Il fascismo irrompe in Val di Susa

PRIMO MARZO DI RESISTENZA IN TUTTA ITALIA
– questa sera ore 18,00 presidio assemblea in piazza Duomo a TRENTO –

Le notizie che sono arrivate nella notte delineano un quadro sempre più delirante. Lo Stato, quello con la S maiuscola, quello dei Monti, dei Passera e dei Fassino ha deciso di usare la linea dura per spezzare la schiena alla legittima resistenza Valsusina.

La giornata che si è conclusa è iniziata con una infame campagna mediatica contro il movimento No Tav, la stura necessaria per agevolare il consenso alla repressione indiscriminata. Nel pomeriggio erano stati rimossi i blocchi sulla A 32, nella notte sono riprese le cariche in tutta la Valle, i rastrellamenti la caccia all’uomo sin dentro i locali. Nicoletta Dosio, segretaria di circolo del Prc e attivista del movimento è stata fermata, pestata e insultata per la sua militanza, l’hanno rilasciata zoppicante per le manganellate a tarda notte, altri 6 compagni sono stati condotti a Torino, probabilmente verranno processati per direttissima. Nel corso di una affollata e tesa assemblea a Bussoleno si è chiesto ai tanti comitati di solidarietà sorti in tutta la penisola di fermare Paese intero domani (oggi primo marzo) dalle ore 18, “Che ogni città, ogni paese si mobiliti, dimostri da che parte sta.
Come annunciato, mentre si parlava di dialogo le forze dell’ordine si sono espresse con il massimo del potenziale repressivo, chi è presente racconta di aver rivissuto i drammatici e peggiori momenti di Genova 2001. Vogliono chiudere ogni possibilità di resistenza in poche ore, vogliono partire con i cantieri e dare quei soldi sporchi di sangue e capaci di uccidere il futuro alle cricche del malaffare che si contenderanno gli appalti, questo è il governo tecnico che non risponde a nessuno e a cui nessuno, fra chi siede in parlamento, chiede di rispondere. Molti sono i feriti, quelli che respirano male a causa dei gas venefici prodotti dai lacrimogeni.
Dall’assemblea hanno chiesto a chi sta male di farsi ricoverare in ospedale per controlli. Domani il movimento tornerà anche a Torino, a chiedere la libertà per i compagni arrestati e fermati, potrebbe crearsi una ulteriore situazione di conflitto a cui non sembra che prefettura e ministero siano in grado di dare risposte politiche. La linea scelta è quella di considerare i No Tav un problema di ordine pubblico, da risolvere con gas e manganello, ma il consenso attorno ai Valsusini cresce come cresce la diffidenza verso coloro che raccontano verità di regime, che tentano di dividere ancora il movimento fra “buoni” e “cattivi”.
Nonostante la repressione prevale una lucida rabbia ed una incredibile consapevolezza del ruolo che si sta giocando per la democrazia dell’intero Paese, ora occorre che in tanti e in tante siamo in grado di raccogliere questo messaggio e questa sollecitazione.
Le forze di occupazione in Val di Susa potrebbero essere solo l’anticipo, il segnale chiaro che questo governo delle banche e dei poteri forti, intende lanciare, da destra e protetto da un falso centro sinistra, a chiunque osi opporsi ai suoi piani. Ma si va avanti e si resiste, aspettando che Luca torni con noi! Continuano a giungere notizie da confermare. Da telefonate apprendiamo che circa 50 (cinquanta) camionette piene di agenti stanno raggiungendo la statale S 25 si prevedono ulteriori operazioni in nottata.
Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc, racconta di metodi inaccettabili:«Mi è anche stato impedito di parlare con la compagna segretaria di Bussoleno mentre era in stato di fermo e mentre veniva insultata. Il governo deve tornare a dialogare con la popolazione» Da www.youreport.it si apprende intanto che ai giornalisti è stato impedito di avvicinarsi durante le cariche. Le forze dell’ordine li hanno malamente allontanati? Ma non erano i No Tav i nemici dell’informazione? Ne parlerà domani il Corriere della Sera? In mattinata giugno notizie di segno contraddittorio: da una parte viene permesso agli agricoltori che hanno le viti nell’area prospicente ai cantieri di poter procedere – vigilati ovviamente – alla vendemmia della loro uva.
Dall’altra diviene più chiaro cosa significhi “dialogo” per il ministro dell’Interno che, invece di recarsi a parlare con i valsusini ha ritenuto più opportuno incontrare per oggi il presidente della Regione, della Provincia ed il sindaco di Torino, diversi nella collocazione politica ma accomunati dall’identico fervore per la realizzazione della Tav. Si dialoga insomma solo con chi la pensa come il governo e il parlamento: mentre per Bossi non fare l’opera significherebbe “la morte di Torino” per il segretario del Pd Bersani il problema non è “se fare la Tav ma come”. Tutti uniti insomma, forti dell’appoggio francese, del resto si parla dell’affare del secolo.
Sul fronte dell’azione repressiva è stata riaperta questa mattina una corsia della A32 Torino Bardonecchia in direzione del capoluogo, ma il tratto autostradale è ancora pieno dei resti delle barricate. E oggi altra giornata cruciale.

Autore: stefano galieni

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