Le intimidazioni non fermano la protesta NO TAV
La grave intimidazione messa in atto ad polizia e Guardia di finanza che all’ingresso dell’autostrada per Bardonecchia hanno fermato i pullman diretti in Valsusa, fatto scendere gli occupanti, uno a uno, filmato il documento di identità non hanno scalfito la nostra volontà di essere protagonisti di una grande manifestazione popolare di dissenso verso un governo tecnico che nel mentre mette alla fame migliaia di famiglie, regala miliardi alle lobbie del cemento, alla speculazione finanziaria, alle banche ed alle infiltrazioni mafiose.
Con la scusa dei controlli preventivi, hanno messo in atto un’operazione da “stato di polizia” con il deliberato scopo politico di intimidire le persone. Infatti, hanno filmato i documenti ma non hanno aperto il bagagliaio della corriera alla presunta ricerca di quello che non c’era, (caschi, scudi, ecc) e questa è la palese dimostrazione dell’azione politico intimidatoria delle forse di polizia e guardia di finanza.
Spero che la commissione d’inchiesta richiesta dal M5S non riguardi solo il cantiere ma anche il comportamento della polizia e dei loro comandanti.
Nemmeno la pioggia battente ha fermato il grande corteo si è snodando lungo gli otto chilometri che separano Susa da Bussoleno con la partecipazione di migliaia di persone (80mila) che da tutta Italia sono saliti in Valsusa per dire un corale “NO” al progetto dell’alta velocità in Valsusa e a tutti i progetti TAV nel resto del Paese, dal Brennero al terzo valico di Genova.
Una manifestazione pacifica, partecipata, colorata e allegra a cui hanno aderito non solo i comitati NO TAV Italiani come quello Trentino (50 persone) ma anche i movimenti degli studenti, disoccupati, lavoratori in cassa integrazione e mobilità, tantissimi giovani e molti delusi da questa politica ormai troppo distante dai problemi della gente.
Una manifestazione che ha unito le lotte e le ragioni della protesta contro le grandi opere, che oltre ad essere inutili e devastanti, stridono fortemente con questi tempi di austerità e con gli affetti di una crisi generale che genera disoccupazione, chiusura di aziende, riduzione dei salari, aumento della miseria e paura per il futuro.
La manifestazione di ieri, la più grande degli ultimi tempi, dimostra che il movimento contro queste opere devastanti è in continua crescita e la partecipazione di parlamentati del M5S e di Sel lo stanno a dimostrare.
Oggi, esistono concrete possibilità di fermare il Tav in Valsusa e altrove se tutti sapranno assumersi le responsabilità che gli competono. Credo che anche il M5S debba andare oltre la commissione d’inchiesta per porre sul tavolo la cancellazione del TAV (assieme alla cancellazione delle spese militari) come scelta pregiudiziale per una sua partecipazione al governo.
Se non lo farà si assumerà la grave colpa politica di non aver lottato fino in fondo per fermare il Tav in Valsusa. Infatti la manifestazione di ieri lo ha detto chiaramente: Non si accettano giochini e tutti devono assumersi le responsabilità che gli competono per fermare questo devastante mostro che è il TAV.
La manifestazione è stata chiusa da Alberto Perino che nel suo intervento finale ha rilanciato la necessità di non fermarsi, di continuare a resistere in Valsusa e nel resto d’Italia in quanto “la presenza dei No Tav in Parlamento sono solo un’arma in più, ma le battaglie si vincono sul posto organizzando manifestazioni e opposizione sociale ai vari progetti del TAV”.
Dalla manifestazione di ieri il coordinamento NO TAV Trentino è ritornata dalla Valsusa con una maggiore consapevolezza e convinzione della necessità di continuare la lotta contro il tunnel del Brennero che devasterà il nostro territorio trentino.
Ezio Casagranda