La repressione come arma politica
Ieri in molte città d’Italia tra cui anche Trento si sono svolti decine di sit-in in solidarietà con i compagni impegnati nelle lotte sociali e per il diritto all’abitare.
17 compagni sono stati colpiti da provvedimento cautelare, 7 posti agli arresti domiciliari e dei 10 costretti agli obblighi di firma.
I fatti contestati si riferiscono alla giornata del 31 ottobre quando le realtà di lotta avevano dato vita alla contestazione alla conferenza Stato Regioni per portare le ragioni di chi vive la precarietà abitativa, per chiedere la moratoria sugli sfratti ed una diversa politica sulla casa, contro le grandi opere.
Ieri sera ci siamo trovati davanti al Commissariato del Governo a Trento per dire che non accettiamo che il disagio sociale e le proteste contro le politiche di austerità siano affrontare con i metro dell’ordine pubblico.
Con questa iniziativa si è voluto non solo portare tutta la nostra solidarietà agli attivisti dei movimenti per il diritto alla casa arrestati oggi ma anche denunciare come un pezzo di magistratura si presti a dare copertura a quanti vogliono cancellare con lo strumento della repressione e dell’intimidazione ogni forma di dissenso nel nostro paese.
Hanno iniziato in Valsusa accusando chi si opponeva al TAV di “terrorismo” ed ora si vuole attivare questa logica non solo per reprimere i movimenti NO TAV ma anche contro chi scende in piazza per rivendicare diritti e dignità sociale come nel caso degli attivisti romani.
Purtroppo, dopo quanto successo in Valsusa la politica repressiva viene utilizzata a piene mani anche per reprimere il dissenso sociale sia che questo riguardi le grandi opere che la rivendicazione di diritti fondamentali come il diritto alla casa.
Ancora una volta i vari governi scelgono la strada della repressione e della criminalizzazione del dissenso invece di avviare una politica capace di ascoltare le sacrosante proteste di chi chiede di vedere garantiti i propri diritti o vuole difendere la propria terra.
Ma mentre il governo mostra la sua faccia repressiva contro chi protesta i giochi di palazzo si preparano a sostituire il fantoccio che dovrebbe guidare il paese nella strada indicata dalla troika europea.
Berlusconi, Monti e adesso Letta ci hanno fatti entrare nell’era del Fiscal Compact e del pareggio di bilancio che farà precipitare definitivamente questo paese nel sottosviluppo.
Letta ha dimostrato di essere un servo fedele ma privo di grinta e per questo viene sostituito da Renzi che con maggiore brio e scioltezza dovrebbe praticare le scelte antipopolari imposte dall’Europa e quindi continuare a foraggiare le banche senza farsi scoprire coma ha fatto letta con il decreto di fine gennaio.
Oltretutto, come dice qualcuno, insediandolo con manovra di palazzo anziché con suffragio elettorale gli si toglie legittimità e lo si può tenere al guinzaglio assai più facilmente.
Naturalmente i mass media sono tutti occupati a descrivere i giochi di palazzo fra Renzi e Letta per soffermarsi sulla gravità dei provvedimenti repressivi messi in atto da questo governo delle larghe intese.