L’ex Ilva e il sindacalismo da salotto tv
Il prode Bentivogli, il sindacalista più coccolato dai padroni e dalla Confindustria, che non perde occasione per fornirgli un proscenio da cui elevare i propri peana al mercato, oggi dalle pagine del Sole 24Ore, appunto, lancia i suoi strali nei confronti di chi azzarda l’ipotesi, come fa l’Unione Sindacale di Base da sempre, che sia necessario nella crisi ex Ilva, così come in quelle Alitalia e altre che hanno caratteristiche simili, prevedere un Accordo di Programma che impegni il Governo a fare la sua parte a tutela del lavoro, della salute e dell’ambiente chiudendo le fonti inquinanti, garantendo lavoro e salario a tutti i dipendenti diretti e indiretti dello stabilimento di Taranto, tutelando la salute della città e dei cittadini.
La nostra proposta non è ovviamente quella di continuare a foraggiare la multinazionale ArcelorMittal con soldi pubblici, come tra le righe prova a far intendere il prode Marco, ma che finalmente si operi affinché sia lo Stato ad assumersi la responsabilità diretta di riprendere in mano la politica industriale e di sviluppo del Paese, finendola con il consentire a multinazionali estere ed italiane di fare il bello e il cattivo tempo. Provare a spacciare l’operato, o il non operato, dei Commissari come una sorta di fallimentare nazionalizzazione è platealmente un tentativo maldestro di screditare quella parola d’ordine essendo assolutamente chiaro quale fosse o avrebbe dovuto essere il ruolo transitorio del commissariamento.
Per noi ArcelorMittal deve andare via. Non ci sono più le condizioni minime perché prosegua la sua presenza nello stabilimento di Taranto. Avevamo fatto un grande sforzo nell’accettare di sottoscrivere l’accordo del 2018 proprio perché in quell’accordo sembravano esserci le premesse e le garanzie di un intervento importante sia sul piano industriale che su quello del sostanziale, concreto e decisivo impegno nei confronti della città e dei cittadini di Taranto.
Quegli impegni si sono rivelati scritti sull’acqua e USB ha disdettato l’accordo e oggi chiede la fine del ricatto della multinazionale indiana specializzata nella chiusura di impianti siderurgici in mezzo mondo dopo averli rilevati da altre aziende, come bene ha mostrato il servizio delle Iene che consigliamo a tutti di visionare attentamente. La scuola di formazione politica che viene invocata sul Sole24ore noi l’abbiamo fatta, ma in luoghi diversi da quelli che ha frequentato il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli. L’abbiamo fatta negli anni in cui il movimento operaio era forte e non consentiva a nessun sindacalista di andare a braccetto con i padroni e soprattutto in cui il ciclo di lotte più ampio e determinato del secondo dopoguerra obbligava lo Stato a servirsi dei fascisti e dei servizi segreti per smontarlo e ridurlo al silenzio.
Quello che non è riuscito alle bombe del periodo stragista di cui oggi ricorre un triste anniversario, cioè far arretrare il movimento di classe, lo hanno fatto poi quelle organizzazioni sindacali che decisero di affiancare i padroni nella ristrutturazione produttiva e nello smantellamento dei diritti e delle conquiste del movimento operaio producendo oggi quell’afasia politica e del conflitto in cui sguazzano i sindacalisti da salotto televisivo. L’ex Ilva non è un parterre per farsi belli, è un’acciaieria che ha garantito profitti in cambio di morte, sarebbe bene che tutti ce lo ricordassimo.
Unione Sindacale di Base