La sacrosanta lotta degli autisti
Il lavoro di conducente di mezzi pubblici nelle grandi città è oggi uno dei più duri e ingrati: vediamo tutti i giorni gli autisti impazzire nel traffico caotico. Noi diventiamo furiosi se veniamo bloccati per un’ora con la macchina nel traffico cittadino, immaginiamo chi deve guidare in quell’ingorgo per molte ore al giorno tutti i giorni. Oggi un autista pubblico è soggetto all’aggressione delle dure condizioni del suo lavoro. Discopatie, reumi, malattie cardiocircolatorie, intossicazioni da inquinamento e soprattutto i danni fisici e psichici dello stress continuo, tutte queste nocività colpiscono e logorano pesantemente la salute di questi lavoratori.
Il taglio dei bilanci comunali e pubblici accompagnato, come a Roma, da vergognose ruberie, hanno poi bloccato investimenti e assunzioni. Così gli autisti devono operare senza gli organici minimi necessari, il che vuol dire che gli straordinari diventano orario normale e i turni si prolungano all’infinito. Mentre per mancanza di manutenzione e investimenti i mezzi si rompono o funzionano male e non vengono sostituiti. La principale azienda produttrice di autobus, la Irisbus di Avellino, è stata chiusa da Marchionne mentre il governo non fa nulla e il parco mezzi delle aziende trasporti va in malora.
I contratti firmati colpevolmente da CGIL CISL UIL hanno poi diffuso il cosiddetto doppio regime nelle condizioni di lavoro. Tutti i giovani e i nuovi assunti hanno salari da fame, minori diritti e tutele rispetto alle generazioni precedenti e devono fare la lunga trafila della precarietà prima di essere confermati al lavoro.
I tramvieri sono sottopagati e sfruttati mentre il servizio degrada, anche se i manager delle aziende di trasporto incassano lauti guadagni. I governi dell’austerità investono nelle grandi opere inutili e devastanti, come la Tav in valle Susa, e cancellano i finanziamenti al trasporto pubblico locale e cittadino. I comuni e le aziende non hanno soldi, ma all’ATAC di Roma si scopre un furto milionario di biglietti durato anni e organizzato da una mafia politica interna, furto tanto enorme nelle cifre quanto piccolo nello scandalo pubblico.
A Roma i giovani tramvieri si sono auto organizzati e hanno dato il via ad una mobilitazione contro il dilagare degli straordinari e il degrado delle condizioni di lavoro e ora si battono contro le minacce di privatizzazione dell’azienda pubblica. A Genova queste minacce stanno diventando realtà per opera di una giunta comunale, quella Doria, nata tra grandi speranze e che ora sta seguendo la parabola negativa a cui ci stanno abituando tante esperienze di governo della sinistra.
I lavoratori di Genova si sono ribellati alla privatizzazione dell’azienda, cioè alla liquidazione del servizio pubblico dei trasporti, e giustamente hanno deciso di difendere il proprio lavoro. Sono così scesi in sciopero improvviso bloccando totalmente il servizio e invadendo l’aula del consiglio comunale. Il prefetto e il sindaco hanno condannato la lotta, ma i cittadini, gli utenti stanno con i tramvieri, ne capiscono le ragioni, ne condividono l’indignazione. Questa lotta è al centro dell’incrocio tra politiche di austerità, distruzione del servizio pubblico, taglio e peggioramento drammatico dei posti e delle condizioni di lavoro. È un incrocio questo dove passano ogni giorno milioni di persone, che così solidarizzano naturalmente con i tramvieri.
La lotta di Genova segna un inizio e una speranza, quella che cominci e si diffonda la ribellione generale verso li politiche di austerità e i loro esecutori.
I tramvieri a Genova, Roma, in tutta Italia hanno ragione, sosteniamoli.
Giorgio Cremaschi