Lettera aperta agli elettori del centro sinistra
Ho letto oggi, dopo aver dovuto fare salti mortali per recuperarne il testo originale, “l’accordo tra i partiti del PD, della SVP e del PATT” firmato da Bersani, Theiner e Panizza relativamente alle candidature regionali per le prossime elezioni politiche. Accordo che ha dato vita, a seguito delle intese avute anche con la Lista Monti, alle candidature di Panizza, Tonini e Fravezzi nei collegi senatoriali del Trento, Valsugana, e Rovereto.
Appena letto il testo ho pensato di inviare alle donne ed agli uomini del Centro sinistra Trentino ed ai compagni di SEL, che condividono con il centro sinistra la prossima avventura elettorale, questa lettera aperta, chiedendo a tutti di valutare se i contenuti dell’accordo sono davvero una proposta per il Trentino ed il Sud Tirolo o se invece, come io penso, siano un pesante e sbagliato passo indietro per la realtà del nostro territorio.
Lo farò per punti ed in maniera purtroppo schematica, lo spazio è tiranno!, nell’intento di aprire un dibattito.
1. Otre agli impegni reciproci riguardanti l’obbligo del voto di fiducia al Premier Bersani (obbligo che non ha sottoscritto la lista Monti e quindi il suo rappresentante locale l’ex Governatore Lorenzo Dellai) ed alla estensione dell’accordo alle provinciali di fine anno ed alle europee del 2014, nel testo al punto 1. degli impegni è scritto: “modificare lo Statuto di autonomia, per adeguarlo alle modifiche costituzionali avvenute…..”. Giuro che ho fatto un balzo sulla sedia. Le uniche modifiche costituzionali avvenute in questa materia sono quelle relative alla parità di bilancio (il mantra del liberismo ) ed il fiscal compact. Si tratta in altre parole delle principali scelte, oltre alla controriforma delle pensioni e le norme Fornero sul Lavoro, che hanno mostrato il carattere di classe, iniquo e subalterno ai diktat della Banca Europea, della Germania e del capitalismo finanziario, del Governo Monti! Ora, stando a quanto si legge nell’accordo, queste norme dovrebbero essere estese allo Statuto di Autonomia. Una scelta che produrrebbe un effetto pesantissimo per la nostra finanza e che lo stesso Dellai, quando a proporla, con l’entusiasmo del neofita, fu Zeni, capogruppo del PD in Consiglio Provinciale a Trento, criticò per i suoi sicuri effetti recessivi e di disarticolazione della economia provinciale. L’adozione di una simile misura infatti produrrebbe in Trentino la fine della possibilità di avere investimenti provinciali in economia e l’utilizzo del bilancio provinciale come copertura del debito contratto per gli investimenti dalla Provincia di Trento, nonostante il debito in questione sia garantito perfino dalle agenzie di reting con coefficienti superiori a quelli con cui lo Stato è oggi in grado di garantire il proprio debito. Sarebbe insomma un suicidio politico della autonomia, probabilmente la sua fine. Ma non c’è solo questo. Poco più avanti nell’accordo è scritto che l’impegno dei contraenti è quello per la emanazione di una norma di attuazione finalizzata “al pagamento degli interessi del debito nazionale da corrispondere fino al raggiungimento del rapporto debito/PIL, stabilito dagli accordi in sede comunitaria”. Detto in altre parole si concorda con la prossima emanazione, frutto dell’aver aderito al fiscal compact, di leggi finanziarie pesantissime per gli interessi dei lavoratori e dei ceti meno abbienti; nell’ordine dei 40/50 miliardi di euro all’anno, veri e propri taglieggiamenti e misure di assoluta depressione della economia. In questo fra l’altro in aperto contrasto con alcune delle scelte fatte addirittura dalle Giunte Provinciali di Trento è Bolzano, quando hanno contrastato le finanziarie di Berlusconi prima e di Monti poi, criticando e denunciando in esse il neocentralismo statale e l’attacco alle autonomie locali fino a ricorrere contro di esse presso la Corte Costituzionale in quanto invasive delle competenze della autonomia. Ed infine addirittura in contrasto con lo stesso patto di Milano, che pur essendo un accordo secondo me sbagliato in quanto fatto senza tenere conto del contesto economico in cui è stato firmato ed abbracciando la convinzione che la crisi fosse finita, comunque garantiva un quadro certo nel trasferimento delle risorse e dei paletti sul concorso delle Province Autonome al risanamento dei debiti dello Stato.
2. L’impressione che si ha, leggendo l’accordo, è che anziché ad un quadro giuridico di norme certe, che riaffermino il profondo legame fra le caratteristiche del nostro territorio e le motivazioni della nostra autonomia, che in primis sono quelle della montagna come bene comune da difendere e da salvaguardare, capendo che questa dimensione territoriale, se protetta e valorizzata , è una risorsa per l’intero territorio nazionale e che quindi le risorse per le politiche dell’autonomia sono parte integrante di un modello di sviluppo basato sui territori e sulle loro vocazioni, si sia finiti per aderire a teorie economiche improntate sull’attacco alle condizioni di vita ed economiche dei cittadini. Per abbracciare in pieno il mantra del neoliberismo, nemico numero uno delle autonomie locali. E’ questa poi una impressione che si rafforza pensando all’altro soggetto politico della Alleanza, quel partito di Monti, di cui Dellai è rappresentante non solo locale. L’ex Governatore ha riempito il Trentino di manifesti giganti che oltre a recare la sua foto contengono lo slogan “l’autonomia conta”. Uno slogan in totale contraddizione con i fatti politici. Il governo Monti è stato, uso le stesse parole pronunciate da Dellai in numerose occasioni di dibattito sulle misure finanziarie e ripetute dal presidente della Provincia di Bolzano, “il peggior governo che la storia della autonomia abbia conosciuto”. Ora appare abbastanza poco credibile e francamente assai presuntuoso che la tutela e la salvaguardia della autonomia coincida con Dellai in Parlamento; come appare assai discutibile che l’agenda Monti, con cui il Presidente del Consiglio ha annunciato la sua entrata in politica, sia improntata a politiche autonomiste o regionaliste. A questo proposito ricordo invece che uno dei punti fondamentali delle politiche economiche proposto da Monti è l’esproprio delle competenze idroelettriche del Trentino e del Sud Tirolo, scelta che non solo impoverirebbe pesantemente i nostri territori ma che addirittura cancellerebbe uno degli elementi storici su cui si è fondata la nostra autonomia provinciale. Una misura, quella indicata da Monti, che ha fatto dire ad alcuni esponenti del PD che qualora si concretizzasse sarebbe necessario chiamare le popolazioni alla rivolta.
3. S è vero che la autonomia si difende non solo in Trentino ma anche a Roma, in un confronto serrato con i partiti nazionali, è altrettanto vero che per farlo è necessario avere chiaro quale deve essere la prospettiva della autonomia, la centralità dei beni comuni e la loro pubblicità, l’autogoverno e la democrazia partecipata, una idea di sviluppo fondata sui diritti, sulle risorse locali, sulla economia verde, sulla vocazione dei luoghi, sulla montagna; un quadro istituzionale che rilanci, in contrapposizione al nostalgico e pangermanista euregio, la regione europea delle Alpi dalla Engadina, alla Slovenia, dal Trentino sud Tirolo al bellunese, al Friuli. Un’ idea insomma di chi pensa all’autonomia come sperimentazione autentica di autogoverno e di controllo popolare, capace di riaccendere la speranza nel cambiamento non nelle impossibili conversioni del capitalismo finanziario di Monti di Berlusconi e del liberismo.
Vorrei che di questo si discutesse e che su questo si misurasse davvero “quale è il voto utile”. Abbiamo scritto sui nostri manifesto “ L’alternativa c’è ” proprio perché è sui contenuti che è necessario capire dove ci si colloca.
Ezio Casagranda:candidato al Senato, collegio di Trento per Rivoluzione Civile Ingroia
Francesco Porta : candidato alla Camera per Rivoluzione Civile Ingroia
Trento, 29 gennaio 2013