la capacità della sinistra di interpretarle).E accanto a questo per proporre un idea di europa “euromediterranea”, che coopera con i paesi che si affacciano sul Mare nostrum ed è soggetto attivo alla risoluzione dei loro conflitti interni ed internazionali ponendo al centro ipotesi di collaborazione e di relazione solidale e non di guerra o di subordinazione.

Ottimismo della volontà………………oggi aiutare la Grecia, Siriza, Tsipras è necessario come l’aria. Il risultato di quel referendum e prima ancora delle elezioni greche sono la dimostrazione che è possibile vincere, che il paradigma liberista può essere sconfitto, che un mondo diverso da quello proposto dalla Merkel ma anche da Renzi o da Schulz è possibile. Per la sinistra europea la Grecia è oggi il proprio baluardo ideale, il percorso da intrapprendere e da praticare, certo facendo tesoro, ma anche su questo i greci insegnano, di quelle specificità nazionali che sono necessarie in qualsiasi processo di cambiamento. Per la sinistra europea il risultato di Tsipras, al pari di quanto succede in America Latina nella esperienza del socialismo del ben vivir e del XXI secolo, è quella utopia concreta di cui c’era e c’è grande bisogno.
E la stessa capacità di Tsipras e di Siriza di essere davvero sinistra di governo che riesce a costruire egemonia e partecipazione larghe, che utilizza la democrazia per affermare il proprio punto di vista, sono parte essenzial dell’insegnamento che ci viene dalla Grecia
Ma ottimismo della volontà significa anche capire che perchè Tsipras, Siriza, la Grecia vincano e non divengano un sogno grande ma battuto, come accadde alla Comune di Parigi o alla esperienza di Allende in Cile, è necessario che le soggettività di sinistra nei singoli paesi diano vita a formazioni politiche che di quella esperienza fanno tesoro e ne propongono la generalizzazione. Il più grande regalo che possiamo fare ai greci è ricostruire una soggettività politica, un partito della sinistra italiana ed in questo modo contribuire a fermare quel processo che vorrebbe emarginare la Grecia additando le sue politiche come foriere di miseria e disperazione.
E per realizzare questo disegno è parimenti necessario che il nostro europeismo abbia carattere euromediterraneo, ovvero proponga l’europa come soggetto interessato a costruire con i popoli che si affacciano sul Mediterraneo politiche di solidarietà e di cooperazione, esperienze reali di siniergie sociali ed economiche, modelli di sviluppo che pongano al centro le risorse locali e la vocazione dei luoghi, intrecci culturali e plurietnici.
Servono a poco invece altri atteggiamenti che si vedono in giro a cominciare da coloro che pensano che un compromesso fra Grecia e Commisssione europea coincida con il tradimento di Tsipras.
E’ questa una posizione tipica di certa cultura davvero piccoloborghese (so che il termine è desueto ma nel contempo è anche quello più esatto!) dei rivoluzionari da salotto, che amano delegare agli altri le lotte e agiscono per interposta persona, stando ben attenti di non rinunciare al più piccolo dei loro privilegi. E’ sempre Gramsci a ricordarci che non c’è lotta di classe senza compromessi e che i nemici dei compromessi sono soggetti del cui estremismo inconcludente non abbiamo bisogno.
Quello che è successo e sta succedendo in Grecia è un forte alzarsi di tono della lotta di classe, in gioco sono le politiche su cui dagli anni 80 la speculazione finanziaria ed il “turbo capitalismo” si muovono e la Grecia è la dimostrazione che si può costruire un diverso consenso fondato sulla solidarietà e sulla democrazia. In altre parole la posta in gioco è altissima e la sconfitta della esperienza greca rischia di essere foriera di un Europa dei privilegi e degli egoismi, della vittoria di quei populismi fascistoidi che in Italia hanno Salvini e Fratelli d’Italia come interpreti fedeli.
Ottimismo della volontà dunque anche come sinonimo di intelligenza politica e di capacità di utilizzare in senso positivo le nuove condizioni politiche che si sono aperte.
Infine due parole sul cosa fare in caso di successo della cacciata della Grecia, scenario che oggi è per la sinistra il più pericoloso non essendoci condizioni nazionali (tanto meno in Italia) che europee per il profilarsi di rivolgimenti sociali positivi.
Su questo bisogna essere pronti ad organizzare grandi iniziative politiche e di massa che chiedano alla Europa la mutazione delle sue posizioni. Bisogna provare a contrastare una decisione dl genere anche in prospettiva delle elezioni spagnole e portoghesi,evitando che l’obiettivo della commissione europea (terrorizzare i paesi che vorrebbero fare come la Grecia) si realizzi ed utilizzare eventuali risultati positivi in quei paesi per costringere l’europa ad un passo indietro. Comunque e parimenti andrebbe sviluppata una iniziativa dei paesi del sud europa in prospettiva euro mediterranea, ricostruendo attraverso questo un tessuto nuovo su cui costruire ex novo una europa dei popoli, solidale e federata.

Elio Bonfanti

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