Migranti: Chi ruba il lavoro agli italiani?
«Non sono stati i migranti a rubarmi il lavoro ma le multinazionali»
Marcello, 56enne lavoratore alla Bekaert di Figline, commenta l’annuncio dell’azienda di licenziare 318 dipendenti: «Non ho paura di chi arriva su una barca, ma dei padroni che chiudono una fabbrica con una lettera di licenziamento».
Firenze – Marcello Gostinelli, 56 anni, sta per perdere il lavoro. E’ un operaio della Bekaert da 35 anni. Bekaert è l’azienda di Figline Valdarno, in provincia di Firenze, che fabbrica cordicelle in acciaio per pneumatici. Lui si occupa del collaudo del prodotto finito. Insieme a lui, sono a rischio licenziamento altri 317 operai. Tutti, venerdì scorso, hanno ricevuto una lettera a casa in cui l’azienda, di proprietà belga, annuncia la chiusura. Ieri (27 giugno, ndr) Marcello ha partecipato al presidio antirazzista in piazza Ognissanti a Firenze.
E sul palco, con le lacrime agli occhi, ha detto queste parole: «Non ho paura di chi ha il coraggio di venire qua, su una barca, senza nulla, per aggrapparsi agli scogli e cercare una vita migliore. Ho paura dei ricchissimi, che arrivano, sfruttano il mio lavoro, mi prendono tutto, e poi mi chiudono lo stabilimento in trenta minuti».
Un modo coraggioso di ribadire che i migranti non rubano il lavoro, almeno lui la pensa così: «Non sono stati i migranti a rubarmi il lavoro, ma le multinazionali».
Marcello ha spiegato: «In un momento come questo sarebbe stato facile fare demagogia e dire che i migranti ci rubano il lavoro e vengono qui a delinquere, queste persone vengono dipinte come mostri, ma non ci si rende conto che i veri mostri sono i signori delle multinazionali che fanno speculazione sulla pelle della gente come noi, se continuiamo a dare la colpa agli stranieri perdiamo di vista i veri responsabili delle nostre condizioni sociali ed economiche, che invece sono quelli che hanno chiuso un’azienda in mezz’ora».
Poi ha ricordato il momento in cui ha scoperto del licenziamento imminente: «Erano le 8.30 di mattina ed ero appena entrato al lavoro, il caporeparto è venuto verso di me, mi ha abbracciato e mi ha detto che avrebbero chiuso l’azienda».
(*) ripreso da www.redattoresociale.it/
Fonte : Contropiano.org
Marcello, l’operaio 56enne della Bekaert di Figline Valdarno, ha ragione a prendersela con i veri resonsabili della precarieta’ del lavoro.
Ma semplifica i termini del problema, che come sempre è molto piu complesso degli schemi mentali e ideologici.
La tecnologia permette di spostare i capitali con un clic sul computer, e di trasferire in poco tempo una fabbrica dove la merce lavoro è a prezzo più basso, non ci sono controlli burocratici e minore è la pressione fiscale.
Inoltre i detentori del Capitale hanno tutto l’interesse ad ingrossare quello che Marx chiamava l’esercito di manodopera di riserva, fatto dei giovani in cerca di lavoro, di quelli che l’hanno perso, e dei precari, cui si aggiungono ora gli immigrati, che di fatto fanno abbassare i salari, e sono quindi oggettivamente, anche se inconsapevolmente, complici dei padroni.
È in corso una guerra fra poveri, che i Capitalisti hanno tutto l’interesse a fomentare, con precarizzazuine, licenziamenti e trasferimenti delle fabbriche.