In piazza contro la crisi, per l’alternativa
NOI la crisi non la vogliamo pagare!
Le manovre, di chiaro stampo classista, proposte dal governo vanno a colpire lavoratori, giovani e pensionati. Attaccano lo stato sociale tagliando sanità e servizi sociali, strozzano i comuni, privatizzano i beni comuni nonostante la vittoria referendaria, ma salvano le banche, gli speculatori, le imprese che fanno profitto, i grandi patrimoni e le varie caste presenti in Italia.
Quello di oggi è uno sciopero giusto e necessario per far sentire la voce di protesta di quanti hanno sempre pagato e di quanti sono indignati per una manovra iniqua ed antipopolare e che segna una svolta nell’attacco allo stato sociale e ai diritti collettivi a partire dal contratto nazionale di lavoro.
Ma la giusta protesta ed indignazione nei confronti della manovra governativa non deve impedirci di guardare a come la nostra provincia, in questi anni, ha usato la propria autonomia.
Sanità: con il 1 ottobre si pagherà il ticket sul pronto soccorso, 50 euro per i codici bianchi e verdi, una scelta che nella realtà colpisce le fasce più deboli della popolazione. E mentre taglia i finanziamenti agli ospedali periferici la giunta provinciale delibera la costruzione del nuovo ospedale che rischia di essere un doppione del S.Chiara con costi enormi per la collettività;
Casa:se da una parte la già criticabile privatizzazione dell’ITEA e le direttive della giunta non hanno portato miglioramenti alle fasce più bisognose (i famosi 9.000 alloggi promessi restano una chimera), dall’altra gli affitti e il costo delle case continuano a crescere per colpa di una politica complessiva sulla casa che mira più ad aiutare i costruttori e i grossi proprietari che i cittadini in cerca di alloggio;
Scuola: oltre ai finanziamenti alle scuole private, fra i più alti d’Italia, il governo provinciale ha usato le risorse per la scuola non per progetti di crescita culturale e formativa ma per un piano sull’edilizia scolastica a favore delle lobbie edilizie;
Lavoro: anche in Trentino l’80% delle assunzioni sono precarie, aumenta vertiginosamente il lavoro interinale e a chiamata. La stessa provincia utilizza a piene mani i contratti a termine e le collaborazioni mentre aumentano la disoccupazione giovanile ed il lavoro nero. La stessa riforma degli ammortizzatori sociali viene discussa in gran segreto, escludendo i soggetti non istituzionali, trascura le esigenze dei giovani e degli studenti a partire dal reddito di cittadinanza.
Base militare di Mattarello, TAV e Metroland: in una fase in cui le risorse calano sensibilmente e l’autonomia trentina è sotto attacco non possiamo non denunciare che la PAT finanzia la costruzione di una base militare e vuole spendere miliardi per la costruzione di opere inutili e dannose coma la nuova linea ferroviaria del Brennero e la rete Metroland.
Vogliamo che queste immense risorse siano destinate a sanità, scuola, formazione, lavoro, assistenza alle fasce deboli, reddito di cittadinanza e interventi a sostegno di un’economia che deve essere orientata alla produzione di beni e servizi socialmente utili.
Chiediamo e ci chiediamo: a cosa serve la nostra autonomia se si fanno le stesse politiche neoliberiste come nel resto d’Italia?
Noi oggi siamo in piazza per dire NO ad una manovra nazionale di natura antisociale e antidemocratica, ma anche per rivendicare che l’autonomia sia usata per rispondere ai nuovi e vecchi bisogni dei cittadini e non a quelli delle lobbies di potere presenti in Trentino.
Invitiamo tutti a costruire una mobilitazione permanente per cacciare il governo Berlusconi e aprire una nuova fase, e per creare anche in Trentino un percorso unitario di opposizione sociale alla crisi che ci porti a Roma il 15 ottobre nella giornata europea dell’indignazione popolare.
Per organizzarci e per discutere di questo percorso comune vi invitiamo
giovedì 15 settembre ore 20.30 al Centro sociale Bruno.
Uniti contro la crisi, uniti per l’alternativa
Trento, 6 settembre 2011
faccio solo copia incolla di un commento che avrei voluto lasciare sul blog della filcams nella speranza che qui venga pubblicato..
a proosito di espulsi….
mi chiedo se il prezzo da pagare per essere riammessi in QUESTA CGIL sia quello di continuare a presenziare e fare numero nei momenti in cui questo è ritenuto utile. Domanda che nasce spontanea quando osservi che durante lo sciopero indetto dalla CGIL alcuni degli espulsi, per fortuna non tutti, si schierano nello spezzone dell’ “attuale dirigenza”.. La signora Zorika Petrovic, ad esempio, facente parte della segreteria della Filcams, ed espulsa, se non ricordo male, e non lo faccio, sorreggeva in tutta la sua serenità, lo striscione della Filcams. Ora, sempre che io non viva in un mondo diverso dal vostro, ad un’espulsa, per l’articolo 3 del vostro statuto, è fatto assoluto divieto di prendere parte, in qualsiasi modo, a situazioni ed/o iniziative riconducibili all’organo da cui è stata allontanata..
le risposte sono due: o è davvero questo il modo di farsi “reintegrare”, oppure, se così non dovesse essere, il Burli o il Martini di turno, quelli che hanno firmato la sua espulsione, dovrebbero intervenire per riportare un’altra volta quella linearità, legalità e democrazia espresse con quelle 5 lettere.
in entrambi i casi mi sembra l’ennesimo errore perchè se scrivi porcata lo censurano, su questo bel blog “libero”..
saluti
Aurora