La silenziosa stangata su salari e stipendi.
Ieri l’ISTAT ha reso noti i dati sull’andamento dei salari e dell’inflazione dai quali si rileva che i salari sono aumentati della metà (1,5%) rispetto all’inflazione che, nel 2012, è stata del 3%.
Questi dati sono allarmanti ma se entriamo nel loro dettaglio si scopre che la situazione è ancora peggiore e il taglio delle retribuzioni reali (soldi spendibili) è pari ad un vero e proprio salasso, una stangata silenziosa frutto delle politiche liberiste dei governi Berlusconi e Monti.
Dati alla mano: L’inflazione nel 2012 è stata pari al 3%, il dato più elevato dal 2008, ma il rincaro del cosiddetto carrello della spesa, i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (da cibo a carburanti), è stato del 4,3%. Quindi per la stragrande maggioranza dei lavoratori la perdita è stata vicina al 3% pari, a detta delle associazioni dei consumatori, a 594,00 euro nel solo 2012.
Se poi si aggiunge l’aumento delle tariffe per i servizi pubblici, frutto di una tassazione non solo iniqua ma inversamente progressiva, chi più ha meno paga. (Es. Acqua, RSU, ecc stesso consumo e stesso appartamento paga uguale sia il lavoratore con mille euro che il manager con centomila euro al mese) la perdita diviene un vero e proprio saccheggio dei salari da parte del governo.
La contrattazione sindacale non è riuscita a ridurre questa ruberia, anche a causa degli accordi separati sull’IPCA e la totale sudditanza, specialmente nel pubblico impiego, del sindacato ai vari governi. Infatti non è casuale che l’attesa del rinnovo del contratto scaduto è, in media 39,8 mesi (Istat).
Ora siamo in tempi di elezioni e la triade confindustrial/bancaria, Monti, Bersani e Berlsuconi (MBB) fa a gara, come dei veri venditori di tappeti, per lanciare promesse impossibili, dalla riduzione della tasse agli interventi sull’occupazione.
Ma si guardano bene dal dire che se non si mettono in discussione i vincoli europei del Fiscal Compact e del pareggio di bilancio in Costituzione, nel prossimo futuro si renderanno necessarie ulteriori manovre finanziarie, nuove stangate fiscali e tagli allo Welfare, a partire dalla sanità – di montiana memoria – per arrivare alla scuola, ai trasporti ed a tutti quei servizi pubblici indispensabili ed universali che saranno privatizzati e quindi a pagamento con la conseguente ulteriore mazzata sui redditi da lavoro.
La triade MBB ci propone, con parole diverse ma di uguale sostanza, la strada che ha percorso la Grecia in questi anni. In poche parole ulteriore recessione, aumento della disoccupazione, taglio dei salari e degli stipendi, privatizzazioni, devastazioni ambientali, aumento della criminalità, della corruzione e delle forme di razzismo e di intolleranza sociale.
La lista RIVOLUZIONE CIVILE di Ingroia ha sicuramente dei limiti ma oggi è l’unica forza in campo che ha, oltre ai temi della giustizie e della democrazia, nel contrasto al fiscal compect ed al pareggio di bilancio in Costituzione il suo punto unificante. Questo non significa, come dice la triade, finanza allegra ma una politica economica capace veramente di mettere in modo l’economia attraverso investimenti pubblici sulle nuove tecnologie, sulle fonti energetiche rinnovabili e per contrastare il dissesto idrogeologico dell’Italia che ad ogni pioggia si mangia svariati miliardi di euro.
Ogni cittadino, responsabile, non deve delegare a nessuno le decisioni che riguardano il suo futuro e quello dei suoi figli e quindi non solo scendere in piazza per rivendicare i propri diritti ma anche evitare di farsi infinocchiare dalle sirene che per il tramite di una stampa compiacente, mandano richiami suadenti ma ingannevoli.
Ezio Casagranda
Il potere d’acquisto dei salari è fermo agli anni ’70, mentre in questi ultimi decenni (a parte gli ultimi anni) è continuata a salire.
“…Nella storia del mondo abbondano invece le prove che il modo migliore per ridurre il deficit non è l’austerità, ma una rapida crescita economica che generi reddito pubblico con il quale colmare il deficit. Dopo la seconda guerra mondiale, gli enormi deficit europei sono in gran parte spariti grazie a un veloce sviluppo; è successo qualcosa di simile durante gli otto anni della presidenza Clinton, iniziata con un deficit enorme e conclusasi senza, e in Svezia tra il 1994 e il 1998. Oggi la situazione è diversa, perché in aggiunta alla recessione la disciplina dell’austerità viene imposta per ridurre il deficit a molti paesi con un tasso di crescita zero o negativo. Creare sempre più disoccupazione laddove c’è una capacità produttiva inutilizzata è una strategia bizzarra, e non basta ai padroni della politica europea dire che non si aspettavano forti cali di produzione e alti e crescenti tassi di disoccupazione. Perché mai non se l’aspettavano? Da quale idea dell’economia si fanno guidare? Di sicuro la qualità intellettuale del loro pensiero è un motivo di infelicità. Non si tratta soltanto di avere un’etica solidale, ma anche un’epistemologia decente.
Dire che in caso di recessione la politica dell’austerità rischia di essere contro-produttiva può sembrare una critica sostanzialmente “keynesiana”. …”Amartya Sen 27/1/2013