La Costituzione è nuovamente sotto attacco. Difendiamola

In questi tempi di afa mentre la stampa è “distratta” da siccità e incendi il sistema politico, quatto quatto, si prepara a cambiare la Costituzione senza passare per il voto popolare.
Quello che non è riuscito a Renzi con la controriforma Boschi/Verdini, sonoramente bocciata dagli italiani lo scorso 4 dicembre, rischia di riuscire al governo Gentiloni il quale si presta a varare una serie di norme preoccupanti e che andrebbero a cambiare la prima parte della Costituzione.
Mi riferisco al nuovo attacco, orchestrato dalla grande stampa – che come una piovra allarga i suoi tentacoli – alla Costituzione, ai diritti ed allo Stato Sociale.
Mi riferisco alla proposte sulla Flat Tax (che modifica l’articolo 53 della Costituzione) minando alle fondamenta la progressività delle imposte, alla progressiva abolizione del diritto di sciopero e del diritto di protestare, senza dimenticare i tentativi di limitare, con la scusa del terrorismo e delle fake news, la libertà di espressione in rete e non solo in rete.
Non è casuale che in questo 2017 si siano moltiplicate le forme di repressione del dissenso, l’uso indiscriminato della polizia contro le proteste popolari e manifestazioni dei lavoratori.
La legge Minniti è solo la punta di questo iceberg che si chiama repressione.
Come nel passato i grandi imbonitori sociali (stampa e Tv) stanno rispolverando le solite argomentazioni, già usate nel passato, come l’idea che il lavoro è troppo tutelato, che lo Stato funziona come una famiglia (compresa la storiella sul “debito pubblico”), che la sanità e l’istruzione debbano essere a pagamento, che le tariffe dei servizi pubblici debbano pareggiare il costo del servizio, tutta roba che col tempo sono sedimentate nell’opinione pubblica e perfino fra i lavoratori che pensano di arginare questo attacco allo stato sociale ed ai loro diritti sul lavoro (vedi 104, orario lavoro, ecc.) con proposte come il welfare aziendale.
Obiettivo di questa campagna è chiaro: Togliere il riferimento anche simbolico al “lavoro” di cui all’articolo 1 della Costituzione come condizione generale per rimettere in discussione il sistema dei diritti sociali del welfare italiano così come oggi formulati nel testo costituzionale.
Insomma, una forte iniezione di turbo liberismo che sta producendo disoccupazione, riduzione dei diritti, del salario e privatizzazione dei beni comuni: dall’acqua alla sanità senza dimenticare trasporti, scuola, cultura e saperi.
Non si risolve il problema della manomissione dello stato sociale ricorrendo alla privatizzazione strisciante e consociativa di cui le confederazioni ne sono i paladini.
Se i lavoratori e la sinistra non prenderanno coscienza che l’architettura istituzionale dell’Unione Europea fondata, come scrive qualcuno sull’ordo-liberalismo, è totalmente incompatibile con i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione dai diritti sociali a quelli dei lavoratori.
Siamo quindi davanti ad una scelta non più evitabile:
O si sceglie di difendere la nostra Costituzione in coerenza con il voto del 4 dicembre scorso o questa Europa dell’euro e della speculazione finanziaria travolgerà ogni forma di democrazia e di sovranità politica assieme alle conquiste sociali e civili del secolo scorso dando vita ad una nuova forma di colonizzazione usando la finanza e l’arma del debito in sostituzione dei carri armati.

Ezio Casagranda
USB Trentino

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