Il governo dei falsari e la disoccupazione giovanile
Oggi l’Istat ha pubblicato i dati sulla disoccupazione relativi al mese di giugno. Quella giovanile è schizzata al 44,3%, dei giovani con meno di 24 anni uno su due è senza lavoro.
Anche la disoccupazione “ordinaria” è salita al 12,7% e quindi in questi mesi di funzionamento del jobs act i dati smentiscono clamorosamente le previsione del governo, del ministro Poletti e di quanti hanno creduto all’equazione, più precarietà eguale più lavoro.
La politica di falsari dovrebbe impallidire davanti ai numeri ed invece questi servi del potere rilanciano sostenendo che se la disoccupazione cresce è perché c’è ancora il Contratto Nazionale ed il diritto di sciopero che, al loro avviso, sono i responsabili della disoccupazione, non le politiche di austerità imposte dall’Europa come sostengono molti economisti.
Le due riforme che ancora mancano nel carnè di Renzi il quale potendo contare su un parlamento di nominati e di indagati non esclude di cancellare, nel prossimo futuro, anche a questi due diritti del e nel lavoro. Le strumentalizzazioni di Pompei e di Fiumicino ci dicono che la campagna di disinformazione è partita.
I professionisti della menzogna non vogliono sentir parlare del fatto che – a causa della finanziarizzazione e dell’automazione dell’impresa – se ci sarà crescita questa sarà senza occupazione. Lo diceva qualche anno fa anche la BCE ma oggi viene volutamente nascosto dalla leggenda che più precarietà è sinonimo di più occupazione.
Per questo diventa indispensabile che nel mondo del lavoro prenda piede la rivendicazione della riduzione dell’orario di lavoro da una parte e della rivendicazione del reddito di cittadinanza dall’altro come condizioni minime per combattere la disoccupazione e le forme di precarizzazione nel mondo del lavoro e nella società
Combattere le forme di precarizzazione che non sono solo i contratti atipici ma anche questo sistema padronale dove la vita di un operaio non vale i costi di un impianto di areazione come nel caso della Marangoni di Rovereto dove un operaio è morto mentre stava lavorando in un reparto con la temperatura a 50 gradi e senza ventilazione.
Oggi per i lavoratori, se vogliono contrastare l’austerity devono ritrovare la forza di reagire, di abbandonare Cgil, Cisl e Uil, che ormai accettano supinamente tutto, e costruire una vera alternativa sindacale per difendere e rilanciare il welfare, i diritti del lavoro, bloccare le privatizzazioni, mobilitarsi sui temi sociali a partire dalla casa, dal reddito, dai beni comuni e dai diritti dei migranti.
Ezio Casagranda