La Brexit raccontata dalla Gran Bretagna
Oltre le manipolazioni e le fake news: la Brexit raccontata dalla Gran Bretagna
Riportiamo il testo pubblicato in esclusiva per il sito nazionale della FGCI di Owain Holland, Segretario generale della YCL (Lega comunista giovanile), organizzazione dei giovani del Partito Comunista della Gran Bretagna. Si tratta di una riflessione che fa il punto sulla situazione post Brexit, volta a smentire semplificazioni (nella migliore delle ipotesi) e manipolazioni vere e proprie (ipotesi peggiore ma più frequente) ad opera della stampa mainstream e dei partiti di potere filo-UE.
Attorno alla Brexit s’è alzato un gran trambusto con i media liberali e borghesi che sbraitano quasi all’unisono. Non c’è giorno senza che venga preannunciata l’Apocalisse ed il collasso dell’economia Britannica. Tanta è la propaganda martellante che persino i sindacati si sono ora convinti a restare dentro l’Unione Europea, o ad almeno mantenerne la legislazione, pensando erroneamente che i diritti dei lavoratori siano una concessione dell’UE e non una conquista dei lavoratori stessi.
Davanti alla Brexit e a queste previsioni sballate, la Lega Comunista Giovanile non si chiede però come cambierà l’economia britannica una volta usciti. Piuttosto ci chiediamo quale economia vogliamo costruire per il futuro: ci viene sempre detto dai media che l’economia cresce, ma un lavoratore raramente vede questa crescita, che forse vedono solo i media e i loro padroni borghesi nei loro conti in banca. Il Partito Comunista, nel suo programma “La Strada per il Socialismo in Gran Bretagna”, aspira a soppiantare il capitalismo con una società socialista come primo passo verso il comunismo realizzato. Per far ciò, vogliamo prima costruire un fronte popolare contro i monopoli capitalistici e le loro organizzazioni (l’UE, la NATO, il FMI e il WTO) e poi vogliamo nazionalizzare i principali rami dell’industria: tutto chiaramente proibito dal diritto comunitario.
Appena fu reso noto l’esito del voto sulla Brexit, la sterlina s’è svalutata. L’inflazione è poi salita un po’, erodendo i salari. Tuttavia, queste ed altre sono minime conseguenze davanti alla crisi generale del sistema capitalistico e sono un prezzo minuscolo per uscire dal più grande blocco neoliberista al mondo.
Al momento, il Governo dei Tory sta negoziando la Brexit, ma è esso stesso spaccato sulla questione e, ci fosse una vera sinistra in Parlamento, ne spazzerebbe via i cocci con facilità. Tuttavia, il vero problema è l’uguale spaccatura dentro il Partito Labourista, dove molti parlamentari si sono ribellati alla disciplina e hanno votato con i Tory per restare nel mercato unico europeo. Come Partito Comunista e come Lega Comunista Giovanile, sosteniamo l’idea d’avere accesso ai mercati UE dopo la Brexit, come chiesto dalla leadership labourista, ma vogliamo mettere dei paletti. Stare nel mercato unico europeo vuol dire infatti austerità, privatizzazioni, sviluppo sbilanciato e precarizzazione del lavoro. Dunque, qualsiasi accordo non deve minare la capacità britannica di controllare i flussi di capitali, di investire in infrastrutture pubbliche, di partecipare direttamente nell’economia con l’industria di Stato, di garantire i diritti dei lavoratori e di creare una tassazione progressive.
Finchè la Gran Bretagna rimarrà nell’Unione Europea, non possiamo aspettarci nè ottenere i cambiamenti radicali per realizzare il socialismo e migliorare la vita dei lavoratori, togliendo il controllo della produzione dai ricchi borghesi per darlo alla nostra stessa classe.
di Owain Holland, Segretario Generale YCL (Lega comunista giovanile)