La resistenza della Valsusa
Cosa dire di fronte a tanta arroganza, a tanta violenza, a tanto calpestare la dignità di una popolazione intera.
Noi sappiamo che in Valsusa – a parte la spinta a rendere concreti gli annunci del capo della polizia sui morti imminenti – lo Stato risponde con la rabbia di chi non si rassegna alla sconfitta politica e morale e con la forza cieca (forse la sola arma di cui dispone) alla grande manifestazione di sabato 25 febbraio da Bussoleno a Susa, dove oltre 70.000 persone hanno detto basta a questa truffa mascherata da cantiere.
In Valsusa – come altrove in Italia – è forte l’evidenza che i programmi delle opere grandi sono solo spreco di soldi pubblici; quei programmi, di fronte al rifiuto delle popolazioni investite, possono provare ad avanzare solo se assistiti dalla violenza militare. Il mercato non ha più sbocchi per le sue merci inutili e cerca di estrarre valore dalle basi essenziali della nostra vita; per proseguire con i suoi profitti vuole la nostra terra, la nostra acqua, la nostra aria.
Il nostro paese ha bisogno di tutto fuorchè dell’ennesimo sperpero di denaro pubblico e dell’ennesima prova di forza da parte di un Governo arrogante di fronte ai legittimi bisogni della sua popolazione.
Questo Stato sospende di fatto i diritti civili ogni qual volta incontra l’opposizione di una popolazione decisa a difendere la propria terra e la propria vita.
Questo Stato non sa e non vuole dialogare con la propria gente, costringendola a difendersi da chi la dovrebbe proteggere.
Dov’è la violenza in Valsusa? Tra i giovani, gli anziani, le donne e gli uomini che a viso scoperto e disarmati frappongono il loro corpo tra la propria terra e l’attacco devastante di chi avanza con lacrimogeni, manganelli, idranti e ruspe?
Questa si chiama resistenza passiva e disobbedienza civile.
Anche il Trentino è investito dal progetto TAV Innsbruck-Verona, che nel solo territorio provinciale prevede quasi 80 km di linea con 72 km di gallerie al “modico costo” di 150 milioni di Euro al km. Quante cose potremmo fare con un km di TAV, mentre la gestione della crisi demolisce il lavoro e lo stato sociale (scuole, ospedali, servizi pubblici)? Quando verranno qui le ruspe, gli idranti, i blindati, ecc., che faranno? Avremo lo stesso trattamento della Valsusa. Che fine faranno la nostra terra, la nostra acqua, la nostra aria?
In questi giorni di marzo, con il presidio permanente in P.zza Duomo a Trento, il movimento NO TAV trentino ha voluto non solo essere solidale con la Valsusa ma anche parlare con tutti voi ed informare su ciò che il TAV significherebbe per la nostra terra se realizzato.
Fermarlo è possibile – Fermarlo tocca a noi
NO TAV né in Trentino né altrove
Il presidio NO TAV di P.zza Duomo a Trento