Le bufale sul miracoloso aumento dell’occupazione

Da qualche giorno, a seguito della pubblicazione dei dati ISTAT sull’occupazione, stiamo assistendo ad un coro di esaltazione, da parte di esponenti del Governo e del segretario del PD, di quello che viene presentato quasi come un nuovo miracolo economico, distorcendo e manovrando i dati a proprio uso e consumo.
Partiamo dal chiarire a quale categoria ci si riferisca quando si parla di occupazione: a) gli occupati veri e propri, cioè chi lavora;

b) disoccupati, chi non lavora ma cerca lavoro, ovvero persone in cerca di occupazione;

c) gli inattivi ovvero chi non lavora e non lo cerca, spesso avendo perduto ogni speranza di trovarlo.
L’ISTAT ieri ha comunicato che fra giugno e luglio di quest’anno si stimano 59.000 occupati in più ma anche 61.000 disoccupati in più, ciò significa che più ‘inattivi’ hanno cercato un’occupazione, il loro numero diminuisce ma aumenta il numero dei disoccupati, evidentemente la loro ricerca di lavoro non ha dato i frutti sperati!
Altra evidenza importante che dovrebbe suggerire più prudenza a Renzi è che l’aumento dell’occupazione non ha significato nuovi posti di lavoro ma semplicemente registra la permanenza al lavoro degli over 50 a causa della riforma Fornero: in questa fascia di età si concentra infatti la crescita dell’occupazione; di contro si registra un crollo dell’occupazione nella fascia di età tra i 35/49 anni con 116.000 occupati in meno a causa di crisi aziendali e ristrutturazioni, specie nell’industria.
Per i giovani sotto i 25 anni di fronte a 47 mila nuovi posti di lavoro nuovi, se ne contano meno 8.000 nella fascia d’età 25/34 anni ma il dato più significativo è che il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato arrivando addirittura al 35,5%.
Infine un dato importantissimo, che fa giustizia della propaganda renziana, viene dal confronto tra rapporti di lavoro fissi cioè a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato: nel primo trimestre di quest’anno a fronte di 477.000 rapporti precari, i contratti a tempo indeterminato sono stati appena 32.460, molti di meno di quanto registrato nei due anni passati, a giugno addirittura sono diminuiti di 12.755 unità. La spiegazione? Semplice la fine degli incentivi/decontribuzione che nei tre anni precedenti aveva accompagnato l’entrata in vigore del Jobs Act, un rilancio drogato dell’occupazione i cui effetti sono cessati con il venir meno degli sgravi.
Altro che il milione di posti di lavoro creati dal Jobs Act come proclama Renzi! I dati analizzati bene ci dicono che nel nostro paese le fasce più deboli – le donne che registrano un tasso di disoccupazione in aumento e i giovani – con questo andazzo sono condannati, se va bene, ad un futuro di precariato permanente andando ad ingrossare quella grossa fetta si povertà assoluta che già oggi in Italia conta più di 5 milioni di persone.
Non c’è proprio niente di cui rallegrarsi c’è solo da mobilitarsi e lottare smascherando le bufale di Renzi, del PD e del governo.

Unione Sindacale di Base

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