La sinistra, la Cgil e l’autonomia del Trentino
Se a livello nazionale il grande padronato utilizzando il governo Monti, voluto dalla troika europea, si prepara a dare il colpo finale al diritto nel e sul lavoro con la modifica degli ammortizzatori sociali e la manomissione dell’articolo 18 nel nostro ricco Trentino le cose non sembrano andare meglio anche se godiamo di un’autonomia speciale che mette a disposizione della PAT una quantità di risorse molto più elevata che nelle altre regioni.
A parte il flop della manifestazione di sabato scorso è importante, in particolare per il sindacato e la sinistra, chiedersi a chi serve questa autonomia, se sulle grandi questioni sociali, dalla sanità ai beni comuni, questa giunta si comporta come quella Lombarda o di qualsiasi altra regione a statuto normale?
Ultimo in ordine di tempo sono stati gli “stati generali” sul “Welfare Trentino” dove l’assessore Rossi ha rimarcato la scelta di questa giunta che nascondendosi dietro la scarsità di risorse, vuole privatizzare (pardon appaltare al terzo settore) il welfare, la sanità, gli ammortizzatori sociali e servizi alla persona.
Secondo il Censis nel periodo 2007-2010 i cittadini hanno dovuto pagare 30,6 miliardi di euro (+8 %) per curarsi privatamente mentre lo Stato versava miliardi per salvare le banche.
Ma questi dati non hanno interessato la relazione dell’assessore Rossi, per lui e la sua giunta, la vera riforma consiste non nel reperire risorse pubbliche ma nel rilanciare la sanità integrativa per pagare ticket, visite mediche, ricoveri, casa di cura, ecc. per coprire il gap sanitario.
Un modo diverso per aumentare le tasse a carico dei cittadini. Anziché evitare gli sprechi vine istituita la cosiddetta “tassa di scopo” figlia dell’ideologia neoliberista che impone il mercato anche nel settore delicato e strategico della sanità sul modello in auge in Lombardia.
Sulla scuola l’assessore Dalmaso vuole introdurre (in salsa lombarda) un progetto di riforma che cancellando le graduatorie introduce la chiamata diretta (clientelare) per l’accesso all’insegnamento nelle scuole.
Questa giunta Dellai, paladina del Tav del Brennero, ha in progetto Metroland, costruisce l’inceneritore, finanzia la base militare a Mattarello sperperando miliardi di euro e nello stesso tempo introduce i ticket al pronto soccorso, taglia le risorse per il “progettone”, per l’assistenza, gli investimenti e per gli ammortizzatori sociali. Sulla cassa in deroga propone propone soluzioni alla Tremonti utilizzando i fondi degli Enti Bilaterali (che sono soldi dei lavoratori) e defiscalizzando l’IRAP per le imprese, ma non per i lavoratori, che aderiscono agli Enti Bilaterali.
Ma anche sul versante del lavoro in Trentino non fa eccezione dal resto d’Italia. Dal blocco dei contratti per i dipendenti pubblici, alla Whirlpool o Arcese, che dopo aver incassato miliardi dalla PAT denunciano esuberi di personale in violazione degli impegni occupazionali, Orvea taglia unilateralmente il salario aziendale dei lavoratori per finire con i tagli della provincia al Progettone.
In questo contesto si inserisce la proposta dell’unione e commercio di espellere, come alla Fiat, la Filcams da tavolo della trattativa per il rinnovo del contratto provinciale e sul delicato rema dell’ente bilatere unico.(leggi la risposta della Filcams).
Ma come si comporta la Cgil trentina davanti a questo scenario che assomiglia sempre più ad una macelleria dei diritti?
Partecipa acriticamente alla manifestazione in difesa dell’autonomia e sulla riforma della scuola, dell’università e del welfare si assiste ad un assordante silenzio interrotto solo da una flebile voce di consenso ai progetti di Dellai.
Per questo, ritengo che oggi non esistano alternative al rilancio della lotta, della mobilitazione e di un nuovo protagonismo operaio sui posto di lavoro e nella società.
Ezio Casagranda
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