Monti e Fornero: l’arroganza del potere
In questi giorni, forse sarà il nervosismo, i professori stanno usando una violenza verbale che pensavamo relegata ai Sacconi di turno, ai vari Elefantini alla Ferrara, passando per Belpietro e Feltri.
La Fornero parlando dei 350 mila “edodati”, causati dalla sua rforna delle pensioni dichiara: “Non ci hanno chiamato a distribuire caramelle” dimostrando non solo il suo livore antioperaio ma anche che a Lei non interessa il destino di questi lavoratori e delle loro famiglie costrette a vivere qualche anno senza stipendio e senza pensione.
Volgarmente e con arroganza la Fronero dice che anche se gli accordi sono stati sottoscritti dal governo questi si devono intendere superati dalla sua riforma, e quindi – secondo il ministro – questi “esodati” non avrebbero “tutti i contributi in regola” per accedere alla pensione.
Volgare nell’espressione e nel disprezzo di questi lavoratori che si sono fidati dello stato, di Confindustria e dei sindacati, ma nello stesso tempo servile e reverente nei confronti dei rivilegi dei politici per i quali queste regole non valgono. Infatti, per loro e per i loro vitalizi vale la regola del diritto acquisito e quindi le nuove (blande ed ridicole) regole si applicano dalla prossima legislatura.
I due pesi e due misure ministro usati dalla Fornero e dal governo Monti confermano ulteriormente che questo governo non è per niente tecnico e per nulla equo.
E’ un governo classita al servizio della finanza speculativa e della banche tanto che, quatto quatto, ha fatto marcia indietro sui conto correnti gratuiti per i pensionati con una pensione inferiore a mille euro.
I pensionati dovranno quindi pagare i costi del conto corrente per poter ritirare una misera pensione mentre alle banche si continua a regalare miliardi come nel caso dei prestiti al tasso dell’1% fatto dalla BCE.
Monti dal suo viaggio in Asia, copiando l’aditto bulgaro di Berlusconi, continua a lanciare ricatti ineccettabili monacciando le dimissioni se il Parlamento non approva, senza modifiche la norma che abroga l’articolo 18. Che sia la nuova versione del film “dalla Cina con furore??”
Molti di noi sarebbero contenti se lui ritornasse, assieme ai suoi ministri, alla Bocconi dando così agli italiani il diritto di votare e decidere sul proprio futuro.
Monti, Fornero con i loro macellai al seguito non sono stati eletti, e come i parlamentari, nominati dal presidente Napolitano il quale, calpestando la storia della resistenza, si appresta a cambiare nei fatti la Costituzione trasformando il parlamento in una platea silenziosa ed obbediente.
In questo senso, a mio avviso, vanno le esternazioni di Napolitano a non perdere tempo, a non presentare troppi emendamenti e quindi procedere velocemente all’approvazione di una rifoma del lavoro che cancellla diritti conquistati in cento anni di lotte operaie, costata mortri e liecnziamenti, ma che ora dovrebbero essere sacrificati sull’altare del Dio mercato.
Non è un caso se dopo la macellaria sociale del “salva italia” a quattro mesi dal suo insediamento dell famose liberalizzazioni su banche, servizi, e corporazioni non abbiamo traccia mentre questo governo si appresta a cancellare l’articolo 18 introdcendo la libertà di licenziare.
Questo governo deve andare a casa e con esso tutta la pletora che lo sostiene ma per fare questo servono grandi mobilitazioni di massa contro il liberismo e lo strapotere della BCE e delle Banche affinchè il debito, che a differenza dei salari, continua la sua crescita, non debba essere pagato dai cittadini ma da chi lo ha creato e lo stà alimentando: la speculazione finanziaria nazionale ed internazionale, gli evasori fiscali, il sistema bancario e quanti in questi anni si sono arrichiti sulle spalle dei cittadini.
Sabato a Milano ci sarà la manifestazione NO DEBITO con un presidio in piazza affari per dire che noi il debito non lo vogliamo pagare ma anche per chiedere un’altro modello sociale fondato sui diritti e non sul profitto.
In piazza anche contro le nuove regole, basate su uno studio del professor Mario Monti del 2010, decise dalla Commissione europea che imbrigliano il diritto di sciopero subordinandolo alla “libertà d’impresa”.
Un’altro mondo è possibile, lottiamo per conquistarlo.
Ezio Casagranda
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